Ce l’abbiamo fatta! La CicloVia Francigena è completamente segnalata, dal Colle del Gran San Bernardo fino a Roma. Un passaggio importante di un progetto al quale SloWays e il Movimento Lento lavorano da anni
, e che è stato reso possibile grazie a un grande lavoro di squadra, come abbiamo sottolineato nell’articolo pubblicato qualche giorno fa.
Uno dei protagonisti del progetto è stato Stefano Mazzotti, che ha percorso tutta la cicloVia Francigena insieme a Franca, la sua fedele bicicletta pieghevole, posando più di 6.000 segnavia.
L’abbiamo intervistato al telefono per sapere le sue impressioni e sensazioni alla conclusione di questa avventura, mentre viaggiava in treno verso il mare per godersi qualche giorno di riposo.
“Stefano, com’è andato il posizionamento della segnaletica?”
“Bene, direi bene. Ho percorso 1040 km di strada attraverso sette Regioni, che non sono poche. All’ingresso in Italia dalla Svizzera c’è proprio la sensazione di uscire dal Nord Europa e di entrare nell’Europa Mediterranea. Dai 2500 metri del Gran San Bernardo, dove c’era ancora tanta neve, andando sempre giù, sempre più giù attraverso tante Italie diverse, dall’Italia delle Alpi a quella delle pianure, così piatte e calde.. Poi di nuovo in movimento sugli Appennini, fin dal loro inizio in Emilia, lasciando l’afosa pianura per le fresche montagne. Quando si scavalca il Passo della Cisa c’è proprio un taglio netto tra l’Italia Continentale e quella Mediterranea. Dalla Cisa poi è una lunga discesa metaforica verso Roma.”
“Perché metaforica?”
“Perché è vero che si va verso sud, però le tante salite fanno apparire la discesa una realtà solo sulla carta. Da un punto di vista fisico è stato sicuramente stancante, anche se abbiamo distribuito il lavoro in vari periodi, mentre dal punto di vista psicologico è stato molto appagante e stimolante. È un vero viaggio attraverso un Paese fatto di tanti piccoli villaggi di provincia. La cosa che mi è piaciuta molto è che ho parlato con tanta gente. Percorrere la Via Francigena a piedi e/o in bicicletta è un modo di conoscere l’Italia ma soprattutto gli italiani. Ho capito l’importanza di non correre e di fermarsi a parlare con le persone del posto, con i baristi, con i giornalai, scoprendo le loro anime diverse. Devo dire che ho percepito un interesse sempre maggiore da parte della gente del luogo nei confronti della Via Francigena e non parlo solo di chi è direttamente coinvolto dal punto di vista economico (tipo i ristoratori, gli albergatori…), ma anche della gente comune che magari conosce l’itinerario, anche solo avendolo sentito nominare.”
“Bello! E secondo te come mai?”
“Probabilmente perché apprezza il valore del cammino, del viaggio e della scoperta. Mi sono accorto che il raccontarla crea un senso positivo di invidia nell’interlocutore. Ti racconto, per esempio, cosa mi è successo durante uno degli ultimi tratti che ho segnato: ero al confine della Val d’Aosta con il Piemonte, era ora di pranzo e mi sono fermato in un bar per prendermi un panino.
Dopo aver ordinato vengo avvicinato da due signori che mi chiedono «ma tu da dove arrivi con quella bicicletta?» – guardando la mia Franca – e io ho risposto che stavo arrivando dal Gran San Bernardo «urca è lunga! E cosa fai?» ho risposto loro che stavo percorrendo la Via Francigena «ah ne abbiamo sentito parlare, passa dall’altra parte del fiume» riferendosi al percorso pedonale, allora ho fatto loro presente che invece l’itinerario ciclabile da quel momento sarebbe passato anche di lì. In quell’istante i due signori si sono illuminati ed hanno iniziato a programmare una scampagnata di qualche giorno sulla CicloVia Francigena. Quello che voglio dire è che mi sono reso conto che raccontare il proprio viaggio sulla Francigena stimola un senso di emulazione. Quindi bisogna raccontarla di più ed ognuno di noi che la percorre a piedi o in bici dovrebbe raccontarla per farsi testimonial.”
“Come ti sei sentito al termine di tutto, quando hai posizionato l’ultimo segnavia?”
“Quando ho appiccicato il segnavia all’ultimo palo il mio sentimento è stato ambivalente: ho provato un po’ di sollievo, ma soprattutto un senso di malinconia per aver concluso il viaggio. C’è stata anche la consapevolezza e la soddisfazione di aver dato un contributo importante a un progetto che mi auguro segni la via per tanti che verranno.”