Via Francigena

Intervista con Nicola Fantozzi, assessore delcomune di Altopascio e Vice Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene

Redazione AEVF
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Inervista Nicola Fantozzi, assessore del comune di Altopascio e Vice Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene.

Un riconoscimento al suo impegno personale, alla qualità del suo lavoro per valorizzare la via Francigena e una riprova del ruolo di primo piano che Altopascio riveste quando si tratta di iniziative e opere su questo percorso turistico-spirituale per il quale il comune ha investito molto in termini economici e di risorse umane.
Oggi i comuni hanno sempre meno risorse economiche, non è quindi cosi scontato che una amministrazione decida di investire sulla Francigena. Come invece sta facendo da anni Altopascio (e cosi tanti altri comuni).

 

Il comune di Altopascio da anni investe sullo sviluppo della Francigena, dal punto di vista culturale, turistico e sociale. Perché oggi, con questa crisi economica in atto, un amministrazione comunale dovrebbe continuare a dedicare tempo, risorse ed energie alla Francigena? 
Quanto la città di Altopascio si identifica con la Francigena?

La città di Altopascio si identifica profondamente con la via Francigena, dato che, direi da sempre, è luogo conosciuto da tutti per la qualità dell’ospitalità che si riserva al pellegrino di passaggio nella nostra terra. Se Altopascio è citata addirittura dal Boccaccio nel Decameron, la fama del nostro paese doveva essere davvero tanta. Fama che, ancora oggi, con la foresteria gestita direttamente dal Comune e con i progetti di valorizzazione posti in essere in questi anni, abbiamo inteso alimentare, consolidando la centralità di Altopascio sul cammino italiano della Francigena. I dati dei passaggi di questi anni, in costante aumento, sono lì a dimostrare che la direzione è quella giusta: sempre di più l’utenza varia della Via Francigena – siano pellegrini, turisti, appassionati o altro – sta facendo crescere l’intero sistema, creando occasioni di sviluppo anche per gli esercizi commerciali presenti sul territorio.

 

Nel 2014 come giudichi il trend dei camminatori francigeni? I numeri di persone che si fermano all’ostello di Altopascio ed al altre strutture ricettive, come B&B e hotel, sono realmente in aumento?

 

Il trend è sicuramente positivo. Magari non abbiamo avuto, nell’anno in cui Regione Toscana ha formalmente inaugurato il tratto regionale della Via Francigena, “invasioni” da parte dei pellegrini ma, lasciamelo dire, questo è un fatto addirittura positivo. L’aumento dei pellegrini è costante, non è quindi, a mio parere, solo frutto della moda di un momento, ma il risultato di anni di lavoro serio che ha fatto della Francigena un credibile prodotto turistico-culturale.

Quali sono le iniziative che l’amministrazione sta svolgendo a favore della francigena e quali sono le progettualità future?

 

Nel giro di pochi mesi, forse addirittura entro la fine dell’anno, inaugureremo la nuova Foresteria Comunale nel Centro Storico di Altopascio. Un traguardo per noi importantissimo, che abbiamo potuto cogliere grazie al contributo della Regione Toscana, che ha finanziato l’iniziativa e alla quale va il mio più sentito ringraziamento; poi, sempre grazie al contributo della Regione e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, avvieremo nel corso del 2015 i lavori presso l’Abbazia di Pozzeveri, importantissima struttura già esistente prima dell’anno 1000, nella quale troverà posto un centro di documentazione sui temi del pellegrinaggio. Inoltre, stiamo lavorando ad una serie di appuntamenti di cui vi darò volentieri notizia quanto prima, magari da queste stesse pagine.
 
 
Altopascio, conosciuta anche come città del pane (e della Francigena!). Quali sono le prospettive future che possono legare i territori sulla Francigena a partire dai prodotti tipici? Ritieni sia un ulteriore modo per far conoscere l’autenticità del cammino?

 

La risposta non può essere che positiva. Il pane era alla base della dieta dei pellegrini che sostavano ad Altopascio; al loro arrivo i viandanti e gli ammalati ricevevano le “pistacchie”, piccoli dischi di metallo in lamina stampata, che presentavano al dispensiere ricevendo in cambio vitto ed eventualmente alloggio. Esse si differenziavano per colore, e ad ogni colore corrispondeva un diverso trattamento: si ricevevano un pane e un vino di pregio diverso, a seconda che a richiederli fosse un pellegrino di questo o quel censo.

Un filo sottile lega dunque tutta la storia di Altopascio, dalle origini fino ai nostri giorni, un filo che lega, idealmente, il concetto di ospitalità con il pane, che rappresenta, simbolicamente, proprio quell’ospitalità. Il pane è quindi così centrale nell’economia e nella storia di Altopascio che il nostro Comune è capofila dell’Associazione Nazionale Città del pane, che conta oggi circa 50 città italiane note per questa tradizione.

E’ questa infatti la sfida che vogliamo lanciare, noi amministratori impegnati in disegni di promozione territoriale integrata, che si parli di pane o di Via Francigena; dobbiamo porre con forza, soprattutto nell’ambito della politica culturale e turistica, una ricerca consapevole di linea strategica precisa, che abbia la dimensione del domani, del possibile, in sostanza di un futuro che può essere raggiunto.