Via Francigena

Libertà e condivisione: in carrozzina sulla Francigena

Libertà e condivisione: in carrozzina sulla Francigenaintervista a Pietro Scidurlo, costruttore di Cammini accessibili

Avete mai incontrato personalmente un ciclone? Io sì. L’ho conosciuto, indirettamente, sulla Via Francigena. Camminando durante la RoadtoRome2021 si sono creati legami forti che, pochi mesi dopo, mi hanno portato a Milano, per rivedere gli amici di AEVF a Fa’ La Cosa Giusta, Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Lì c’era lo stand di Free Wheels, con tanti volontari, e Pietro Scidurlo. Scrittore, costruttore di Cammini, suscitatore di entusiasmi e camminatore in sedia a rotelle.

Sarà pure su una carrozzina ma non sta mai fermo. Alla faccia di un problema che fin dalla nascita non gli ha fatto muovere le gambe, ha percorso quattro volte il Cammino di Santiago, la Via Francigena da Fidenza a Roma, la variante Moncenisio – Alta Val di Susa, il tratto del Lazio da Acquapendente a Castel Gandolfo e non ricordo più cos’altro.

Ma, soprattutto, lavora per far camminare gli altri. Si è inventato – tra le altre cose – Klick’s on ways, un progetto straordinario che regala, a persone a mobilità ridotta, la possibilità di vivere un’esperienza di itineranza, percorrendo strade e sentieri di una stessa regione con lo zaino, le mantelle antipioggia, qualche amico in bicicletta e un propulsore elettrico che rende le carrozzine più performanti. Lo scenario della prima edizione è stata la Via Francigena, in Emilia Romagna: il 28 maggio 2022 Pietro, Michele, Emanuele, Pietro, Manuel e Ignazio sono partiti da Fidenza, hanno percorso tutta la tappa 19 fino a Fornovo e il 4 giugno sono arrivati ad Imola, toccando 10 diversi cammini del territorio per promuoverne l’accessibilità. La meta finale dei loro 250 chilometri è stata l’Unità spinale di Montecatone, per testimoniare a chi si sta curando che dopo la lesione midollare ci sono tante possibilità e che il Cammino è una di queste. Il 19 maggio 2023 parte la seconda edizione, stavolta in Veneto.

Una delle prime cose che si imparano con Pietro, e non sono poche, è a usare senza problemi la parola “camminare”. La seconda è che la vita è fatta di paradossi, e che il suo riguarda la velocità. Dal “Ranocchio” (una piccola moto a tre ruote che gli regalarono a nove anni) alla Mercedes cabrio che guidava a 190 all’ora, nulla avrebbe fatto pensare che questo pericolo pubblico sarebbe diventato un divulgatore del viaggio lento per tutti.

E invece…

La prima Guida ad un Cammino accessibile

Tutto comincia con un libro, dono della sorella. Il titolo è sul Cammino di Santiago, il contenuto va da tutt’altra parte ma è sufficiente per mettere in moto la sua curiosità. E man mano, parlando con persone che lo hanno percorso in bicicletta, il suo sogno nel cassetto – quel sogno che, andando in barca con un amico, si era reso conto di non aver ancora trovato – comincia a formarsi. Dopo mesi parte davvero, ma solo perché la mamma passerà ore e ore in auto completando cruciverba in spagnolo. Il papà e un amico lo accompagnano tappa dopo tappa, lei li assiste con i bagagli ad ogni arrivo. Pedalando con la sua handbike, Pietro scopre che “dei chilometri ti rimane poco. Quello che resta sono gli incontri”. Dopo otto mesi il fascino del Cammino lo costringe a tornare, stavolta non con l’obiettivo di farcela ma di godersi di più il viaggio. Più vive esperienze piene di vita, più gli viene voglia di condividerle. Nasce, così, l’idea di proporre a Terre di mezzo Editore la prima Guida ad un Cammino accessibile. Si riparte, allora, e stavolta con un compito complesso, perché si tratta di trovare, dove necessario, vie alternative che possano essere percorse da persone con esigenze di accessibilità e di mappare strutture e servizi adeguati a ogni tipo di necessità, dal diabete alla celiachia. “Le persone camminano nel dove, invece dobbiamo valutare il come; adottare un metodo diverso di approccio all’itinerario. La grande sfida è dare risposte ad esigenze molto diversificate”.

In 10.000 sulla Francigena ed altri Cammini grazie a Free Wheels

Il suo inizio come costruttore di Cammini è questo. Oggi il suo lavoro ha contribuito a renderne accessibili ben 7, e certamente ce ne saranno altri. Ma, soprattutto, tante persone che non pensavano di poterlo fare sono uscite di casa e si sono lanciate sui sentieri, vivendo quegli incontri che ogni Cammino regala. Tutto questo grazie a Free Wheels, l’Associazione che ha fondato nel 2012, promotrice, insieme a Klaxon Mobility GmbH, di Klick’s on ways e di decine di iniziative sul territorio, molte delle quali proprio su tratti della Francigena, con progetti in collaborazione tra i soggetti della Via che puntano ad estendere, al momento per alcune tratte, l’accessibilità.

In dieci anni, circa 10 mila persone con esigenze di accessibilità si sono avvalse di questo supporto, e se alcune non hanno pronunciato un grazie né citato l’Associazione per quello che sono riuscite a fare, la rete di riconoscenza è estesissima e la credibilità acquisita sul campo ha fatto di loro un punto di riferimento a livello internazionale sull’accessibilità dei Cammini, tanto che 4 itinerari hanno contattato Free Wheels per avvicinarsi al tema. Ogni settimana Pietro è in un posto diverso, chiamato a partecipare a qualche iniziativa.

Per chi affronta un Cammino, è essenziale il superamento dei propri limiti, primo tra tutti il timore di non potercela fare. Un percorso di liberazione che per le persone con disabilità è più impegnativo, come racconta Pietro dell’esperienza fatta nel 2022 su diversi cammini, tra i quali la Via Francigena. “Tutti si sono messi alla prova e sebbene fossero al di fuori dalla loro confort zone hanno reagito positivamente alle difficoltà. Una persona che ha il maniglione in bagno e si trova da un giorno all’altro con uno zaino sulle spalle deve fare un bel salto mentale, ma se hai un certo tipo di carattere, se superi la paura ti godi l’esperienza. Fare un Cammino è un’esperienza di rinuncia, se sai rinunciare sai raccogliere”.

“La Via Francigena dovrebbe essere guardata con occhi diversi”

Pietro continua a tornare spesso sulla Via Francigena, dove, tra l’altro, è impegnato con un gruppo di lavoro per l’accessibilità del tratto laziale. Si arrabbia quando sente i paragoni con il Cammino di Santiago, soprattutto in termini economici. “Non possiamo aspettarci ospitalità a 5 euro con un panorama economico così diverso, né possiamo aspettarci che i prezzi calino finché il flusso di pellegrini non sarà agli stessi livelli. In ogni caso – si accalora – sono due realtà completamente diverse, difficili da confrontare. Da conoscitore di entrambi, posso dire che la Via Francigena dovrebbe essere guardata con occhi diversi. Dovrebbe essere il grande mito italiano. Attraversa regioni di una ricchezza incredibile, sia naturale che create dalla mano dell’uomo. Dovrebbe essere una grande aspirazione di tutti, come lo è Santiago. E come lei, tanti altri sono i Cammini capaci di donare una pregevole bellezza nel percorrerli”.

Impossibile non chiedere a chi ha scritto la “Guida al Cammino di Santiago per tutti” se sarà mai possibile avere una “Via Francigena per tutti”. Ci sono – puntualizza – forti differenze orografiche che certamente rendono questa prospettiva più complicata. Ma il punto vero – ne è convinto – è che un obiettivo come questo richiede due cose: convinzione e collaborazione. La Via Francigena per tutti si potrà realizzare solo se ciascuno farà la propria parte.

L’accessibilità come chiave di crescita

L’altra cosa che lo fa arrabbiare è che molte forze pubbliche e private, fortunatamente non tutte, ancora non guardino all’accessibilità come ad una opportunità di crescita. Ci sono, spiega, iniziative molto positive ma si tende a proseguire per singole buone volontà, senza azioni di sistema. Eppure tante buone pratiche hanno dimostrato che la sete di Cammini coinvolge anche persone con esigenze di accessibilità e che molte cose sono realizzabili. “Alcuni si sono fatti in quattro pur di andare in questa direzione. Altri ancora non riconoscono in questo tema, oltre che un segno di civiltà, la possibilità di aprirsi a un gruppo più ampio di persone. Perché non investire in questo nuovo mercato? Abbiamo il know-how e le energie ma serve che ci si creda un po’ tutti”. Ma perché, Pietro, spendersi tanto sui Cammini accessibili? La risposta è semplice: “Quando cammino sono più felice”.

Daniela De Sanctis
Daniela De Sanctis
Giornalista, appassionata di cammini, trekking e montagna, vive tra Roma e le Dolomiti. Scrivendo e camminando, ha l’obiettivo di aiutare a scoprire meraviglie e fare promozione del territorio. Collabora all’organizzazione di trekking di più giorni, soprattutto in posti dove vanno in pochi, dal Molise all’Australia.
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