Il rapporto “Turismo dei cammini. Promozione dello sviluppo regionale” pubblicato a fine gennaio dall’ Organizzazione Mondiale del Turismo presenta esempi di turismo a piedi (la Via Francigena è una delle buone pratiche incluse) che possono servire come modello di riferimento per le destinazioni che sviluppano politiche territoriali sul turismo slow a livello regionale.
Quello dei cammini è oggi uno dei modi più popolari per vivere a pieno una destinazione. Permette ai turisti di interagire meglio con la popolazione locale, la natura e la cultura. Soddisfa anche la crescente domanda di attività all’aria aperta. Il turismo a piedi può essere sviluppato ovunque come offerta di turismo sostenibile con un investimento relativamente piccolo ma con un elevato ritorno sociale ed economico per residenti e turisti, ovviamente se esso viene adeguatamente sviluppato e gestito.
Il rapporto dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) sottolinea il ruolo delle partnership ed il coinvolgimento degli attori locali nello sviluppo e nel mantenimento dei cammini per lo sviluppo regionale, considerando che residenti e turisti finiscono per condividere beni comuni creando, a volte, anche potenziali conflitti. Pertanto, l’inclusione della popolazione locale nella catena all’interno del turismo slow è necessaria per far crescere le opportunità legate allo sviluppo regionale.
La crescente domanda di fruitori che vogliono “vivere” una destinazione in modo autentico e la crescente popolarità del turismo attivo, rendono i cammini sempre più rilevanti al di là delle attività di escursionismo, mostrando una destinazione nel suo complesso, compresa la cultura e la natura locale.
L’Associazione Europea delle Vie Francigene ha contribuito a fornire informazioni ed ha collaborare alla realizzazione di questo studio che include anche altre buone pratiche internazionali come i Sentieri escursionistici in Georgia, il Sentiero montano libanese, il Sentiero dello Shinetsu (Giappone), la Sierra Greenway (Spagna), il Sentiero Jeju Olle (Repubblica di Corea).
Il caso di studio della Via Francigena (pagg. 41-44) è incentrato sulla sezione italiana del sentiero, in particolare sull’esperienza della regione Toscana. All’interno dello studio sono evidenziate anche le buone pratiche AEVF nel campo della governance, della cooperazione interregionale e transnazionale, dell’approccio bottom-up lungo la Via Francigena.