Via Francigena

Fidenza

Fidenza

Fidenza sorge sulla sponda destra del torrente Stirone, nell’alta pianura parmense, dove la via Emilia attraversa il torrente. È la seconda città della provincia di Parma e un importante crocevia commerciale, grazie alla sua posizione strategica.

L’Assetto urbanistico nel corso del tempo

Epoca medioevale

Dalla fine del IV secolo d. C. non si hanno più notizie relative all’assetto urbano dell”abitato a causa di un vuoto documentale che si protrae dall’età tardo antica al IX secolo. Solo nelle “passio” di San Donnino si ritrova descritto questo centro; fonti non troppo attendibili per la loro impostazione leggendaria, ma utili a capire il passaggio dal toponimo di Fidentia a quello di Borgo San Donnino, dato in onore del Santo – qui martirizzato e venerato.

Fino agli inizi del XII secolo il nucleo principale dell’abitato è quello sviluppatosi attorno alla chiesa di San Donnino compreso tra il Torrente Stirone e il Venzola, suo affluente. Dal XII secolo l’insediamento di Borgo San Donnino è strutturato in due zone morfologicamente diverse tra di loro: un nucleo circolare ad ovest di inconfondibile matrice medioevale, con isolati e stretti vicoli concentrici al Duomo ed in parte alla chiesa di San Pietro, chiamato Castrum Burgi Sancti Domnini o Castrum Vetus; il nucleo est presenta una maglia ortogonale all’asse viario della via Claudia/Emilia (oggi Berenini), retaggio della regolarità dell’impianto romano.

Epoca farnesiana

La forma perimetrale del territorio urbano di Borgo San Donnino cambia radicalmente con la costruzione della nuova cinta murata farnesiana dalla conformazione ettagonale. Progettata dall’urbinate Francesco Paciotto secondo i canoni militari del periodo, ingloba, senza modificarne la forma, l’abitato esistente e le zone agricole ad esso circostanti.

L’appalto per questa nuova fortezza è bandito nel 1557; l’anno successivo il Paciotto redige un primo progetto modificato nel 1574. Le mura a sette bastioni vengono iniziate nel 1575 e portate a termine nel 1590. Invariato rimane l’ingresso dalla torre di San Donnino, mentre viene realizzata una nuova porta di San Michele. Durante questi lavori vengono definitivamente demolite le mura viscontee.

Al loro posto sono edificate delle case a “schiera” che ne seguono l’andamento. Seguendo i voleri della corte spagnolale mura farnesiane hanno vita breve.

Epoche borbonica e francese

L’assetto urbano di Borgo San Donnino non si modifica durante il periodo della dominazione borbonica (1731-1802), durante il quale sono quasi completamente assenti gli interventi pubblici a livello edilizio. Il centro della città si focalizza nella attuale piazza Garibaldi, collegata con la nuova Posta dei Cavalli edificata dietro al Monastero dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista.

Durante la dominazione francese (1802-1847) nel territorio cittadino persistono i poli di aggregazione consolidatisi nel passato: le chiese di San Donnino, San Pietro, Santi Giovanni Battista ed Evangelista e Santa Maria della Rocca. Il tessuto edilizio mantiene la sua conformazione medioevale, concentrico nella zona corrispondente al Castrum Vetus e ortogonale nella zona del Burgo Novo.

Sotto il governo di Maria Luigia (iniziato nel 1814 dopo quello napoleonico) si fanno importanti opere viarie: il ponte in muratura sullo Stirone, la canalizzazione dei torrenti e le strade che collegano Borgo San Donnino a Salsomaggiore e Tabiano. Nel 1847, come si nota nelle fonti cartografiche, l’assetto urbanistico generale è quello formatosi durante le dominazioni viscontea e farnesiana, minimamente alterato nei secoli successivi.

Epoca post-unitaria

Durante i primi decenni del XX secolo iniziano i cambiamenti significativi della forma urbana di Fidenza. A nord il nuovo confine della città è imposto dalla linea ferroviaria Milano-Bologna, con la conseguente espansione dell’abitato principalmente verso sud ed in forma disomogenea. Tra il 1920 e il 1940 il tratto urbano della via Emilia viene deviato al di fuori del Castrum romano.

I bombardamenti del 2 e 13 maggio 1944 abbattono o danneggiano un’altissima percentuale del patrimonio edilizio (75%) sia storico che residenziale (268 abitazioni distrutte, 543 con danni gravissimi e 79 strade interrotte). Nel primo dopoguerra, 1946, viene varato un piano di ricostruzione redatto dall’ing.

Cesare Chiodi, che, come tutti i piani redatti all”epoca, ignora e nasconde le matrici morfologiche caratteristiche dell’abitato di Fidenza consolidatesi nei secoli, inserendo nuove tipologie edilizie e nuove forme urbane.

Storia

Epoca Pre-romana
Reperti appartenenti alla fine del Paleolitico inferiore sono stati individuati solo in zona pedemontana; assenti sono invece, nel territorio comunale, ritrovamenti databili Mesolitico.

Reperti molto importanti, venuti alla luce in località Casa Bruciata di Fornio, a pochi chilometri dal centro urbano di Fidenza, risalgono al Neolitico antico. Un insediamento del IV millennio a.C. è stato rinvenuto in località Vaio. I ritrovamenti confermano che il territorio fidentino è abitato fin dal quarto millennio a.C..

Nella media età del Bronzo il territorio fidentino è caratterizzato dalla presenza delle terramare; in pianura le abitazioni sono su palafitte (come si nota a Castione dei Marchesi), in collina sono capanne.

Epoca Etrusca
Non si hanno reperti che diano indicazione del popolamento nel territorio in esame nel periodo tra il IX e il VI secolo a.C., mentre si sa che fra la metà del VI e il VII secolo la zona è popolata dagli etruschi, come testimonia l’abitato ritrovato a Cabriolo. Nel 1990 è stata scoperta la terramare di Case Nuove di Siccomonte dove gli scavi realizzati dalla Soprintendenza Archeologica hanno portato alla luce ceramiche attiche: la maggior parte dei frammenti appartengono a kylikes o a coppe e a skypoi. Questo ritrovamento ha portato alla modifica di alcune attuali ipotesi sull’espansione degli Etruschi a nord dell’Appennino, confermando la veridicità dell’affermazione liviana circa la presenza della popolazione nell’Emilia Occidentale.


Epoca Gallica
Nel secolo successivo la zona fidentina è invasa dai Galli che vincono gli Etruschi e con loro inizia un periodo storico poco documentato. Quando i Galli Anani si insediano nel territorio corrispondente, secondo gli storici, all’attuale Fidenza fondano un Castellum lungo la strada di maggiore traffico a cui danno il nome di Vicumvia. Il fortilizio è conquistato nel 224 a.C. circa dai Romani e subito distrutto dai Cartaginesi diretti a Roma. Vicumvia viene ricostruita dal console romano Valerio e dal proconsole Camillo Furio e chiamata, in onore di questi ultimi, Valfuria.


Epoca Romana
Lungo la via consolare Emilia, costruita nel 187 a. C., è fondata in data imprecisata tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del I secolo a.C., Fidentia, ovvero l’attuale Fidenza. Fidentia nasce dallo sviluppo di un agglomerato preesistente come luogo fortificato a controllo del passaggio sul torrente Stirone. Fidentia, nome augurale, è tipico della toponomastica del II secolo a.C.

Nell’ 82 a.C., anno in cui compare scritto per la prima volta il nome dell’abitato, Fidentia è testimone del suo primo evento storico importante: la guerra tra le truppe di Silla e quelle di Mario, notizie della quale sono riportate da Tito Livio, Plutarco e Velleio Patercolo.

Nel 41 a.C., nella guerra tra Marc’Antonio e Ottaviano, Fidentia viene completamente distrutta. Ottaviano, fattala ricostruire, la chiama Fidentia Julia in memoria di Giulio Cesare, la erige a colonia e le da’ la cittadinanza romana.

Forse nel I secolo a. C., Fidentia diviene municipio acquistando l’autonomia amministrativa. Plinio il Vecchio cita Fidentia come municipia dell’VIII regio dell’impero romano in età augustea. Il I ed il II secolo d.C. vedono il periodo di maggior ricchezza della città riflesso anche nelle forme artistiche con la produzione di oggetti di pregio tra i quali pavimenti a mosaico.

Forse nel II secolo d. C. per la città inizia un periodo di crisi economica che culmina nel III secolo d. C. con la perdita del titolo di municipio. Agli inizi del 200 d.C. nell’Itinerarium Antonini Fidenza è indicata come Fidentiola (diminutivo di Fidentia) Vicus a dimostrazione della perdita dello status di città, situazione ribadita un secolo dopo nell’Itinerarium Hierosolimitanum dove viene citata come mansio Fidentiae, ovvero stazione di pernottamento.

In età tardo antica/alto medioevale non esiste più la città romana Fidentia, ma un piccolo borgo indicato solamente con il toponimo del torrente Stirone.

Durante la dominazione romana si verifica uno degli episodi più importanti della vita religiosa di Fidenza: il martirio di Donnino (293 d.C.). Avvenimento che influenzerà lo sviluppo futuro della città.

Il patrono: San Donnino Martire San Donnino nasce verso la metà del III secolo d. C.. L’alto grado raggiunto alla Corte imperiale fa presumere che le sue origini siano romane.

Uomo degno di grande stima e fiducia viene insignito dell’ufficio di ”cubicularius”, cioè Maestro di Camera, custode della corona imperiale (che Donnino deve porre sul capo dell”imperatore Massimiano nelle feste e nei momenti solenni della vita dell”Impero).

Nei ranghi dell’esercito dell’imperatore sono arruolati anche giovani cristiani mal visti dal monarca che vede nella Fede cristiana un fattore di instabilità per l’Impero.

Per evitare lo sterminio i soldati decidono di lasciare l’accampamento e di recarsi dalla Germania a Roma, città ritenuta più sicura; fra questi è anche Donnino. Massimiano da’ ordine di inseguire i fuggiaschi, processarli sul luogo della cattura e di punire i rei con la decapitazione.

Donnino ed i suoi compagni arrivati in Italia si dirigono a Roma lungo la via Emilia, superate le città di Milano e Piacenza sono raggiunti in prossimità del torrente Stirone, al limitare di un abitato chiamato Fidentia. Donnino viene decapitato; la storiografia indica che è il 9 Ottobre dell”anno 293 d.C.. Si narra che Donnino, dopo la decapitazione, raccogliesse il suo capo e con questo tra le mani attraversasse il Torrente Stirone; dopo il fatto miracoloso si sarebbe adagiato nel luogo in cui ora si trova il Duomo.

Le sacre reliquie sono, oggi, raccolte in un”urna di cristallo e argento, posta sotto l’altare della Cripta della Cattedrale.


Il Medioevo

Epoca Bizantina
Tra il III ed il IV secolo d. C. l’Italia è sconvolta dalle invasioni barbariche; Fidenza, durante la guerra tra Goti e Bizantini, subisce una delle sue tante distruzioni riducendosi ad un piccolo villaggio denominato semplicemente Borgo, come testimoniano i codici Carolingi che descrivono la passio di San Donnino. Il borgo diviene un centro bizantino fortificato, conquistato poi dai Longobardi.

Epoca Longobarda
Durante la dominazione longobarda Borgo diventa capoluogo pievano; è una pieve insigne perché luogo fortificato e ubicato all’inizio della strada transappenninica di Monte Bardone. Monte Bardone (da Mons Langobardorum cioè il Monte dei Longobardi, l’odierno passo della Cisa) è l’unico valico appenninico in territorio Longobardo, gli altri sono in territorio bizantino.

In questo periodo continue sono le lotte fra Parma e Piacenza per il possesso del territorio borghigiano, luogo di passaggio dell’importante strada del sale, il borgo è più volte saccheggiato e devastato da invasori e dominatori stranieri.


Epoca Carolingia
Il regno longobardo finisce nel 774 con la cacciata di questo popolo per opera di Carlo Magno. L’imperatore dona beni alla Chiesa di Borgo, amplia la cappella di San Donnino e fa una dedica alla Chiesa del Martire favorendone così la diffusione del culto Nel 900 gli Ungheri invadono il territorio borghigiano distruggendo e uccidendo senza pietà. Dall’anno 1000 nel paese, già appellato Borgo San Donnino, ha sede un grande mercato presumibilmente ubicato nell’attuale piazza Garibaldi. Dal 1095 al 1101 la fortezza di Borgo diviene la residenza di Corrado, figlio di Enrico IV di Germania, proclamato re d’Italia, e di conseguenza Borgo è la capitale d’Italia, anche se non quella ufficiale.

Nel 1108 l’abitato viene completamente demolito dai parmigiani perché i suoi cittadini non vogliono sottomettersi al Vescovo di Parma. Bisogna ricordare che Borgo San Donnino è più volte distrutto durante le guerre fra le due città di Parma e Piacenza per il possesso del suo territorio che è di confine ed è economicamente ricco per le saline di Salsomaggiore. Nel 1136 l’imperatore Lotario II di Baviera stabilitosi nel borgo lo dona ai Parmigiani, ma al suo rientro in patria, due anni dopo, i Piacentini riconquistano Borgo, che nel 1152, dopo l’ennesima distruzione dell’abitato, ritorna ai loro nemici.

Federico I di Svevia, il Barbarossa, è uno dei protettori di Borgo San Donnino. Nel 1162 privilegia la chiesa con un diploma e rende il borgo indipendente sia da Parma che da Piacenza. Nel 1188 nella chiesa di San Donnino viene stipulato il Trattato di Pace tra Piacenza e Parma. Il 30 luglio 1195 a Borgo San Donnino avviene un altro episodio storicamente importante: nel Monastero di San Giovanni si rinnova l’alleanza stipulata dalle città della Lega Lombarda (nata a Pontida nel 1167 in opposizione al Barbarossa) contro gli oppressori stranieri (in questo frangente contro Arrigo VI). La pace tra questi ultimi è stretta a Costanza nel 1185. Enrico VI, figlio del Barbarossa, vende Borgo San Donnino ai Piacentini nel 1191; 5 anni dopo Borgo è posto sotto la protezione personale del Papa Celestino III che scrive ai Vescovi delle Diocesi confinanti di prodigarsi per evitare inutili distruzioni al borgo protetto che però ripassa sotto i Parmigiani l’anno successivo.

Nel 1199 si riapre il conflitto tra Parma, Piacenza ed i loro alleati, conclusosi tre anni dopo con la firma della Pace di Alseno.

Nel 1215 il piccolo Borgo riceve la visita di San Francesco che qui compie il miracolo della moltiplicazione dei pani. Dopo un altro periodo di lotte la pace è ripristinata da Federico II che nel 1221 rende autonomo il borgo ponendolo sotto la sua protezione; è forse in questa occasione che la figura dell’aquila imperiale viene inserita nello stemma cittadino.

Cinque anni dopo l’Imperatore dimora per tre mesi a Borgo San Donnino definendo i confini del territorio.

Borgo perde di nuovo la sua autonomia e diviene signoria dei Pallavicino con Oberto II ventotto anni dopo. I Parmigiani, nemici di Oberto, nel 1268 stringono d’assedio il borgo, ove si è ritirato Oberto, e alla sua resa radono al suolo l’abitato disperdendo gli abitanti nel territorio circostante. Conseguentemente vengono sospesi i lavori (iniziati nel 1101) alla chiesa di San Donnino che non saranno più ripresi. I Parmigiani, nel 1275, vengono costretti a riedificare l’abitato entro i successivi tre anni. Dieci anni dopo Borgo è di nuovo repubblica e promulga il suo Statuto. Notevole sviluppo ha nel 1300, anno del Giubileo, con l’affluire dei pellegrini diretti a Roma che sostano al Santuario del Santo Taumaturgo Donnino.

In ventotto anni, dal 1308 al 1336, Borgo San Donnino passa di proprietà più volte: dai Signori di Parma a quelli di San Secondo, poi ai Visconti di Milano che la donano al Papa, per poi tornare ai Rossi di San Secondo ed infine ai signori di Milano.

Dominazione Viscontea
Nel 1336 Azzo Visconti conquista Borgo per il quale finisce l’epoca comunale ed inizia la dominazione dei Signori di Milano. La dominazione Viscontea è di carattere militare; Borgo San Donnino ha solo funzioni amministrative e vive un periodo di pace e benessere. I Borghigiani contribuiscono con le loro offerte alla costruzione del campanile del Duomo di Milano.

Barnabò tra il 1354, anno in cui viene terminato il palazzo comunale, e il 1366 fa ricostruire le mura del borgo (delle quali oggi resta la torre della porta San Donnino). Durante questa dominazione vengono erette la villa dello stesso Barnabò, la rocca (colpita dai bombardamenti del 1944 è demolita nel dopoguerra), la chiesa dei Frati Francescani (inaugurata nel 1393, non più esistente), il monastero di San Bernardo e la piazza circondata da portici.

Dopo un ventennio si ha un blocco nel campo artistico a causa delle forti tasse imposte dai Visconti.

Alla morte di Gian Galeazzo Visconti comincia un periodo di contesa per il dominio di Borgo San Donnino da parte dei Rossi, dei Pallavicino e di Ottobono Terzi, vincitore nel 1407 e dominatore per un breve periodo. Di nuovo sotto i Pallavicino viene ceduto a Nicolo’ d’Este per poi ripassare ai Pallavicino, ai Visconti e agli Sforza (1449) ai quali resta fino alla fine del XV secolo. Nel 1499 il re di Francia si impossessa del ducato di Milano e quattro anni dopo investe di Borgo i Pallavicino. Nel frattempo il Vaticano riconosce la chiesa di San Donnino indipendente da qualsiasi diocesi.

I Pallavicino perdono il dominio del borgo per circa tre anni, dal 1512 al 1515, passato a Papa Giulio II.

Dominazione Farnesiana
Nel 1545 papa Paolo III crea per il proprio figlio, Pier Luigi Farnese, il Ducato di Parma e Piacenza inglobante il territorio di Borgo San Donnino. Tre anni dopo Borgo passa a Carlo V che nel 1556 ne fa dono ai Farnese pur restando Borgo infeudato ai Pallavicino, che lo vendono ai Farnese completamente nel 1580.

Sotto la dominazione di questi ultimi Borgo San Donnino viene arricchito con il Convento dei Frati Cappuccini sorto sull’area dell’odierno Parco delle Rimembranze e di una nuova cinta muraria, un poligono di sette lati. La fortificazione del borgo, ubicato in una posizione strategica lungo una importante via di comunicazione, non viene ben vista da Carlo V che ne decreta la demolizione. Il 1601 vede l”erezione di Borgo San Donnino a Città e la Chiesa di San Donnino a Vescovado. La prima metà del XVII secolo è un periodo piuttosto sventurato che vede guerre, carestie e la peste del 1630. Durante la peste le due zone di Borgo, quella di San Donnino e quella di San Michele, vengono divise da un muro che attraversa tutto il centro abitato per evitare la diffusione del morbo nella parte orientale più sana. Nel lazzaretto di Sant’Antonio vengono accolti e curati gli appestati. Cinque anni più tardi, come ex voto, viene eretto l’oratorio del Pilastro andato distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Altri sono i monumenti eretti in quest’epoca, alcuni dei quali scomparsi in epoche successive: la chiesa di San Pietro Apostolo (1602) e l’annesso convento, la chiesa della Beata Vergine dello Stirone (1599) demolita nel secolo scorso durante i lavori di rettifica della via Emilia, il Seminario Vescovile (1690) distrutto dalle bombe della seconda guerra mondiale, il collegio dei Padri Gesuiti, il palazzo delle Orsoline, la chiesa di Santa Maria e altre chiese nella diocesi. Borgo resta sotto i Farnese fino al 1731 quando, con la morte del duca Antonio, si estingue la casata.

Dominazione Borbonica
Con la fine della dinastia dei Farnese il ducato passa a Don Carlo di Borbone figlio del re di Spagna e di Elisabetta Farnese. Anche in questa occasione Borgo chiede l’indipendenza dai Borbone, ma ancora una volta vede negata la sua richiesta. A Don Carlo succedono nel 1748 il fratello Don Filippo e nel 1765 il duca Ferdinando.

Durante la dominazione borbonica Borgo vive un periodo di arretratezza sia economica che sociale nonostante gli sforzi del ministro Du Tuillot che tenta di risollevarne le sorti.

Figure di spicco della nobiltà del tempo sono Enrichetta d’Este e il marito Leopoldo d’Assia Darmstad (rispettivamente nipote e cugino dell’Imperatore d’Austria) che stabiliscono la loro residenza nella Rocca di Borgo San Donnino dove ospitano anche Carlo Goldoni.

Nel 1768 vengono espulsi i Gesuiti, con la conseguente chiusura del loro collegio il borgo rimane senza istruttori scolastici. Dieci anni dopo il Du Tuillot espelle anche gli altri ordini religiosi nella lotta contro le loro esenzioni fiscali, aggravando ancor di più la situazione sanitaria (gli ospedali borghigiani sono retti da religiosi) e quella economica. Nel 1779 il Vescovo Garimberti riunisce i beni degli ospedali esistenti e con il lascito dei coniugi Cornini Malpeli erige il nuovo ospedale cittadino, migliorando la situazione sanitaria della popolazione. Gli ultimi decenni del secolo vedono il ritorno degli ordini religiosi e il completamento di alcuni dei loro cantieri.

Alla morte del duca Ferdinando di Borbone nel 1802 Borgo San Donnino cade sotto il dominio dei Francesi.

Dominazione Francese
Con l’arrivo dei Francesi la situazione di Borgo San Donnino cambia profondamente, poiché il modello politico si basa sul sistema delle repubbliche francesi. Dopo la soppressione degli ordini religiosi secondo l’editto napoleonico i conventi diventano sede di altre istituzioni: nel convento degli Agostiniani si insedia la Sottoprefettura, nei conventi dei Gesuiti e delle Orsoline trovano posto i locali di un ospizio per mendicanti. Al comune vengono donati i monasteri dei Cappuccini e dei Minori, il Prato della Fiera e della Posta.

Il governo francese apre una scuola per le Arti e i Mestieri, da’ nuova vita ai commerci e all’agricoltura, aiuta i calzolai e limita il numero delle osterie cittadine. A Borgo, elevato a capoluogo di circondario, trova sede anche il Tribunale. Nel 1813 vengono iniziati i lavori per la costruzione del nuovo teatro comunale. In poco più di dieci anni i conti delle casse comunali, dalla situazione disastrosa del dominio Borbonico raggiungono l”attivo. Numerosi sono i borghigiani che prendono parte alle guerre napoleoniche.

Al Governo francese nel 1814 si sostituisce quello di Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone, che porta a Borgo San Donnino un momento di prosperità all’interno del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla.

La duchessa favorisce la pubblicazione dell'”Enciclopedia Metodica delle Belle Arti” redatta dal borghigiano abate Zani, dona le sorgenti di Tabiano agli ospizi di Borgo San Donnino e fa costruire il ponte sul torrente Stirone.

Alla morte di Maria Luigia nel 1847 ritornano i Borbone.


Periodo Post-Unitario

Risorgimento
Il nuovo governo dei Borbone non è positivo per Borgo San Donnino: Carlo II è un principe incapace e inviso ai cittadini, suo figlio Carlo III, megalomane e dissoluto, è assassinato nel 1854.

Durante il governo Borbonico scoppiano i moti risorgimentali. Alla prima guerra di indipendenza partecipano una trentina di borghigiani tra cui Vito Aimi caduto in battaglia; i loro sacrifici vengono elogiati da Vincenzo Gioberti in visita alla città nel maggio del 1848.

Il 16 giugno il ducato di Parma pubblica la sua annessione al Regno sardo. Sconfitti i piemontesi il generale D’Aspre, entrato in Borgo con la cavalleria ungherese, fa abbassare i tricolori, ma i borghigiani già in fermento si ribellano.

Alla seconda guerra di indipendenza (1859) partecipano ottanta volontari borghgiani; nel giugno di quell’anno il comune di Borgo San Donnino delibera il suo ingresso nel Regno d’Italia, il primo sindaco è Giacomo Ronchei. Numerosi cittadini di Borgo San Donnino partecipano alla spedizione dei Mille.


Unità d’Italia
Dopo l’annessione al Regno d’Italia si tenta di risollevare le sorti economiche della cittadina la cui popolazione si trova disoccupata e nella miseria. Nel 1868 è aperta la biblioteca, due anni dopo le Scuole Tecniche, un asilo e scuole nelle frazioni. Dopo le manifestazioni contro la tassa sul macinato (1870) viene inaugurata la Camera del Lavoro (1897). Borgo si avvia verso la ricostruzione del suo apparato economico e produttivo.

Nel 1878 viene edificato l’attuale convento dei Cappuccini e tre anni dopo il Collegio dell’Angelo delle Suore Orsoline poi sede dell’Ospedale cittadino.

XX secolo
La Prima Guerra Mondiale vede attivi anche i borghigiani, i caduti sono 252.
Anche a Borgo San Donnino si costituisce il fascio di Combattimento del Partito Fascista. Nel 1927 Borgo San Donnino riprende il nome romano di Fidenza.

Terribili sono le devastazioni causate dai 48 bombardamenti aerei subiti dalla città durante la Seconda Guerra Mondiale; i peggiori sono quelli del 2 e del 13 maggio 1944 che privano della vita circa 160 persone e causano enormi perdite nel patrimonio edilizio. Miracolosamente la Cattedrale rimane intatta, altri monumenti subiscono pochi danni mentre alcuni vengono irrimediabilmente persi. Il dopoguerra vede i cittadini impegnati nella ricostruzione della città e delle sue industrie. Nel 1960 riceve la medaglia di bronzo al valor civile.

Come raggiungere il Comune

In auto: Autostrada A1, uscita Fidenza, S.S. n° 9 Via Emilia

In treno: Stazione di Fidenza sulle linee Milano – Bologna, Milano – Livorno, Cremona – Fidenza www.ferrovie.it/portale/orarioit.htm

In aereo: Aereoporto di Parma G. Verdi Sogeap s.p.a.; via dell’Aereoporto 44/a, 43010 Fontana (PR); Uff. prenotazioni: tel. 0521/9515 – Telex Sita PMFKKXH info@aereoportoparma.it

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