Via Francigena

Aosta

Aosta

La città di Aosta sorge a 583 metri sul livello del mare. Si trova al centro della valle che da essa prende il nome, in un vasto bacino, il più esteso della regione, il cui capoluogo è dominato da alti monti.

Centro storico cittadino

La visita prende avvio dall’Arco di Augusto, nei pressi del quale si trovano i resti di un ponte romano interrato in seguito allo spostamento dell’alveo del torrente Buthier, verificatosi nel medioevo a causa di numerose inondazioni. Dalla Piazza Arco d’Augusto si imbocca la via sant’Anselmo, così chiamata perché secondo la tradizione nell’edificio che occupava la sede della residenza cinquecentesca dei nobili Favre, al numero civico 66, sarebbe nato il santo e filosofo Anselmo d’Aosta, arcivescovo di Canterbury (1033-1107). A metà circa della strada, sulla destra, si apre il percorso che conduce alla Collegiata di Sant’Orso. Di fronte alla Collegiata, nei sotterranei dell’’ex-Chiesa di San Lorenzo, si possono visitare gli scavi di una basilica paleocristiana del V secolo.

Ritornando sui propri passi, si riprende la via sant’Anselmo percorrendola sino alla maestosa Porta Praetoria, fiancheggiata dalla Tour de la Trinité, del XII secolo, a lato della quale una via sterrata conduce al Teatro Romano, affiancato a est dalle mura del I secolo a.C., caratterizzate dalla presenza di alcuni interessanti edifici medievali e cinquecenteschi; la Tour Fromage, oggi trasformata in elegante sede espositiva, affiancata dall’Hotel des Monnaies, antica zecca del Ducato di Aosta e dalla casa dei nobili Tollen; e la Tour du Bailliage, dimora dei balivi che governarono la Valle d’Aosta in nome dei Savoia dal XIII al XVIII secolo. Qui si scorge il piccolo campanile romanico del Convento di santa Caterina, che accoglie i resti dell’Anfiteatro romano. Uscendo dal teatro, verso ovest, si imbocca la breve via Xavier de Maistre seguendola sulla destra sin all’incrocio di via Monsignor De Sales (che si prende a sinistra, costeggiando l’alto muro) e, poco oltre, lasciando a sinistra il Palazzo episcopale, il cui aspetto attuale risale ai secoli XVII-XVIII, si raggiunge la Cattedrale di Notre-Dame.

Su un lato della piazza, l’area verde che segna il livello del terreno in epoca romana costituisce l’accesso del Criptoportico che circondava l’area sacra del Foro Romano. Proseguendo fino alla fine la via De Sales, in cui spicca il curioso Palazzo Nicole de Bard, si esce nella via Croix de la Ville. Risalendola sulla destra si raggiunge piazza Roncas: a destra si erge la facciata neoclassica del Museo Archeologico Regionale, ospitato nelle sale del seicentesco Monastero della Visitazione. Di fronte, invece, è possibile ammirare il Palazzo Roncas. Continuando ancora verso nord, in Via Martinet, e girando sotto l’arco, si può visitare la Chiesa Parrocchiale di Saint-Etienne dal suggestivo interno barocco. Tornando sui propri passi, e continuando in linea retta, si incontra la Croix de Ville, eretta il 29 febbraio 1536. Si prosegue ancora sino all’incrocio con la via De Tillier, risalendo la quale si trova, sulla destra, la quattrocentesca cappella di San Grato, dal curioso campaniletto a vela dedicato al patrono della diocesi, un vescovo aostano del V secolo.

Poco oltre, imboccando via Gramsci, sulla destra, si raggiunge il moderno Palazzo della Regione. Mentre, girando a sinistra, si nota, dopo pochi metri, l’antico priorato di Saint Benin, caratterizzato da un elegante campanile del XII secolo e un’ampia chiesa seicentesca che ospita un prestigioso centro espositivo. Imboccata, a sinistra, l’Avenue du Conseil des Commis, si raggiunge piazza Chanoux, dominata dalla mole neoclassica dell’Hôtel de la Ville, sede del Comune dal 1839, e costruita nel 1730 per accogliere le sedute dell’assemblea degli Stati generali e del Conseil des Commis. Continuando per via Porta Preatoria, nel tratto finale è visibile Palazzo Ansermin, costruito all’inizio del settecento dai baroni di Nus. Superando la Porta Praetoria e ripercorrendo la via sant’Anselmo si torna al punto di partenza.

Intorno ad Aosta

Dalla piazza dell’Arco d’Augusto si imbocca il viale Garibaldi e si gira a destra in viale Carrel, costeggiando la cinta muraria romana che mantiene, qui, il rivestimento originale in blocchi di tufo. Di fronte alla stazione ferroviaria si trova la Tour de Pailleron, unico bastione romano ad aver conservato in gran parte l’aspetto originario. In viale Carducci si erge il Castello di Bramafan (XII-XIII sec.), residenza dei visconti d’Aosta, signori di Challant. In corrispondenza del bastione angolare delle mura si gira sulla destra in viale dei Partigiani, dove si scorge un altro edificio medievale: la Torre del Lebbroso, così chiamata in ricordo di un’infelice che vi fu rinchiuso alla fine del settecento e che ispirò allo scrittore savoiardo Xavier de Maistre il romanzo breve “Le lépreux de la cité d’Aoste”. Poco oltre, si svolta a destra nella piazza della Repubblica, dominata dalla bianca mole del Palazzo Littorio, tipico esempio dell’architettura fascista, quindi si gira a sinistra, imboccando la via Monte Solarolo, dove si ritrova la cinta muraria e dove sorge la Tour Neuve, costruita nel Duecento sul bastione angolare romano. Dalla piazza Salvadori, si sale sulla destra sino alla via Parigi (circonvallazione nord) che si traversa per imboccare la stretta strada della regione Riondaz: questa s’inerpica sulla collina fino a raggiungere la via delle betulle. Si svolta a destra e si cammina per circa 350 metri, fino all’incrocio con la strada della regione Bioulaz che si prende a sinistra. Al termine di questa strada si gira a destra nella via Coutumier, che schiude un ampio panorama su tutta la città e sulle montagne circostanti. Dopo circa un chilometro e mezzo, la via Coutumier sbocca sulla strada regionale per la frazione Excenex, e risalendola, facendo attenzione a svoltare a sinistra, si raggiunge in pochi minuti, dopo una serie di tornanti che offrono notevoli scorci panoramici, il villaggio di Arpuilles: un abitato costituito da antiche case rustiche, in parte riadattate, e da moderne villette, che si raccoglie intorno alla cappella di Santa Barbara, del XVIII secolo. Continuando lungo la strada regionale, si arriva alla frazione Excenex, dove sorge la settecentesca chiesa parrocchiale di San Nicola, restaurata nel 1950. Dal sagrato si imbocca, a destra, una strada in leggera discesa. Al primo incrocio si gira ancora a destra, scendendo, dopo qualche tornante, alla frazione La Ravoire; proseguendo si raggiunge, più in basso, la strada statale 27 del Gran San Bernardo. Si svolta a destra e si scende verso Aosta, scoprendo scorci naturalistici sul massiccio del Mont Emilius e, oltre il torrente Buthier, sulla collina della frazione Porossa. In località Signayes si incontra, sulla sinistra, la Chiesa parrocchiale di San Bernardo, decorata con affreschi rappresentanti i principali santi valdostani e con un pregevole altare barocco. Proseguendo, si raggiunge in pochi minuti la città, alla confluenza della strada del Gran San Bernardo (viale Ginevra) con la circonvallazione nord (Via Parigi). (tratto da “La Via Francigena”, a cura di Joseph Rivolin).

Storia

Ad Aosta le prime tracce di insediamenti umani risalgono al II millennio a.C. La scoperta di un’area megalitica a Saint Martin de Corléans, comprendente una necropoli risalente al neolitico finale, ha provato l’esistenza di legami etnici e culturali tra i primi abitanti della regione valdostana e quelli dell’attuale cantone svizzero del Vallese. Molto più tardi i Romani, reduci dalla guerre puniche, estesero il loro dominio alla regione padana e si scontrarono con le bellicose popolazioni alpine che riuscirono a sottomettere solo all’epoca dell’imperatore Augusto; fu allora che i Romani fondarono Augusta Pretoria”dal nome del loro imperatore, l’odierna Aosta. Le recenti scoperte delle vestigia di tre basiliche dei secoli IV e V testimoniano la precoce diffusione del cristianesimo in questa zona.

Della storia successiva della città non ci sono notizie certe si sa soltanto che Aosta e la sua valle fecero parte del Regno dei Goti all’inizio del VI secolo, in seguito vennero contese tra Longobardi e Franchi. Alla morte dell’ultimo imperatore carolingio, nell’888, Aosta entrò a far parte del Regno di Borgogna che cadde nel 1032. Aosta, in seguito, è stata sotto la sovranità dei conti sabaudi per nove secoli circa e, successivamente, è passata ai duchi di Savoia (1416) re di Sardegna (1720) e re d’Italia (1861-19467). Verso il 1191 uno di loro, il conte Tommaso I accordò ai cittadini di Aosta una carta di franchigie, ulteriormente accresciuta ed estesa a tutta la regione, che garantì ai valdostani secoli di libertà politiche e finanziarie. Il basso medioevo fu per Aosta e la valle un periodo piuttosto prospero, come attestano le numerose opere dei secoli XII e XV. Tra il XVI ed il XIX sec. le condizioni di vita peggiorarono soprattutto a causa della decadenza dei commerci e delle epidemie e della soppressione del regime politico autonomo.

L’acciaieria Cogne, aperta alla vigilia della prima guerra mondiale, ha condizionato in maniera determinante lo sviluppo urbanistico della città favorendo l’immigrazione di numerosi lavoratori da tutte le regioni italiane: tra il 1911 e il 1951, la popolazione è aumentata da 7000 a oltre 24000 abitanti e sono stati creati nuovi quartieri. A partire dagli anni Sessanta il boom economico ha creato le condizioni per un’ulteriore ondata immigratoria e per un’estensione a macchia d’olio dello spazio urbano.

La Valle d’Aosta si trova lungo il percorso della Via Francigena, l’itinerario medievale che i pellegrini provenienti dall’Europa occidentale percorrevano per giungere a Roma. In territorio valdostano erano numerosi gli ospizi che accoglievano i viandanti, lungo questa strada: fondati da enti ecclesiastici, da ordini cavallereschi o da personalità laiche, queste benemerite istituzioni rappresentavano una vera e propria catena della solidarietà, indispensabile in epoche nelle quali la sicurezza delle strade era un pio desiderio. L’ospizio valdostano più celebre, tuttora gestito da un collegio di canonici agostiniani, è quello del Gran San Bernardo, sul colle omonimo che segna oggi il confine tra Svizzera e Italia: fu fondato verso l’anno mille – secondo la tradizione – dal santo arcidiacono di Aosta Bernardo, dopo che ebbe liberato questo passo alpino dalla presenza di predoni. Passato il colle, i pellegrini diretti a Roma, tra il XII e il XV sec., incontravano altri sei ospizi prima di raggiungere Aosta: quelli di Fontintes, di Saint-Rhémy, di Château-Verdun a Saint-Oyen (oggi ritornato ad essere un ostello, grazie ai canonici del Gran San Bernardo che già lo possedevano nove secoli fa), di Etroubles, di La Clusaz (attualmente trasformato in ristorante) e di Saint-Jean-de-Rumeyran, alle porte della città.

Ad Aosta, che si trovava a metà strada tra Canterbury, meta dei numerosi fedeli che si recavano a pregare sulla tomba di San Tommaso Becket, martire dei tempi nuovi, e Roma, dove si visitavano le tombe degli Apostoli e dei primi martiri cristiani, i pellegrini desiderosi di sostare per una notte potevano scegliere tra i tre ospizi di Nabuisson, di Marché-Vaudan e di Sant’Orso. Riprendendo il cammino verso l’Italia ed evitando la Maladière di Saint-Christophe (ospizio riservato ai lebbrosi), potevano usufruire, prima di uscire dalla regione valdostana, di altri ospizi in tutti i principali centri abitati: a Quart, Nus, Chambave, Châtillon, Saint-Vincent, Montjovet (dove se ne contavano due: all’entrata del borgo e a Saint-Jean-de-Plout), Verrès, Bard (anche qui c’erano due ospizi: all’uscita del borgo di Saint-Jean-de-la-Pierre) e Donnas (due anche qui, ma uno era un lebbrosario).

A ogni tappa, i pii viandanti si recavano nelle chiese e nei santuari locali, dove si veneravano la Vergine Maria (patrona della cattedrale di Aosta insieme con San Giovanni Battista), i santi protettori delle singole comunità (Remigio di Reims, Leonardo di Noblat, Ilario di Poitiers, Eusebio di Vercelli, Martino di Tours, Pietro Apostolo, Vincenzo di Saragozza, Egidio, Leodegario di Autun, Germano d’Auxerre…) e in primo luogo i santi locali, le cui reliquie sono tutt’ora conservate in splendidi reliquiari, capolavori di oreficeria: Grato e Giocondo vescovi di Aosta, Orso e Bernerdo.

(tratto da “La Via Francigena”, a cura di Joseph Rivolin).

Come raggiungere il Comune

In auto: Aosta e la sua valle sono facilmente raggiungibili per autostrada:

da Milano (180 km), da Torino (110 km) e da Genova (230 km), oltre che per strada statale e per ferrovia. I trafori autostradali del monte Bianco e del Gran San Bernardo assicurano, inoltre, tutto l’anno un agevole collegamento con la Francia e con la Svizzera. A questo si aggiungono, in estate, i due bellissimi percorsi stradali che superano gli storici colli del Piccolo e del Gran San Bernardo, famosi già nell’antichità.

In aereo: Presso l’aeroporto “Corrado Gex” opera Air Vallée, che assicura collegamenti regolari con Roma e Parigi, voli charter stagionali con Palermo e Olbia, un servizio di linea giornaliero Aosta – Roma (escluso sabato e domenica) e un servizio charter in un raggio di 1.000 miglia con aerei da 32 posti.

Per orari, prezzi e prenotazioni: Air Vallée Spa – tel. 39/ 0165 303303 – numero verde: 800-536255; fax 0165.303305 www.airvallee.it info@airvallee.it

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