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Buonconvento

Buonconvento

Buonconvento è un centro agricolo cresciuto nel Duecento intorno all’antico castello di Percenna; in seguito, entrò tra i domini di Siena che vi fece costruire, nel XIV secolo, la cinta muraria ancora esistente.

Tappe suggestive in Buonconvento sono rappresentate dal Museo di Arte Sacra della Val d’Arbia (Via Soccini, 18) nel quale, in uno splendido contesto Liberty, sono radunate le opere provenienti da chiese e pievi sparse sul territorio delle Crete. Tra le altre ricordiamo le opere di Matteo di Giovanni, Sano di Pietro, Duccio di Boninsegna e Ambrogio Lorenzetti; completano la raccolta sculture lignee e marmoree e una sezione dedicata agli arredi sacri e all’oreficeria. Vi è inoltre il Museo della Mezzadria Senese che si propone di guidare alla scoperta della cultura tradizionale legata alla mezzadria che ha caratterizzato per quasi un millennio l’economia e la vita della Provincia senese. Un percorso multimediale esalta l’utilizzo di supporti grafici e sonori di grande suggestione.

Storia

L’insediamento originario del borgo era sul colle di Percena, costruito attorno al castello a guardia del guado sul fiume Ombrone. Espugnato ed abbattuto il castello, si formò un borgo in pianura. Verso la metà del 1200, il borgo si affermò come centro di transiti e scambi commerciali, fino ad assumere, all’inizio del secolo seguente, una fisionomia sempre più importante nel sistema di amministrazione e di difesa militare del contado di Siena. Nel 1313 fu occupato dall’esercito imperiale di Arrigo VII (secondo alcuni il “Veltro” invocato da Dante).

Arrigo VII, Duca del Lussemburgo, venne eletto Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1308 ad Aquisgrana, dopo la morte tragica del suo predecessore Alberto d”Asburgo. La sua fama è legata in particolare alla sua politica di intervento in Italia. Da parte italiana, il suo viaggio nel nostro Paese per essere incoronato a Roma dal Papa fu visto da molti come una possibile sanatoria delle discordie fra le città italiane e le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Anche Dante Alighieri ne sollecitò l’intervento.

Finalmente, nel 1310, Arrigo scese in Italia. Egli intendeva restaurare la concordia fra le città italiane, ma il suo ideale contrastò subito con le lotte intestine delle città e delle fazioni. Fu costretto a combattere diversi avversari, assediò la ribelle Brescia dove perse il fratello Valerano, poi, fu a Genova dove morì sua moglie Margherita di Bradante. Successivamente, sostò a Pisa, la città ghibellina a lui più fedele.

Nel 1311, a Milano, cinse la corona ferrea di Re dei Romani. Per un insieme di circostanze, di contrasti politici e di intrighi, a taluni sembrò che parteggiasse per i ghibellini perciò fu osteggiato dalle leghe guelfe soprattutto in Toscana e in Umbria. Dall’Italia del Nord scese fino a Roma, invasa nel frattempo dal suo avversario Roberto d’Angiò, re di Napoli (imparentato con il re di Francia). Superando molti ostacoli riuscì a farsi incoronare nel 1312 nella basilica di S. Giovanni in Laterano, non dal Papa che all’epoca risiedeva ad Avignone, ma da un Cardinale delegato dal Papa.

Ripartito da Roma si diresse verso l’Umbria e la Toscana per combattere la Lega Guelfa, si fermò a Pisa, e cinse d’assedio la guelfa Firenze senza riuscire a farla cadere. Successivamente, marciò verso Siena. Già ammalato pose il campo a Pancole, e cercò di far capitolare Siena, ma questa non cedette. Da Pancole l’imperatore si trasferì con l’esercito nei piani di Orgia e si recò ai Bagni di Macereto per alcuni giorni di cura, poi si avviò con tutti gli armati (circa 12.000 fra fanti e cavalieri) verso sud lungo la via Romana deciso a marciare senza indugi contro il re di Napoli Roberto d’Angiò.

Ma la malattia lo costrinse a fermarsi a Buonconvento il 21 agosto 1313, dove, dopo tre giorni di agonia, morì il 24 agosto nella chiesa di S. Pietro. Subito si sparse la voce che l”imperatore fosse stato avvelenato con l”ostia consacrata dal suo confessore; questa voce riscosse credito per lungo tempo nonostante le autorevoli smentite.

Da Buonconvento la salma fu trasferita in segreto a Paganico dove ricevette le onoranze funebri, poi, fu trasportata a Suvereto, dove venne trattata per essere conservata e di lì a Pisa, dove fu sepolta nel Cimitero Monumentale e poi collocata in Duomo ove tutt’ora si trova.

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