Da Arles a Toulouse, attraverso la Provenza, Linguadoca e Midi-Pirenei. Luca Bruschi racconta l’esperienza di questo affascinante cammino che da una parte guarda a Santiago di Compostela, dall’altra volge lo sguardo verso Roma e la Francigena.
IL TRACCIATO
In cammino per quasi 400km lungo la Via Tolosana, una delle quattro vie storiche che portano a Santiago de Compostela e che si riuniscono in un solo itinerario in Spagna, a Puente-la-Reina. Questo primo cammino parte da Arles passando da altri splendidi luoghi come Saint-Gilles, Montpellier, Toulouse e Somport; un altro parte invece da Puy-en-Velay, verso Conques e Moissac; Il terzo inizia da Vezelay e l’ultimo da Tour, in direzione Saint-Jean d’Angely e Bordeaux. Cammini carichi di storia, di cultura, di spiritualità.
Oggi la Via Tolosana è ben segnalata con l’indicazione GR653. Questo cammino è lungo in totale circa 700km. Una volta arrivato al colle di Somport si unisce al cammino aragonese ed entra in Navarra, dove poi incomincia il celeberrimo Camino Francés. Questa via viene percorsa nella doppia direzione, cioè verso Santiago e verso Roma: attualmente il percorso è aperto anche ai pellegrini nella parte francese fino alle Alpi del Monginevro (GR653D) e nella tratta fino al confine con la Liguria (GR653A), verso l’Italia.
Una via che racchiude al suo interno numerosi siti inseriti all’interno del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1998. Diventa difficile sintetizzare i motivi per cui vale la pena scoprire “lentamente” questo percorso, a piedi o in bicicletta. Personalmente ho apprezzato i piccoli villaggi attraversati intrisi di colore e mediterreneità, i paesaggi selvaggi della Camargue, l’impronta romana legata alla storia passata, le distese di vigneti che si attraversano, il Ponte del Diavolo ed la splendida abbazia di Saint-Guilhem, il parco naturale regionale dell’Alta Linguadoca, il patrimonio gastronomico, l’accoglienza verso i pellegrini.
IL COLLEGAMENTO CON LA VIA FRANCIGENA
Il collegamento con la Francigena ed il potenziale che lega i due itinerari è di indubbio valore storico. Da una parte il cammino si innesta al valico del Monginevro, in Piemonte, dall’altra in Liguria, seguendo quella che viene definita “Via della Costa”. In entrambi i casi il percorso francese – segnalato dalla Federazione Francese della Randonnée Pedestre (FFRP) in collaborazione con le istituzioni locali- si collega alla Francigena europea di Sigerico e ne diventa la naturale estensione verso Roma.
L’Associazione Chemins Saint-Jacques Compostelle (ACIR) è il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono approfondire e percorrere questo cammino. Ho avuto la possibilità di incontrare Sebastian Penari e Laetitia Marin, due dei responsabili della rete europea fondata nel 1990 dalle regioni- Midi-Pyrenées e Aquitaine, supportata dalla città di Toulouse (oggi riunisce oltre 80 città e 30 associazioni amiche). Dalle loro parole si percepisce tanto del grande lavoro che stanno facendo per promuovere la via, oggi ancora poco fequentata (sono solo 2.000 pellegrini all’anno) e per preservarne il valore culturale. Grazie al prezioso lavoro dell’associazione, in collaborazione con la FFRP ed il Ministero della Cultura Francese, i Cammini di Santiago di Compostela in Francia sono stati iscritti al Patrimonio Mondiale dell’UNESCO attarverso la messa in rete di 64 monumenti individuali e 7 d’insieme. Una attività comune tra la ACIR e l’AEVF è auspicabile, soprattutto per lavorare congiuntamente su temi quali segnaletica, manuenzione, accoglienza, percorso, promozione, progettazione transfrontaliera, scambio di buone prassi.
Per maggiori info:
Agence de Coopération Interregional et Réseau Chemins de Saint-Jacques de Compostelle (Touluse)
www.chemins-compostelle.com
LE IMPRESSIONI DI VIAGGIO
Mi sono lasciato trasportare dal cammino, come sempre mi accade. Ho scelto volutamente questo “angolo” di Francia poco frequentato dai pellegrini ed ancora poco conosciuto. Esso mi ha restituito un tempo prezioso per fermarmi, per guardare lontano, per riflettere. In cammino riesco a prendere appunti, chiacchierare senza fretta con persone lungo la via, faccio vagare e fluttuare i miei pensieri con il tempo che scorre senza il minimo affanno. Tutto si relativizza alla velocità di 4km/h con il ritmo cadenzato del bastone che, ogni volta che tocca il terreno, sostituisce idealmente la lancetta del mio orologio.
Da undici anni trovo in questo modo di viaggiare una autenticità che ogni volta riesce a sorprendermi. E’ bello lasciarsi trasportare verso posti nuovi, ascoltare la gente, le loro voci e le loro storie, vedere le facce delle persone. Si tratta poi di esperienze di viaggio che racchiudono una forte dimensione spirituale e di ricerca personale, anche legata alle radici culturali di questi cammini. Su questi sentieri e in questi luoghi riesco a sentire la voce della storia.
Mi piace viaggiare cosi. Viaggiare alla fine penso sia un’arte semplice, fatta di pochi ingredienti e senza nulla di superfluo. Parafrasando Tiziano Terzani, più il viaggio è lento, più riesco a farlo con passione e amore. Trovo anche nella solitudine del viaggiatore una magnifica compagna. Di questo cammino mi rimangono ovviamente gli incontri, quelli che magari fai per caso e che per tutta la vita porti con te: il giramondo esploratore Philipphe conosciuto a cena a Saint-Gervais-sur-Mare, alcuni hospitaleri come il folle “pasionario” Nicolas a Vauvert, Jean Claude che si fa in quattro per accompagnarmi nel punto tappa ad Anians, l’anziana signora di Lodeve che si preoccupa per rifornirci le provviste di cibo per la lunga tappa successiva, il pittore ed artista Catalo di Boissezon che mi apre le porte della sua casa/atelier per offrimi il caffè.
Ci sono i bei compagni di viaggio con i quali ho condiviso parte dell’esperienza: Irina che ha viaggiato con me la prima parte di cammino e che presto partirà per un tour di un anno in giro per il mondo; la musicista tedesca Laura, il generoso Hugo e le sue mitiche omelettes (che non si staccano dalla pentola); l’estroversa Eva che è riuscita a fare alcune tappe impegnative con l’infradito, la rassicurante e colta Caroline, l’artista “on the road” Viola alla ricerca di un nuovo cammino personale, la giovane studentessa Angie che viaggiava con uno zaino da quasi 20kg.
Jacques Lanzamann dice che “camminare diei giorni con qualcuno, è come aver vissuto dieci anni con lui“. Non posso che confermare questa affermazione, la trova assolutamente vera.
Come sempre trovo nella condivisione a fine tappa uno dei momenti più forti del cammino, fatto di racconti, di stanchezza, di aneddoti, di partecipazione. Mi rimangono poi i risvegli e le immagini avvolgenti dell’alba: la giornata assume un colore differente quando hai la possibilità di vedere il sorgere il sole e sei immerso nel slilenzio della natura e del cammino. Questi eterni momenti mi restituiscono una impagabile energia, difficile da spiegare. Tutto ciò mi fa sentire un atomo infinitesimale e mi fa entrare in un’altra dimensione dove spazio e tempo si fondono in un’unica onda emozionale. Mi sento davvero vivo.
Nel cammino riesco a spogliarmi di tutto. Nello zaino prima di partire tendo a mettere solo l’essenziale (che non supera 8kg!), comprese le mie imperfezioni e le mie paure, le ansie, le preoccupazioni che via via si fanno più leggere con l’intercedere lento del cammino. L’essenza e la semplicità del cammino le trovo poi ogni giorno, nei sorrisi gratuiti delle persone e nelle piccole cose: un grappolo di lamponi o frutta trovata lungo il percorso, una fetta di anguria o il gusto dissetante di una birra dopo la doccia a fine tappa, la scoperta di uno dei tanti prodotti gastronomici del territorio.
Ora è tempo di pensare al prossimo viaggio, come sempre inizierà con il primo passo. Penso di avere una irreversibile sindrome per questi cammini, ognuno dei quali ha una sua storia da raccontare.
Luca Bruschi