Federico Massimo Ceschin si occupa di innovazione e qualità nella Pubblica Amministrazione dai primi anni Novanta. Ha avuto l’opportunità di operare per le principali società di consulenza direzionale presso amministrazioni centrali e locali, conseguendo esperienze in varie Regioni d’Italia e d’Europa. Da qualche anno si è fermato in Puglia, dove è stato impegnato nella gestione dei Grandi Eventi e nel
riposizionamento strategico della Città di San Giovanni Rotondo, sul Gargano dove ha creato prima Bitrel, la “Borsa Internazionale del Turismo Religioso, dei Pellegrinaggi e dei Cammini” e poi “Vie Sacre“, esposizione dei Percorsi e delle Manifestazioni del Sacro.
In forza alla Regione, si è occupato di revisione della normativa turistica e poi di progetti di eccellenza. Nominato nell’Ufficio di presidenza dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, è stato eletto vicepresidente.
1) La Puglia e la Via Francigena: un binomio che in questi ultimi anni sta diventando sempre più forte. La regione Puglia nell’ultimo decennio è diventata una importante destinazione turistica internazionale grazie al mare, storia, cultura, cucina e festival. Perché puntare anche sulla Francigena ed al flusso di pellegrini? Come ci si prepara per accoglierli?
Sì, oggi possiamo dire che Puglia e Francigena sono un binomio. Per la relazione ormai consolidata tra la Regione e l’Associazione Europea, per l’adesione di sempre più numerosi Comuni, Enti territoriali e Gruppi di Azione Locale, per l’integrazione sempre migliore tra attività di animazione territoriale e Festival Europeo delle Vie Francigene, ma direi soprattutto per questioni di vocazione territoriale: la Puglia, in fondo, è un lembo di terra immerso nel Mediterraneo, con una storia densissima di incontri tra popoli e genti che oggi diventa un’eredità straordinaria da condividere con i visitatori e – in particolare – con l’umanità che si riscopre e si ritrova nei gesti quotidiani e semplici del Cammino.
Ci piace pensarci come una sorta di “ponte” con le altre sponde del Mediterraneo: un crocevia naturale di diversità con spiccate doti di accoglienza, di incontro e di dialogo. Che si tratti di percorrere lentamente i territori ampi e plurali di Puglia, a piedi o in bicicletta, o anche semplicemente di condividere il momento del convivio, seduti alla tavola di una masseria, all’ombra di un ulivo millenario, pensiamo che l’accoglienza autentica e genuina del nostro tessuto ancora ampiamente rurale, poco antropizzato, possa regalare emozioni altrove inarrivabili.
La Regione, per tramite della sua Agenzia Pugliapromozione, ha inteso investire il proprio Progetto di Eccellenza Turistica, cofinanziato dal Ministero della Cultura e del Turismo, per iniziare la infrastrutturazione, messa in sicurezza e segnaletica, del primo tratto pugliese delle Vie Francigene, sui Monti Dauni: saranno i primi 45 km di percorso completamente attrezzati, sui valichi appenninici e verso la grande piana del Tavoliere.
2) In Puglia passano altri itinerari storici, culturali e religiosi, come la via micaelica, ad esempio. Il progetto della VF come si inserisce in questo fascio di strade e, di fatto, come è possibile creare concrete sinergie?
La posizione della Puglia, propaggine estrema del grande Itinerario Culturale Europeo con il Santuario di Santa Maria di Leuca – il “finisterrae” italiano – è strategica da millenni, ben prima che l’impero romano eleggesse i suoi porti a corsia preferenziale dei viaggi verso Oriente. E’ quindi naturale che, nel tempo e con diverse stratificazioni, si siano sovrapposti percorsi di storia e di culture che hanno disegnato una mappa molto ricca. Penso all’Appia Antica, alla Via Traiana, certamente alla Micaelica, ma anche alla Litoranea, alla Aecas-Sipontum (Beneventum), alla Herculea, alla Egnazia, alla Calabria, alla Leucadense: tutte strade che raccontano la nostra storia, come anche i Tratturi della Transumanza, solo per citare altre “green road” che oggi si possono felicemente ed efficacemente intersecare con i tracciati principali delle Vie Francigene.
Le sinergie più concrete si trovano sui territori, dove un partenariato sempre più ampio di soggetti – istituzionali, profit e non profit – hanno dato vita a progetti comuni, con un raggio d’ampiezza che coinvolge la vicina Basilicata e guarda con attenzione alla Campania, al Molise, al Lazio e all’Abruzzo. Ma anche alla Calabria e soprattutto alla Sicilia, dove le Vie Sacre stanno assumendo un ruolo decisamente importante nella ricostruzione di un tessuto d’offerta turistica diffuso, destagionalizzato e sostenibile, imperniato sulla mobilità lenta e sui valori condivisi dalle comunità locali.
3)La Puglia ha aderito con convinzione dal 2011 ad AEVF, con l’auspicio di favorire l’implementazione ufficiale del percorso europeo verso Sud. L’obiettivo principale rimane quello di inserire il progetto all’interno di una dimensione internazionale, che lega idealmente il Kent alla Puglia in un asse di 2500 km, aprendo l’orizzonte verso il Mediterraneo. Come affrontare questa sfida, in collaborazione con istituzioni università e associazioni?
E’ stato compiuto un grande lavoro di analisi e di sintesi, che ha avuto come fondamenta i saperi residenti negli Atenei pugliesi e meridionali, con il supporto dell’Associazione Europea e l’assistenza tecnica di autorevolissime organizzazioni, quali Civita e la Società Geografica Italiana.
Dal 2010, un’importante azione di “scouting” e diffusione dei risultati è stata condotta sui territori, spesso ricorrendo a formule informali e partenariati costituiti enti e associazioni locali, che lentamente hanno finito per costituire l’ossatura della rete regionale (e interregionale) che oggi si presenta così ampia.L’obiettivo rimane quello stabilito nel 2012 presso l’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali di Lussemburgo, dove ci recammo con il presidente Massimo Tedeschi per incontrare la direttrice, Penelope Denu: da allora, abbiamo seguito passo dopo passo le procedure che ci erano state illustrate, fino a giungere ad oggi, vigilia della presentazione del dossier di candidatura per l’allungamento del Grande Itinerario fino a Brindisi, magari anche fino a Otranto e Leuca, attraverso due direttrici fondamentali: ripercorrendo la via Traiana, con riferimento anche alla via dell’Arcangelo, verso la Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo, e dall’altra lungo i percorsi dell’Appia Antica.
Un passo importante, senza alcun dubbio, è l’investimento nel capitale umano: la creazione di un Master sugli Itinerari Culturali Europei presso l’Università di Foggia, insieme ai corsi sviluppati dal Consorzio Universus e quelli organizzati da “Francigena Academy” con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e della Facoltà Teologica Pugliese, sono destinati a produrre risultati importanti.
Per il futuro prossimo, confido molto nell’apertura di una sede AEVF nell’ambito di Regione Puglia: non soltanto un ufficio amministrativo di supporto agli Enti Locali ma un vero e proprio volano per tutti i portatori di interesse delle Vie Francigene: associazioni, cooperative, pro loco, fondazioni, diocesi, parrocchie, gruppi di azione locale e altre vivaci realtà territoriali.
4)Il modello di riferimento per lo sviluppo delle infrastrutture legate alla francigena rimane il master plan della regione Toscana? Quali iniziative può mettere in campo la Puglia lungo i suoi 400km?
Il modello di riferimento è certo necessariamente la Toscana, regione di assoluta leadership francigena. Non tanto e non soltanto per averci creduto tanti anni fa, fruendo della visibilità indotta dal progetto in questi vent’anni dal riconoscimento del 1994, ma soprattutto per le azioni attuali: la pianificazione del Master Plan è già di per sé un modello, ma la sua attuazione era tutt’altro che scontata, mentre oggi possono assistere con orgoglio le centinaia di migliaia di presenze che si manifestano lungo percorsi sicuri, infrastrutturati, segnalati e promossi.
Con il Progetto di Eccellenza, Regione Puglia ha attinto a quelle esperienze e cercato di innestare le competenze locali, in particolare quelle eccellenti presenti nell’Ente Provincia di Foggia. Ma la vera sfida, oggi, è rappresentata dall’idea di un Master Plan europeo, che uniformi e coordini gli interventi da Canterbury alla Puglia, magari persino a Gerusalemme.
C’è una grande disponibilità degli amici e colleghi toscani a confrontarsi con noi e con qualunque altro territorio intenda investire seriamente sulle Vie Francigene, con la piena consapevolezza che siamo tutti modesta parte di qualcosa di più grande e più importante, che non si misura con i confini amministrativi o geopolitici.
5)Il festival Michaelic, alla prima edizione, sta ottenendo ottimi riscontri in termini di partecipazione, visibilità e qualità delle proposte. Cosi come sorprende il dinamico tessuto imprenditoriale locali che sta sostenendo questi progetti attraverso reti di impresa. Il binomio pubblico-privato a sostegno della Francigena e della cultura sta funzionando?
Siamo soltanto all’inizio. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, direi che stiamo assistendo a un’alba radiosa.Il Festival Michaelic è terminato dopo aver realizzato più di 40 eventi in oltre 50 località diverse, tra Puglia e Basilicata, coinvolgendo un partenariato con decine e decine di interpreti territoriali – pubblici e privati – che hanno scommesso in questa edizione “zero” con entusiasmo e senza badare al ritorno immediato del loro investimento. E’ stato quindi un successo straordinario – per alcuni versi inaspettato – aver superato le centomila presenze in sole 6 settimane. Ora si è manifestato anche l’interesse dei Tour operator, che guardano alla prossima edizione con l’intento di realizzare pacchetti di offerta su misura.
Credo che il successo dell’iniziativa risieda in tre ingredienti principali: la resa coerente di mondi ed eventi che già condividevano un’ispirazione e dei valori di fondo, ma che fino a ieri non dialogavano (musica, spettacolo, teatro, rievocazioni storiche, arti varie, escursioni, cammini, visite guidate, mostre, ecc.). Il cartellone unico ha stimolato appartenenza, fidelizzazione e cooperazione: tutti elementi fondamentali nella creazione di circuiti di qualità.
Altra motivazione, l’ampiezza territoriale: quando la motivazione è elevata, le persone non temono di sfuggire all’ombra del campanile ma sono disponibili a muoversi, a mettersi in cammino, a incontrare situazioni diverse, inusuali e inconsuete, con grande curiosità.
Da ultimo, ma non meno importante, l’adesione al Festival Europeo delle Vie Francigene: essere parte di un programma di dimensione europea è già di per se stimolante, poi molti nostri organizzatori di eventi e direttori artistici hanno avuto modo di conoscere il coordinatore Sandro Polci che – unendo qualità umane straordinarie a grandi competenze – è riuscito ad elevare il livello di ciascuna iniziativa senza urtare le suscettibilità dei singoli.
Insieme all’evento “Vie Sacre Experience”, che nel 2015 giungerà alla quinta edizione, Michaelic può già di buon grado meritarsi un ruolo di catalizzatore delle energie presenti nei territori ampi e plurali del Mezzogiorno nostro Bel Paese, in un percorso realmente euromediterraneo.