Oggi gli Itinerari Culturali ed Cammini europei vivono una fase di grande popolarità, attenzione mediatica ed istituzionale. Lo dimostra il numero crescente di pellegrini ed escursionisti che ogni anno si avvicinano su questi sentieri che affondano le loro radici nella storia.
Il programma degli itinerari Culturali e le radici dell’Europa
Il programma “geniale e lungimirante” degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa, lanciato nel 1987 con l’obiettivo di far conoscere il nostro patrimonio unico al mondo, rappresenta oggi una concreta sfida per rilanciare la scoperta culturale dell’Europa cosiddetta minore.
Proprio gli Itinerari, in primis il Cammino di Santiago, proclamato nel 1987 primo Grande Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, cosi come la Via Francigena nel 1994, sono degli importanti ambasciatori per la costruzione di questa Europa – oggi più che mai in cammino ed in fase di costruzione- in cerca di identità e valori comuni, pur nella diversità che contraddistingue i 47 Paesi del Vecchio Continente.
Come sempre ci ricordano le parole di Goehte: l’Europa è nata in pellegrinaggio ed il cristianesimo è la sua lingua materna. Egli pensava alle folle di pellegrini che nel medioevo si mettevano in cammino verso Roma, Santiago di Compostela e Gerusalemme. Oggi queste vie storiche stanno vivendo una fase di grande popolarità, visibilità ed attenzione. Possiamo certamente dire che è dal Medioevo che non si vedevano transitare tanti pellegrini!
Il programma degli Itinerari Culturali europei attarversa una fase cruciale e si inserisce all’interno dell’ Accordo Parziale Allargato, lanciato nel 2011, che coinvolge 23 Paesi fra i quali l’Italia ed è fortemente sostenuto dalla Commissione Europea. Il ruolo di coordinamento dei 26 itinerari riconosciuti dal Consiglio d’Europa è affidato all’ Istituto Europeo degli Itinerari Culturali di Lussemburgo, un ruolo che diventa sempre più strategico e rilevante in termini di governance.
Itinerari in cammino, verso Santiago, Roma o Gerusalemme
Tra i 26 itinerari riconosciuti dal Consiglio d’Europa, spiccano quelli legati ai cammini, ai personaggi storici ed alle vie di pellegrinaggio: dal Cammino di Santiago alla Via Francigena, dalla Via di Sant’Olaf all’Itinerario di San Martin di Tours agli Ugonotti e Valdesi.
Sappiamo che la grande rinascita di questi itinerari è nata proprio con il Cammino di Santiago. Due eventi in particolare hanno contribuito a renderlo cosi popolare ed a segnarne la rinascita: nel 1987, quando è stato proclamato Itinerario Culturale, e nel 1989, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II durante la IV Giornata Mondiale della Gioventù. I numeri di camminatori si sono presto moltiplicati, e cioè dai 2.000 pellegrini registrati nel 1982 si è passati a circa 100.000 in occasione dell’anno Xacobeo del 1993, tanto da far iscrivere il camino Francés, la via verso Santiago più frequentata, a patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Anche la Via Francigena sta vivendo una simile “lenta esplosione”, grazie al numero di camminatori che nell’ultimo anno ha raggiunto circa 10.000 presenze.
Le vie che conducono a Santiago e Roma/Gerusalemme si stanno popolando di camminatori, pellegrini ed escursionismi: nel primo caso basta citare la via di Puy-en-Velay, la Via di Vezelay, la Via di Tours, la Via di Arles, alle quali si aggiungono la via di Rocamadura e la Via dei Pirenei in Francia. In Spagna invece i celeberrimi Cammino francese, Cammino del Nord, Via della Plata, Cammino portoghese. Nel secondo caso invece, oltre all’itinerario tradizionale di Sigerico possiamo ricordare, in Italia, la Via del Monginevro, la via Romea, la Via Francigena nel Sud, la Via Francigena in Sicilia, il cammino di San Francesco e quello verso Assisi. In stretta connessione con questi itinerari vanno anche ricordati, tra gli altri, i cammini di San Michel, la via di San Gilles, gli itinerari di San Martino di Tours.
La rivoluzione lenta del cammino
L’intercedere lento del cammino segue un percorso segnato dalla storia millenaria e dalle radici dell’Europa. Nel terzo millennio una rivoluzione può cominciare proprio in questo modo. Dalla testa, dalle gambe, dal cuore. E dalla gente comune che si incontra lungo il cammino, come ci insegnano i pellegrini.
Raggiungere una città ed una meta a piedi, dopo aver camminato e faticato a lungo per raggiungerla, porta con sé un carico di energia unica. Vedere già all’alba una fila di camminatori che seguono il percorso sulla strada imbiancata da ciottoli e ghiaia, ci interroga sul senso profondo di questi itinerari e sul loro significato “rivoluzionario”. Una rivoluzione lenta, silenziosa, pacifica, fatta di circa 30.000 passi al giorno che si percepisce nello sguardo di chi cammina. Il cammino invita ad un maggiore altruismo, meditazione, umiltà, dialogo, ascolto, confronto ed apre la strada agli incontri: con la natura, con i luoghi, con le persone, con la dimensione spirituale.
Le parole che l’illustre medievalista francese Jacques Le Goff ha utilizzato per descrivere la Via Francigena sono oggi più che mai attuali: “essa rappresenta un ponte culturale fra l’Europa Anglosassone e l’Europa Mediterranea“. La Via Francigena può quindi aiutarci a costruire ponti, abbattere muri e costruire un dialogo interculturale ed intergenerazionale.
La gestione “sostenibile” degli itinerari e la creazione di una nuova offerta lungo la Via Francigena.
Come ci insegna il modello di Santiago di Compostela, un itinerario può svilupparsi tenendo in considerazioni alcune componenti essenziali: 1) il coinvolgimento delle istituzioni, dalla scala locale a quella regionale e nazionale, affinché il cammino sia opportunamente sostenuto in termini di infrastrutture e sicurezza; 2) il diretto supporto dei camminatori e delle associazioni, che costituiscono l’anima autentica delle vie; 3) il sostegno delle Università, degli istituti di ricerca e degli studiosi; 4) l’approccio legato ad un turismo sostenibile in grado di generare una micro-economia sui territori ed una opportunità di lavoro, soprattutto per le giovani istituzioni.
Ovviamente il punto di partenza affinché si possa generare questo importante circolo virtuoso è rappresentato dal percorso francigeno, dalla sua fruibilità in termini di sicurezza e segnaletica, e dall’accoglienza che i singoli territori sono in grado di offrire.
Se oggi considerariamo che intorno ai cammini si va generando una economia sostenibile, significa che essi possono realmente promuovere un forte impulso per lo sviluppo dei territori. Ovviamente si tratta di riuscire a mantenere un giusto equilibrio in grado di preservarne l’anima culturale, reinterpretandola in chiave moderna e con un approccio legato al turismo sostenibile. Dalla letteratura di viaggio alle tecnologie 2.0, dai servizi trasporto zaino all’oggettistica, dalle guide ambientali, all’artigianato all’enogastronomia con prodotti autentici dop e igp, dall’accoglienza alla ristorazione, dalla formazione agli eventi culturali ai tradizionali/nuovi media: sono solo alcune delle attività che si stanno sviluppando a fianco degli itinerari culturali.
Non a caso recentemente sono nate lungo la Via Francigena iniziative interessanti che la mettono al centro dello sviluppo di un territorio e sono in grado di generare micro-economie. Alcuni esempi sono il centro commerciale naturale “Via Francigena” a San Miniato (Pisa); il Club di Prodotto “Terre francigene piacentine” a Piacenza; nuovi e tradizionali tour operator che si approcciano a questa nuova offerta culturale “sostenibile”, artigianato locale dedicato alla Via Francigena (dalla ceramica di Acquapendente al cristallo di Colle Val d’Elsa, dal marmo di Carrara al cuoio di San Miniato); il progetto editoriale/media di Historia; educational tours con giornalisti e bloggers professionisti ed appassionati. Ad essi si aggiungono migliaia di iniziative che si svolgono nei territori per sostenere ed animare la Via, come escursioni, incontri di pellegrini, convegni, concorsi e mostre, performance artistiche, dibattiti, degustazioni. Da ricordare poi l’importante Festival Collective Project che da maggio a settembre riunisce gli eventi francigeni europei ed il Festival della Viandanza, nato proprio attorno alla Via Francigena.
La Via Francigena può oggi diventare anche un contenitore ideale per sviluppare una progettazione europea integrata (infrastruttura, cultura, turismo, agricoltura) a sostegno dei singoli territori ed in collaborazione con altri imporanti itinerari culturali europei, come quelle delle Città storiche termali, Hansa, Mozart. La nuova programmazione europea 2020 si presta ad essere ben declinata intorno alla Via Francigena, come dimostrano i programmi Europa Creativa, Erasmus Plus, Urbact, Turismo Sostenibile, Leader.
La stessa progettazione può oggi mettere insieme molteplici attori privati, stakeholders della cultura e del turismo, cosi come auspica il recente bando del Ministero del Turismo su scala nazionale attraverso i “Contributi a favore delle reti di impresa del turismo“, in scadenza il 9 maggio.
La Via Francigena, una green way europea che rappresenta una opportunità di sviluppo sociale, culturale ed economico per l’Italia
La Via Francigena rappresenta una grande opportunità di sviluppo sociale, culturale ed economico per l’Italia, attraversata da questa “green way” lineare per quasi oltre 1.500 km da nord a sud: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Molise, Basilicata, Puglia.
Poter sviluppare una rete di cammini, percorsi ciclabili, aree di sosta e di accoglienza, sostenere reti di impresa lungo la Via Francigena diventa un obiettivo comune da condividere e perseguire insieme con i territori. Il modello che ha portato avanti negli ultimi anni la regione Toscana (2009-2014), attraverso un master plan dedicato specificatamente all’implementazione della Via Francigena nei 400km di percorso, rappresenta un punto di partenza essenziale ed un punto di riferimento da esportare a livello nazionale ed europeo.
Oggi molti enti locali stanno già sostenendo politiche di sviluppo dei territori attraverso la matrice della Via Francigena, favorendo la proposta di una mobilità sostenibile. La “scommessa” della Via Francigena può certamente giovare, dalla scala locale a quella nazionale, sulla qualità della vita dei cittadini, sull’immagine di un Paese come l’Italia e sulla capacità di favorire le nuove forme di turismo “dolce” come l’escursionismo o il cicloturismo che in Europa sono già realtà affermate da tempo.
La Greenway Francigena, infine, è un progetto in grado di unire, da nord a sud, l’Italia e l’Europa dei popoli.
Luca Bruschi