Via Francigena

Si riparte dal Gran San Bernardo con il posizionamento!

Redazione AEVF
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Il nostro Stefano è ripartito oggi con il posizionamento della segnaletica lungo il percorso della CicloVia Francigena.
Sta percorrendo e segnalando l’ultimo tratto mancante: dai ghiacci del Gran San Bernardo in Valle d’Aosta fino alle risaie piemontesi di Vercelli.

Oggi la tratta coperta è quella tra l’ingresso in Italia dal confine con il Cantone del Vallese in Svizzera presso il passo del San Bernardo fino ad Aosta

Di seguito il suo resoconto della tappa:

Vivere per raccontarla, affermava il grande Gabo parlando della sua vita. Io, più semplicemente, racconto la mia giornata di oggi. 
Dopo aver perso ieri l’unico autobus utile per Aosta (ore 7.15 da Lampugnano), oggi mi sono svegliato alle 5.55 e sono riuscito, con Franca, a salire sul bus. 
A proposito, ho deciso di modificare l’epiteto della mia bici: d’ora in poi sarà “Franca, la bici mai stanca”.
Mi ero fatto il piano di viaggio: arrivo ad Aosta alle 9.45 e prendo il bus delle 10 per il passo del Gran San Bernardo (GSB per gli amici), alle 11 sono su, un paio di foto e poi si comincia a pedalare. 
Piccolo particolare: arrivato ad Aosta il bus non c’è…o meglio ce n’è uno che arriva fino a Saint-Rhemy en Bosses, 13 km prima del GSB. Le corse fino al passo iniziano il 1 luglio e oggi è il 29 giugno. Maledetta sfiga.
Messo alle strette, da bravo giocatore di poker, invece che lasciare il tavolo rilancio. Decido di andare fino a Saint Rhemy e tentare l’autostop.
Fare l’autostop non è mai semplice, a maggior ragione se hai uno zaino da 35 litri, due borse piene di adesivi e soprattutto una bici pieghevole.
Mi sistemo al bivio per il passo e attendo. Nei primi 10 minuti non passa nessuno e con nessuno intendo proprio nessuno. Sono sconfortato, davanti a me due opzioni, scendere ad Aosta senza tracciare i primi chilometri oppure – follia – farmi 13 km in salita, con pendenze medie del 10%, sotto il sole cocente, rischiando di diventare il primo martire della Via Francigena.
Mentre sono lì immerso nei miei pensieri con la coda dell’occhio vedo un’auto che arriva da Saint Rhemy e svolta verso il passo. Noto che ha la targa gialla, è olandese, gli olandesi vanno in bici e danno passaggi agli sconosciuti… Sfodero il pollicione e l’autista si blocca, compie una manovra da ritiro della patente (con sovrappiù di cento frustate sulla pubblica piazza) e mi si affianca sorridente. Carico “armi e ritagli” (cit.) e salgo. 
Faccio la conoscenza di Marin, un simpatico pastore olandese dagli occhi cerulei. Non un pastore di pecore ma di anime! Un pastore olandese calvinista… Ora non so che rapporto avete voi con la statistica (il mio è pessimo) ma le probabilità di incontrare un pastore olandese calvinista automunito al Passo del Gran San Bernardo sono parecchio esigue. Eppure accade. Audaces fortuna iuvat!
Il buon pastore mi pascola…ehm…mi conduce fino a destinazione intrattenendomi con fini discussioni teologiche e sportive, parliamo di Ratzinger e Van Basten, Ronnie Koeman e Wojityla. Marin è in vacanza per una settimana a Courmayeur: per uno che arriva dalle isole Frisone si tratta di un bel dislivello. 
Arriviamo al GSB e mi sdebito offrendogli una birra, ci salutiamo con grandi sorrisi e pacche sulle spalle.
Ora posso godermi il panorama, da qui passarono i Romani, San Bernardo e, nel maggio del 1800, il Primo Console, Napoleone Bonaparte. Lo scenario è maestoso, sono a 2500 metri di quota, muri di neve contornano la strada, le nuvole bianche ed eteree corrono veloci specchiandosi nel lago. Inforco Franca e inizio la lunga discesa (40 km) che mi porta ad Aosta, dove arrivo sano e salvo, dopo aver appiccicato un centinaio di adesivi. 
Domani riparto alla volta di Verrès.”

Alé!