Via Francigena

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Nuove adesioni all’Associazione Europea delle Vie Francigene

Cresce il numero dei soci che aderiscono all’Associazione Europea delle Vie Francigene,  associazione certificata dal Consiglio d’Europa per la tutela e vaorizzazione del percorso.

La partecipata Assemblea Generale che si è svolta a Lucca il giorno 13 ottobre ha ratificato l’adesione di 8 nuovi soci: i comuni francesi di Ville de Mont-Saint-Éloi (Pas-de-Calais; Hauts-de-France) e di Donnement (Aube; Grand-Est); ad essi si aggiungo i comuni italiani di Saint-Rhémy-en-Bosses (Valle d’Aosta), Saint Oyen (Valle d’Aosta), Gignod (Valle d’Aosta), San Didéro (Torino, Piemonte), Gropello Cairoli (Pavia, Lombardia), Tresàna (Massa Carrara, Toscana).

Ai nuovi soci è stata consegnata copia della certificazione di “Grande Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” assegnato nel 2004 alla Via Francigena. Inoltre tutti i partecipanti all’Assemblea Generale hanno ricevuto una pergamena-ricordo dei festeggiamenti del 30° anniversario del lancio del Programma degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa (1987/2017) che si è svolta mese scorso (27-29 settembre) sempre a Lucca.

Sono stati accolti come “Amici di AEVF” l’associazione Fiorenzuola in Movimento (Fiorenzuola d’Arda, Piacenza, Emilia Romagna), l’associazione Chablais Gourmand (Chablais), l’associazione Amici toscani della Via Francigena e del buon cammino (Piano di Coreglia, Lucca, Toscana).

Il numero totale dei membri AEVF è di 135 suddivisi nei quattro Paesi: Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia.

Luca Bruschi

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Da Canterbury a Dover, Charity walk sulla Via Francigena

7 ottobre 2017. Il secondo evento di beneficenza, in aiuto a Save the Children, si è svolto sulla sezione inglese della Via Francigena, da Canterbury a Dover. L’evento ha ottenuto un cospicuo aiuto per Save the Children, sostenendo l’importante lavoro nel fornire elementi essenziali come cibo e abbigliamento, nonché istruzione, a molti bambini in tutto il mondo.

I pellegrini arrivarono alla Cattedrale di Canterbury alle 7.45 dove hanno ricevuto il saluto dal Lord Mayor di Canterbury, Rosemary Doyle, la quale ha espresso il suo particolare interesse per l’evento, in quanto ha partecipato allo sviluppo della Via Francigena e alla sua promozione oltre 10 anni fa, quando la pietra zero della Via Francigena è stata posta nei pressi della Cattedrale, segnando il punto di partenza ufficiale del percorso verso Roma. Velia Coffey del Consiglio di Canterbury e vicepresidente dell’Associazione Europea Via Francigena, che ha percorso in bicicletta due volte la strada per Roma, ha augurato una buona riuscita dell’evento. Luca Faravelli, Associazione Europea delle Vie Francigene, giunto a Canterbury dalla sede dell’Associazione situata a Fidenza, in Italia, in qualità di rappresentante e alfine di conoscere la sezione britannica della Via Francigena. Dopo la benedizione di Canon Clare, il gruppo di 20 pellegrini si incammina sulla Via Francigena, proprio come l’Arcivescovo Sigeric avrebbe fatto nel 990 dC come ha iniziato il suo lungo viaggio a Roma. Tutti gli arcivescovi della chiesa cattolica hanno fatto questo viaggio, ma è solo da Sigeric che abbiamo un rapporto delle mansiones che ha incontrato lungo la strada.

La Charity Walk mirava a donare ai partecipanti un’esperienza del pellegrinaggio e, quindi, includeva una visita a ciascuna delle chiese che il percorso incontra sulla strada per Dover. La prima tappa era nella Chiesa di San Martino, patrimonio mondiale dell’UNESCO e la prima chiesa cristiana del territorio inglese. Questa deliziosa chiesa è stata prima sede di un edificio romano e le mattonelle rosse possono ancora essere viste all’interno delle sue mura. Dopo aver timbrato le credenziali del pellegrino e ascoltato un’interessante spiegazione sulla storia della chiesa da parte delparroco, abbiamo iniziato la fase successiva del nostro viaggio.

La sosta a Patrixbourne comprendeva tè, caffè e una grande fetta di torta, che abbiamo gustato ammirando l’impressionante romane e gli altri dettagli architettonici della splendida Chiesa di St. Mary. Il percorso era asciutto da Patrixbourne a Womenswold, ma il tempo è cambiato, una leggera pioggia e la nebbia ci hanno accompagnato mentre ci avvicinavamo alla nostra prossima tappa alla Chiesa di St. Margaret. Dopo essere entrati, abbiamo scoperto che i custodi della chiesa avevano preparato uil pranzo a base di zuppa.

Le ultime 10 miglia sono diventate sempre più impegnative, ma le pause di caffè nella Chiesa di St. Andrew, Shepherdswell e St. Peter’s, Whitfield, ci hanno dato l’energia necessaria per percorrere il tratto finale del percorso lungo la strada romana che porta a Dover. La nostra ultima visita era la deliziosa Cappella di San Edmund a Dover. Questa piccola cappella del XIII secolo, ristrutturata amorevolmente negli anni ’60, era il luogo ideale per trovare un poco di riposo e tranquillità per riflettere sul viaggio fisico e spirituale della giornata.

La Francigena è sempre un’esperienza diversa. Non importa quante volte cammino sul percorso, scopri sempre qualcosa di nuovo, dalle amicizie alle riflessioni. In attesa di ciò che scoprirò sul percorso l’anno prossimo per la passeggiata di beneficenza del 2018!

Julia Peters

 

Fonte: Kent on the Via Francigena

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“World Francigena Ultramarathon” 120 km lungo l’antico itinerario di Sigerico

Tutto pronto a Siena per la “World Francigena Ultra Marathon”: la prima maratona per camminatori che tocca i borghi più belli della Toscana e del Lazio. Sabato 21 e domenica 22 ottobre con partenza da Siena sarà possibile vivere un’esperienza unica lunga 120 km per scoprire a passo lento panorami mozzafiato, strade bianche e sentieri lungo la Via Francigena.

La prima ultramaratona europea lungo l’antico itinerario di Sigerico, a passo di trekking e nordic walking, prevede quattro percorsi con la possibilità di partecipare alla prima marcia non stop lunga 120 Km da Siena ad Acquapendente. La manifestazione è stata presentata oggi, martedì 17 ottobre, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte Bruno Valentini, sindaco del Comune di Siena; Sonia Pallai, assessore al turismo del Comune di Siena e Riccardo Crisanti, assessore politiche giovanili, eventi, Francigena del Comune di Acquapendente

L’identikit del ‘pellegrino moderno’. Ai ‘nastri di partenza’ della prima edizione della “World Francigena Ultra Marathon” ci saranno 700 partecipanti, di cui 370 uomini e 330 donne. A preferire il cammino slow tra le bellezze di Toscana e Lazio ci sono i ‘camminatori over 50’ che nella fascia d’età 51-60 anni sono 247, pari al 35 per cento dei partecipanti. Seguono gli ‘adulti’, dai 41 ai 50 anni, che saranno 228 (32 per cento). Il cammino affascina anche i più giovani, che rappresentano il 12 per cento degli iscritti. Prenderanno parte alla prima maratona a piedi anche 11 over 70, pronti a misurarsi con uno dei 4 itinerari slow.

La prima edizione della “World Francigena Ultramarathon” tocca alcuni dei borghi più suggestivi della Via Francigena tra Toscana e Alto Lazio: da Monteroni D’Arbia a Buonconvento per arrivare poi a Torrenieri, frazione di Montalcino; San Quirico d’Orcia e Bagno Vignoni, costeggiando Gallina, frazione di Castiglion d’Orcia fino a Radicofani, scendendo a Ponte a Rigo, frazione di San Casciano Dei Bagni e Proceno. I partecipanti avranno la possibilità di fare, passo dopo passo, un vero e proprio tuffo nella storia, attraversando borghi antichi, paesaggi rurali e aree naturali incontaminate per vivere un’esperienza unica in Europa. La prima ultramaratona, riservata esclusivamente ai camminatori, prevede quattro percorsi: quello non stop di 120 Km da Siena ad Acquapendente, con partenza sabato 21 ottobre alle ore 10; la tappa di 32 Km da Siena a Buonconvento, con partenza sabato 21 ottobre alle ore 10; l’itinerario di 65 Km da San Quirico d’Orcia ad Acquapendente, con partenza sabato 21 ottobre in notturna (alle ore 22) e quello di 32 Km da Radicofani ad Acquapendente, con partenza domenica 22 ottobre, alle ore 9.

 

Ufficio stampa Agenzia Robespierre

 

In allegato il comunicato stampa della conferenza svoltasi a Siena il 17 ottobre, con maggiori informazioni dell’evento.

 

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In cammino da Acquapendente a Montefiascone. Il racconto della “Via Francigena Marathon”

In cammino con la pellegrina australiana Carol Neville alla scoperta del bellissimo tratto della Tuscia lungo la “Via Francigena Marathon”, una camminata di 42,195km che ha coinvolto oltre 2.000 pellegrini.

Sono le 7:30 di mattina, la domenica di Pentecoste, 4 giugno e sono in ritardo. Mi affretto verso la Piazza Girolamo, mi metto sulle tracce di una folla in t-shirt verdi che si avvolgono come un grande serpente verde attraverso le antiche vie di Acquapendente. Uniti per il medesimo scopo, 2000 pellegrini, pieni dello spirito di “Soldati cristiani, marciano comese fossero in guerra …”. Con decisione si dirigono a Montefiascione, a 42,5 km di distanza.

È una speciale manifestazione, quella della maratona della Via Francigena, con l’obiettivo di arrivare a Montefiascone, un paese posto esattamente a 100 km dalla Basilica di San Pietro a Roma. L’evento si svolge a piedi per tutti i 42,5 km, ma ho scelto di camminare solo gli ultimi 17,7 km da Bolsena a Montefiascione. Quindi mi dirigo qui in auto da San Lorenzo Nuovo, a 10 km di distanza. Quando arrivo, la piazza è gremita di camicie verdi, ognuna con le proprie credenziali del pellegrino timbrate e provviste di acqua, banane e dolci.

Sono entusiasta di ricevere la mia camicia verde e il timbro di Bolsena all’ombra di un enorme castello! Questo è un posto affascinante con strade tortuose ed edifici antichi. Dal momento che i pellegrini dell’antichità sono venuti a visitare la tomba del primo martire cristiano, Santa Cristina, e pregare nel sito del miracolo eucaristico. Entrando nella chiesa di Santa Cristina, nella mia camicia verde, mi sento connessa con l’incalcolabile numero di pellegrini che hanno pregato qui e aggiungo le mie preghiere alle loro.

Infine, dopo una lunga, calda e faticosa camminata, arrivo a Montefiascone, esattamente a 100 km dalla Basilica di San Pietro a Roma. Insieme a molti altri pellegrini riceviamo un certificato che celebra questo risultato. Poi ci appoggiamo al cartello che segnala il paese medievale, per avere una fotografia in questo luogo, altamente significativo.

Il mio viaggio prosegue ancora, per alcuni chilometri, che mi riservano una ripida salita lungo antiche strade fino al punto più alto di Montefiascone. Ecco il luogo in cui tutti i pellegrini con le loro camicie verdi stanno riposando, mangiando e bevendo il famoso est! est!! est!!! vino. Fine. Mi siedo. aAll’altezza degli occhi ho l’enorme cupola del Duomo di Santa Margherita, e splendide viste degli orizzonti lontani.

E così la mia maratona finisce! Ma un nuovo viaggio inizia per me mentre continuo il mio pellegrinaggio che mi porta a camminare verso Roma … ma questa è un’altra storia!

E, naturalmente, non posso aspettare di unirmi alla maratona dell’anno prossimo… Forse con un contingente australiano, di ‘soldati cristiani’! Per non parlare di un tentativo di percorrere tutti i 42,5 km.

Un grande ringraziamento a Sergio Pieri per l’organizzazione dell’evento, fino all’ultimo minuto e per la sua ospitalità straordinaria!

Carol Neville

Se volete unirvi alla maratona l’anno prossimo, ho qualche suggerimento sul mio nuovo sito web

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Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino

“Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino” è un’emozionante pellicola che racconta la storia di un viaggio; un percorso intrapreso e narrato dai protagonisti che hanno voluto ripercorrere la Via Francigena partendo dal Duomo di Milano fino ad arrivare a San Pietro a Roma.

Questa grande avventura a piedi, fatta di piccoli passi uno dietro l’altro, trasforma Luca e Mimmo – il primo dietro la macchina da presa e il secondo davanti – in due veri e propri pellegrini alla scoperta di se stessi. Durante la strada, a volte lunga e tortuosa, altre volte piacevolmente diritta, i due giovani esploratori incontrano le esperienze di altra gente che, ognuna dal suo punto di vista, parla dei motivi che li ha spinti ad intraprendere il medesimo cammino.

Tutto quello che accade durante il viaggio, ogni parola e ogni persona incontrata, non fa parte di un copione scritto, bensì della pura e semplice volontà del caso. Il risultato dell’esperimento altro non è che un incredibile mosaico emotivo e sociale che unisce quelli che fino a poco prima erano perfetti sconosciuti, sulla strada verso una stessa meta.

Il percorso che i protagonisti di “Le energie invisibili – Da Milano a Roma in cammino” nella pellicola è quello della via Francigena, ovvero una parte del fascio di strade che conducevano dalla Francia a Roma. Nel medioevo incontrare pellegrini che percorrevano queste vie per giungere a Roma e visitare la tomba dell’apostolo Pietro, non era affatto cosa rara; essi provenivano da ogni parte d’Europa.

Documenti che attestano per la prima volta l’esistenza della via Francigena risalgono all’Actum Clusio – pergamena conservata nell’Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata – risalente al IX secolo e si riferiscono ad un tratto di cammino situato nell’agro di Chiusi. Il percorso venne descritto per la prima volta, invece, nel X secolo dal vescovo Sigerico che ritornava a Canterbury dopo essere stato ricevuto dal Pontefice.

Tutte le info sulle sale che proietteranno il film, dal 12 ottobre al 5 novembre, sono sulla pagina facebook le energie invisibili e nel sito del film.

 

Fonte: Eco del Cinema

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Velletri, al via L’Orto del Pellegrino. Ti racconto la Via Francigena con le erbe officinali

Il prossimo 8 ottobre a Velletri, in occasione dell’ottava edizione della Piazza dei Bambini, sarà inaugurato L’Orto del Pellegrino, ivi presentato lo scorso 6 luglio dalle Associazioni Fare Edutainment e babycampus Edutainment.
Nato da un’idea dell’Associazione babycampus EDUTAINMENT (http://babycampus.org), con il contributo della Farmacia Romani e della Banca di Credito Cooperativo, l’Orto ha iniziato a mettere le sue radici grazie al recupero di un piccolo giardino abbandonato tra i tetti di Velletri, nel cuore dei Castelli Romani. L’Associazione ha deciso di raccogliere nell’Orto le principali erbe officinali di cui i pellegrini, in particolare coloro che percorrevano la Via Francigena, si rifornivano durante il percorso; una sorta di pronto intervento portatile di cui potevano disporre in itinere per preparare medicamenta ad hoc.
L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Velletri, vede la collaborazione del progetto “La Bisaccia del Pellegrino” (www.bisaccia.viefrancigene.org) promosso dall’Associazione Europea delle Vie Francigene e dall’Associazione Civita e dedicato alla promozione delle produzioni agro-alimentari proprie dei territori attraversati da itinerari storico-culturali o ad essi vicini – in primis la Via Francigena – e, con essi, alla promozione degli stessi percorsi. 
L’Orto del Pellegrino, ancora nascosto nei vicoli di Velletri, sarà svelato l’8 ottobre grazie all’aiuto di un pellegrino in cerca di rimedi ai suoi mali: uno spettacolo di Teatro di Strada in stile boccaccesco dal titolo “Di come Fortuna menò Peregrin Tebaldo ad un orto secreto, ove maravigliossi forte trovandovi speziale che non era homo ma femina”.
L’Orto del Pellegrino ospita visite guidate animate e laboratori didattici differenziati per età durante i quali bambini e ragazzi da 3 a 13 anni avranno la possibilità di conoscere le erbe medicinali e il loro impiego per la preparazione dei rimedi più comuni.
Per i più grandi, è inoltre possibile prenotare un piccolo tour di mezza giornata che comprende, oltre alla visita guidata all’Orto, anche l’ingresso alla Torre trecentesca del Trivio e la visita animata al Museo Diocesano adiacente la Cattedrale di San Clemente. Qui, tra le varie opere, è conservata una Madonna con Bambino (1426-27) di Gentile da Fabriano e la celebre Croce Veliterna stauroteca che, secondo la tradizione, fu donata nel 1256 da Rainaldo de’ Conti, vescovo di Velletri e legato pontificio alla corte di Federico II, successivamente Papa nel 1254 con il nome di Alessandro IV.
L’obiettivo de “L’orto del pellegrino” è, quindi, quello di dare vita ad un circuito di attività informate, consapevoli e collaborative che lavorino alla creazione di una comunità che accoglie. Una opportunità importante per favorire la crescita di Velletri e per inserirla in un circuito internazionale di turismo, pellegrinaggio, itinerari, spiritualità ma anche di comunicazione e pianificazione strategica.

 

E’ visibile online il video girato in occasione dell’apertura al pubblico de L’orto del Pellegrino. Un grande impegno dell’associazione Babycampus EDUTAINMENT per il centro storico di Velletri, per le persone, per i bambini ai quali raccontiamo la Via Francigena con la prospettiva insolita delle erbe officinali.

 

In allegato l’invito

Maggiori informazioni
www.lortodelpellegrino.it
info@lortodelpellegrino.it

Facebook: https://www.facebook.com/ortopellegrino/
Instagram: ortodelpellegrino
Twitter: @lOrtoPellegrino

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Tappe ed itinerari Etruschi sulle Francigene del Sud

L’Hotel Capys****  propone una interessante serie di itinerari tra gli insediamenti Etruschi in campania.

La presenza degli Etruschi in Campania inizia alle soglie del 1° millennio a.C. e coincide con il periodo di grande fioritura dei centri dell’Etruria Meridionale quali Tarquinia, Caere, Veio e Vulci. La prima città fondata  in campania dagli etruschi, fu Capua, che grazie alla sua posizione geografica, organizza i traffici ad ampio raggio verso le zone interne, smistando sia i prodotti di Vulci e delle altre città etrusche .

Per maggiori info vi invitiamo a contattare direttamente l’Hotel

Tra gli itinerari possibili evidenziamo:

  • ANFITEATRO CAMPANO S. MARIA CAPUA VETERE
    Qualche chilometro più a sud di Capua, si incontra Santa Maria Capua Vetere, antico insediamento degli Osci, diventata più tardi città etrusca con il nome di Capua.
  • REGGIA DI CASERTA
    Qualche chilometro più a sud di Capua, si incontra Santa Maria Capua Vetere, antico insediamento degli Osci, diventata più tardi città etrusca con il nome di Capua.
  • CAPPELLA PALATINA
    Inaugurata a natale del 1784 alla presenza della corte di Ferdinando V, su progetto di Vanvitelli riprende la più famosa cappella di Versailles, non altrettanto nota ma forse più bella, più leggera.
  • IL MUSEO PROVINCIALE CAMPANO
    Il Museo Provinciale Campano di Capua, fondato dal Canonico Gabriele Iannelli nel 1870 ed inaugurato nel 1874 con un mirabile discorso dell’Abate Luigi Tosti è proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Caserta.
  • IL MUSEO DIOCESANO DI CAPUA
    Tra il 1854 e il 1859 il Cardinale Giuseppe Cosenza, durante i lavori di ristrutturazione della Cattedrale, comincia a raccogliere i frammenti delle lapidi dispersi nel cortile del giardino e dell’episcopio. Da quel momento in poi, gli oggetti in mostra hanno ricevuto diverse sistemazioni fino ad arrivare a quella attuale.
  • BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE
    Fatta edificare nel 432 sulla cripta paleocristiana di San Prisco, fu notevolmente ampliata in periodo Longobardo, nel 787.
  • CHIESA DI S. ANGELO IN FORMIS
    La Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis sorge ai piedi del monte Tifata. La chiesa primitiva  fu fondata dai Longobardi nella seconda metà del VI secolo
  • BORGO MEDIOEVALE DI CASERTAVECCHIA
    Casertavecchia, magnifico gioiello posto a 450 metri di altezza, a meno di 10 km da Caserta, è dichiarato Monumento nazionaleper le sue caratteristiche artistiche e  per la sua storia.
  • EREMO SAN VITALIANO CASERTA VECCHIA
    Secondo la tradizione l’eremo fu costruito da San Vitaliano, nato a Capua nel VIII sec. Situato sui colli Tifatini e di epoca successiva al secolo di nascita del santo è stato più volte rimaneggiato.
  • CHIESA DI S. ANGELO IN AUDOALDIS
    La Basilica preromanica di Sant’Angelo in Audoaldis, pur se sconsacrata nel 1790, un’importantissima testimonianza artistica di Capua, costituendo un significativo esempio di architettura longobarda: sul portale della Basilica c’è, infatti, un’iscrizione che risale addirittura alla fondazione della città.
  • CATTEDRALE DEI S.S. STEFANO E AGATA
    Fondata nell’856 in epoca longobarda dal vescovo Landolfo I, nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni.
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La Via Francigena, dai Monti Dauni a Brindisi

Nel mese di luglio l’Associazione Europea delle Vie Francigene, in collaborazione con operatori ed esperti locali, ha effettuato un’attività di rilievo, verifica e monitoraggio del percorso della Via Francigena del Sud in Puglia, nel tratto che va dai Monti Dauni fino a Brindisi.

Il lavoro, svolto per conto di Puglia Promozione (Progetto “Monti Dauni: valorizzazione integrata delle eccellenze di carattere culturale, religioso, paesaggistico ed enogastronomico), l’agenzia regionale del turismo, consiste nella tracciatura di un itinerario percorribile a piedi a beneficio dei pellegrini che intraprendono il cammino della Via Francigena da Roma verso i porti d’imbarco per Gerusalemme.

L’obiettivo dell’attività è la definizione di un tracciato che tenga conto della camminabilità contemporanea, con indicazione delle tappe intermedie scelte in base alla presenza dei servizi essenziali e di una lunghezza media giornaliera non superiore a 30km.

Il percorso è stato predisposto e verificato da una squadra di 5 tecnici che si sono suddivisi il lavoro nell’arco di oltre un mese. La prima azione svolta è stata la predisposizione “a tavolino”, ovvero tramite l’utilizzo di carte geografiche della regione e di software cartografici, di un percorso che sia lineare, eviti quanto più possibile i tratti asfaltati e tocchi i principali punti d’interesse turistici.

Successivamente l’intero itinerario è stato percorso con mountain bike a pedalata assistita, dotate della strumentazione opportuna al rilievo della traccia, , ovvero GPS Garmin eTrex 35 touch, action cam Garmin VIRB, macchine fotografichecompact Sony e Canon G5X, smartphone iPhone 6 e Huawei P9 dotati di riconoscitore vocale.

Infine i punti critici che necessitavano di un approfondimento puntuale, come sentieri di difficile percorrenza o attraversamenti di strade ad altà velocità e traffico intenso, sono stati percorsi a piedi con un’auto d’appoggio, per verificarne l’effettiva percorribilità da parte dei pedoni.

Al termine di queste attività il team ha utilizzato un software cartografico di ultima generazione per la stesura definitiva delle tracce e dei waypoint che indicano la segnaletica dei bivi, i punti d’interesse e, in generale, i principali servizi a supporto dei pellegrini.

Il progetto, fortemente voluto e spinto dalla Regione Puglia, si inserisce strategicamente nella più ampia attività di valorizzazione della Via Francigena come principale cammino italiano a lunga percorrenza e, soprattutto, auspica di poter certificare la Via Francigena nel Sud come itinerario culturale del Consiglio d’Europa.

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Gemellaggio tra Cammino di Santiago e Via Francigena

E’ la proposta del Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene alla inaugurazione del Festival “REMOVER ROMA CON SANTIAGO”  organizzato a Roma dall’Ambasciata di Spagna.

Il 2 ottobre è stato inaugurato nella prestigiosa sede della Accademia di Spagna a Roma il Festival REMOVER ROMA CON SANTIAGO, un ricco programma di appuntamenti di cultura, arte, musica, teatro, cinema che permette di ripercorrere il Cammino di Santiago attraverso le espressioni artistiche di importanti protagonisti della scena culturale spagnola. 

Per un mese esatto, i luoghi più rappresentativi della cultura spagnola con sedi a Roma, la Real Academia de España, l’Instituto Cervantes e la Escuela Espanola de Historia y Arqueologia, ospitano una serie di eventi sul tema.  “Remover Roma con Santiago” è il titolo della prima edizione che vuol far conoscere il lavoro di artisti provenienti dalle regioni spagnole attraversate dal Cammino di Santiago. 

All’evento è stata invitata l’Associazione Europea delle Vie Francigene che ha patrocinato l’evento ed ha partecipato alla cerimonia di apertura con il Presidente Massimo Tedeschi. All’evento inaugurale sono intervenuti il Sindaco di Santiago di Compostela Martino Noriega, l’assessore regionale alla Cultura di Galizia Roman Rodriguez, la presidente della Commissione Turismo e Relazioni Internazionali del Comune di Roma Carola Penna.

Pensare pertanto, partendo dalla bella iniziativa REMOVER ROMA CON SANTIAGO, ad un progetto di cooperazione e di scambio nel campo del turismo della cultura (ma non solo) fra le due mete, le due Regioni, i due Paesi – Santiago e Roma, Galizia e Lazio, Spagna e Italia – che faccia conoscere il Cammino di Santiago a Roma e la Via Francigena a Santiago, ritengo sia una “idea geniale e lungimirante”, come lo fu 30 anni fa il lancio del programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa a Santiago. Perfettamente coerente con l’amicizia fra i Paesi europei e perfettamente in linea con gli scopi di pace, democrazia e dialogo del Consiglio d’Europa e dei suoi Itinerari culturali” ha detto il Presidente Tedeschi.

Luca Bruschi

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La Via Francigena nei secoli. Storia di pellegrini, osterie e vino.

La via Francigena parte da Canterbury, in Inghilterra, e, attraverso la Francia, la Svizzera e l’Italia arriva fino a Roma. Attraverso l’Italia, durante il Medioevo, passavano le maggiori vie di comunicazione del Mediterraneo, e fino alla caduta nel XIV secolo di San Giovanni d’Acri, ultimo baluardo crociato in Oriente, il punto di arrivo della via Francigena erano Brindisi e le coste pugliesi per imbarcarsi per Gerusalemme. Alla fine di questo secolo, Gerusalemme fu definitivamente sostituita da Roma come meta principale di pellegrinaggio, e chi si impegnava ad andarci, prendeva il nome di “Pellegrino Romeo”. Il viaggio del pellegrino, che in linea teorica andava fatto a piedi, era tutt’altro che facile. Prima di mettersi in cammino il pellegrino si riconciliava con tutti, faceva testamento e, fatto assai più raro, pagava i propri debiti. Escludendo i rischi derivanti da una società tendenzialmente violenta ed anarchica come quella medievale, dove non era raro incontrare lungo il cammino gruppi di briganti e bande armate, le maggiori insidie derivavano soprattutto dalla spossante fatica delle lunghe marce attraverso luoghi aspri e selvaggi come i valichi Alpini e Appenninici, e naturalmente, dalla fame. Tuttavia lungo la strada, soprattutto  in determinati luoghi come chiese e monasteri, l’ospitalità non mancava ed era di casa. Si può avere un interessante resoconto di questa vita negli scritti di Sigeric da Canterbury, prelato inglese ed arcivescovo dell’omonima città, vissuto a cavallo del X secolo d.C, narrante il viaggio di ritorno da Roma, dopo aver preso il paramento liturgico direttamente dalle mani di papa Giovanni XV.

La descrizione del viaggio è molto precisa soprattutto per quanto riguarda i punti di sosta, dove i pellegrini si rifocillavano, riposavano e si scambiavano racconti ed informazioni sulla strada da percorrere. In questo resoconto si fa anche riferimento al vitto, prevalentemente a base di pane, zuppe di verdure stagionali (insaporite, quando si era fortunati, da qualche pezzo di carne o lardo di maiale) e pesce bollito. In questi racconti si intravede come il cibo non si identifichi con il solo bisogno fisiologico di sostentarsi, insito in ogni creatura vivente, ma come sia anche espressione culturale dei vari luoghi e paesi lungo il cammino, simbolo di ospitalità e condivisione umana. Attraverso il cibo e ai riti legati ad esso, si può comprendere in larga parte lo spirito e la cultura che pervadono in Italia il cammino della Via Francigena.

Cosa mangiava il pellegrino nel Medioevo?
E’ difficile immaginarsi cosa mangiassero i pellegrini della via Francigena nel Medioevo, al tempo in cui l’ Italia non era ancora stata inondata dal pomodoro. Poi bisogna immaginarsi che i gusti e le preferenze di questi pellegrini potessero essere molto più eterogenei di quanto siano oggi, e che sfamarli potesse essere un’impresa tutt’ altro che banale per l’ oste. Mentre potrebbe sembrare ragionevole che al giorno d’oggi un Inglese, un Francese e un Italiano possano accordarsi su cosa significhi “pasta al dente” sulla base di Wikipedia e altri catalizzatori di conoscenza senza frontiere, nel Medioevo uno cresceva con poche certezze trasmesse verbalmente di generazione in generazione. D’ altra parte ci si potrebbe anche sbagliare completamente in questa analisi. Il concetto di nazione è una delle oscenità del secolo ventesimo, forse diciannovesimo. Prima dell’ avvento della televisione i contadini della pianura padana non sapevano nemmeno cosa fosse la pizza. Ma rimaniamo fedeli al primo punto di vista, che i gusti e le preferenze alimentari dei pellegrini della via Francigena potessero essere molto più eterogenei al tempo. Per esempio, ammettendo che nella zona di Parma già fosse in uso di cospargere di parmigiano qualsiasi pietanza, è difficile che un atteggiamento del genere potesse essere tollerato a Brindisi. Probabilmente i pellegrini Inglesi erano gli unici felici allora, tanto quanto adesso, di lasciare l’ Inghilterra e assaggiare pietanze un po’ più sofisticate e gustose di quanto ne  fossero disponibili sull’ isola.

Ma i Francesi? I Francesi sono interessanti,  perchè al giorno d’ oggi è quasi impossibile trovare un Francese fuori dalla Francia. Che forse si vedessero più Francesi fuori dalla Francia nel Medioevo? Chi lo sa. E gli Italiani? Se i pellegrini Italiani della via Francigena si limitassero a dirigersi a Roma per motivi spirituali come sostengono, in teoria non avrebbero bisogno di lasciare l’ Italia. Di fatto, la via Francigena provocava e provoca un enorme riflusso di Italiani per il mondo, in cerca di amore o altro. Perché ci sono più Italiani che Inglesi a Londra? Ma non vorrei divagare troppo su temi che potrebbero sembrare secondari. Quindi, torniamo più vicini al nostro punto di partenza per non perdere il filo del discorso.
Il cibo dei pellegrini lungo il cammino doveva essere facilmente conservabile e strettamente legato alla stagionalità. Quando si fermavano per rifocillarsi chiedevano ospitalità o alloggiavano presso le locande, nelle quali si sfamavano in base alle disponibilità economiche. Il cibo che si serviva era molto salato, sia per essere meglio conservato, sia in modo da indurre molta sete nei viandanti, così che l’oste potesse vendere una maggiore quantità di vino. All’osteria come per il viaggio, i pellegrini preferivano dissetarsi proprio con il vino: l’acqua poteva essere inquinata e dannosa per la salute mentre il vino, anche se di cattiva qualità, conteneva l’ alcool, che garantiva una certa asetticità. La tipica alimentazione del pellegrino era a base di zuppe come ad esempio: la paniccia a base di cereali e legumi, il macco, una vellutata fatta con legumi secchi, ma anche salumi e formaggi. L’alimento più consumato era il pane, soprattutto la sua variante nera, fatto con grano tenero, segale, orzo, crusca di frumento, farina di fave e di castagne. La prima testimonianza scritta di una ricetta per pellegrini risale al XV secolo quando un cuoco di origine tedesca, Giovanni Bockenheym, scriveva nel suo ricettario: “Prendi le fave, lavale bene in acqua calda e lasciale così tutta una notte. Poi falle bollire in acqua fresca, tritale bene e aggiungi vino bianco. Condisci con cipolla, olio di oliva o burro, e un po’ di zafferano” – questo piatto – “sarà buono per i chierici vaganti e per i pellegrini”. Un altro alimento diffuso soprattutto quando il pellegrino veniva ospitato nelle case private era il Pulmentum. Questa specie di minestrone era fatto con verdure di stagione, cereali, legumi e condito con un po’ di lardo a pezzetti.

Cosa mangia il pellegrino oggi?
Torniamo al campo delle ipotesi e delle divagazioni. Il pellegrino oggi è probabilmente più cosciente di attraversare confini che un tempo non erano percepiti come tali. Oggi, a causa delle identità nazionali, il pellegrino si sente a casa in città dove non è mai stato, e si sente in dovere di percepire differenze che forse non sono tali. Per esempio, un pellegrino di Lione potrebbe assaggiare con interesse esotico un vino giovane del Piacentino, senza poter accettare fino in fondo che si tratti sostanzialmente della stessa cosa del suo caro Beaujolais. Un pellegrino Inglese invece, nel suo sconfinato interesse per le culture altrui, troverà facilmente bacon & eggs in un qualche finto pub della bassa padana. Ma parliamo degli Italiani, in riflusso e no. Non c’è dubbio che ci sia molto campo all’ interno dell’ Italia per il turismo gastronomico tra Italiani e altri Italiani, grazie alla forte eterogeneità tra regioni. Per esempio un Siciliano in Lombardia probabilmente si sente come un Norvegese in Togo. Gli Italiani in riflusso a Londra invece sono tutta un’altra storia, in genere seguono un ciclo più o meno ellittico. Prima si innamorano delle cose più genuine e grezze, perfino disposti a leccare l’ olio bruciato che gocciola da un fish & chips. Poi cominciano a sentirsi un po’ a disagio e si autoproclamano ambasciatori dell’ Italia. Poi tornano a casa.
Torniamo di nuovo al filo del discorso. Oggi i pellegrini nel cammino per Roma godono di ben altri comfort e vivande, rispetto ai loro antenati. Una volta arrivati alla meta però si può fare un piccolo gesto riconciliante col passato, in pieno spirito di ospitalità e condivisione. In alcuni panifici della capitale italiana è possibile acquistare il cosiddetto “Pane dell’accoglienza”. Su ogni pagnotta è impressa la croce del “Tau”, simbolo dell’ordine religioso dei francescani e ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Questo pane può essere acquistato secondo la tradizione di Napoli per quanto riguarda il caffè, ovvero lasciando il conto pagato per il cliente successivo. Gli alimenti in cui è possibile imbattersi lungo la via Francigena in Italia sono ricchi e variopinti: formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano a Parma e provincia o i pecorini toscani e romani. Salumi locali, come il prosciutto crudo a Parma, la coppa Piacentina, il salame di Felino, la mortadella di Bologna, il lardo di Colonnata, la finocchiona della Toscana. Per non parlare dei vini, come il Barolo piemontese, il Bonarda e il Barbera, presenti sempre in Piemonte ed Emilia, il frizzante Lambrusco emiliano ed il Sangiovese toscano, da cui ha origine il famoso Chianti.

Pietro Vesperoni

 

Fonti: Taccuini Storici, La Cucina Italiana, Musei del Cibo