Via Francigena

Calendasco

Calendasco

Alle porte della città di Piacenza, separato dalla città dal corso del fiume Trebbia, inserito tra i due grandi meandri del fiume Po, si stende il territorio del Comune di Calendasco, in un’’area dalla vocazione prevalentemente agricola.

La presenza del fiume Po a Calendasco costituì, fino al medioevo, una via commerciale ricca e sicura con l’Adriatico, favorendo lo sviluppo di numerose infrastrutture organizzate (porti, ponti e guadi protetti) che ne permettevano il massimo sfruttamento. A Calendasco sono ancora presenti resti di insediamenti che risalgono dall’età del ferro (VII-II sec a.C.) all’epoca romana. Nel medioevo l’imperatore Federico Barbarossa, nella Dieta di Roncaglia (1158), dichiarò la propria autorità sui comuni italiani, tra cui anche Calendasco. Fu un importante luogo di transito lungo la Via Francigena, come testimonia la stele, fatta con materiale romano di recupero, situata presso il guado sul Po, in località Sopravivo. Successivamente, potenti famiglie, come i Pallastrelli, gli Scotti, i Visconti, gli Arcelli e i Confalonieri, elessero Calendasco e il suo castello a residenza. Attualmente il comune basa la propria economia sull’agricoltura e l’industria.

Storia

Il nome del paese ne ricondurrebbe le origini all’epoca romana. Infatti, secondo Pier Maria Campi, storico piacentino del XVII secolo, sarebbe stato fondato, dal centurione Calendius. Nel suo territorio sono stati effettuati diversi casuali ritrovamenti dell’età del ferro e di epoca pre-romana ligure, celtica e, probabilmente, anche etrusca. Il documento più antico attualmente conosciuto in cui è nominato il paese di Kalendasco è un codice longobardo del 765, e di quell’epoca sussistono ancora alcune tracce di antichi fabbricati rurali.

Ma il medioevo è il periodo più ricco di storia per il paese che, probabilmente, risentiva della vicinanza di Piacenza a quell’epoca tra le città più importanti, economicamente e politicamente, in Europa. Nel medioevo, i percorsi delle antiche strade romane, lasciati in disuso dopo la caduta dell’Impero, cominciarono ad essere recuperati grazie, non solo al ritorno dei commerci, ma anche al fenomeno dei pellegrinaggi che, iniziati intorno al VII secolo, conobbero, dal X secolo in poi, un’enorme fortuna, in conseguenza del generale risveglio religioso seguito alla riforma gregoriana della Chiesa.

Così, lungo l’antico tratto della romana Placenta-Ticinum (Piacenza-Pavia) che attraversava il Po nei pressi di Calendasco, si snodò per secoli uno dei tratti principali della cosiddetta “Via Francigena”, come testimoniato dal diario di Sigerico che, al suo ritorno da Roma come arcivescovo di Canterbury, attraversò il Po, intorno al 990-994, tra Calendasco e Corte Sant’Andrea, ora in provincia di Lodi. Naturalmente, il punto preciso di quel guado non è identificabile con assoluta precisione a causa dei continui spostamenti dell’alveo del fiume nel corso di oltre un millennio, ma è individuabile, con un’accettabile approssimazione, nel tratto compreso fra l’attuale Boscone Cusani e la Loc. Soprarivo, già sede della dogana ai tempi di Liutprando, nel VII secolo.

Il percorso della strada, che era una delle antiche “vie romee”, come testimoniato da antiche mappe, attraversava l’abitato di Calendasco costeggiando il romitorio francescano, ora detto “di San Corrado” (secondo la tradizione San Corrado Confalonieri, della famiglia cui allora apparteneva il castello del capoluogo, si sarebbe convertito nel XIII secolo in quel convento), il castello, la chiesa e il monastero di Cotrebbia Vecchia (nato come monastero benedettino, originariamente retto dalla badessa Angilberga, imperatrice – IX sec., in seguito probabile sede di un’importante mansione templare). Fece poi parte del sistema delle “Roncaglie”, dove si tennero le celebri diete di Federico Barbarossa, da dove partirono i piacentini che, prima di Alberto da Giussano, sconfissero il Barbarossa e si svolsero i preliminari della “pace di Costanza” (intorno alla metà del XII secolo).

La Via raggiungeva, infine, il guado del torrente Trebbia, tra le odierne frazioni Puglia e malaga, per poi entrare in Piacenza attraverso quella che è l’attuale Via Campagna. Anche alcuni tratti del Cammino di Santiago, ricalcando in parte la romana “via Postumia”, attraversavano il territorio di Calendasco parallelamente a nord di quella che è ora la Via Emilia, anticamente detta Via Romea.

Questo percorso, che è un chiaro esempio del concetto medievale di “strada”, cioè di un territorio attraversato da un “fascio di strade”, proveniva da Piacenza e si snodava lungo una serie di strade bianche immerse nella campagna, costeggiando la Loc. Castellazzo di Sotto e proseguendo, dopo Santimento ed il torrente Tidone, verso quello che probabilmente era il porto di Veratto, ora in Comune di Rottofreno.

Con il tempo, e con l’acquistare di importanza dell’attuale Via Emilia Pavese, soprattutto dopo la fondazione di Castel San Giovanni (dalla seconda metà del XIII secolo), questi tratti persero buona parte della loro rilevanza, pur continuando ancora per secoli ad essere attraversati da pellegrini e da mercanti, seppure in numero sempre minore.

Come raggiungere il Comune

Da Piacenza è possibile raggiungere Calendasco seguendo le indicazioni per Rottofreno e Castel San Giovanni. Appena attraversato il ponte sul Trebbia, prima di raggiungere l’agglomerato urbano di San Nicolò, si deve svoltare a destra. Si raggiunge così il territorio comunale: per arrivare al capoluogo, si devono seguire le indicazioni che conducono al paese.

Da Milano o da Bologna, in autostrada, è necessario uscire a Piacenza Ovest, quindi seguire le indicazioni per Rottofreno e svoltare a destra subito dopo l’attraversamento del ponte sul Trebbia. Per chi viaggia in treno, è necessario scendere alla stazione di Piacenza. Da lì è possibile raggiungere Calendasco servendosi dei mezzi pubblici (pullman con capolinea Boscone Cusani o Santimento) o dei taxi.

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