Via Francigena

Intervista con Massimo Tedeschi, Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene

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Redazione AEVF

Intervista con Massimo Tedeschi, Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, associazione fondata nel “lontano” 2001 a Fidenza. Stato dell’arte, progetti futuri, prospettive e inziative legate alla Via Francigena, se ne parla a 360°.

1. L’Associazione Europea delle Vie Francigene come soggetto promotore di un progetto un po’ “visionario” è stata fondata 14 anni fa a Fidenza, dove eri Sindaco, insieme a 34 Enti Locali. Nel 2007 l’Associazione è stata abilitata dal Consiglio d’Europa “rete portante” della Francigena, una grande responsabilità, che cresce di giorno in giorno, da portare avanti con molta passione e poche risorse umane e finanziarie (nonostante spesso si legga erroneamente di finanziamenti europei a pioggia). Sei tuttora convinto di aver intrapreso la strada giusta creando questa rete e dedicando tante energie al progetto?

R. Nei 14 anni di vita della Associazione Europea delle Vie Francigene (nata il 7 aprile 2001 a Fidenza esattamente con il nome di “Associazione dei Comuni italiani lungo la Via Francigena secondo l’itinerario di Sigerico”) ci sono stati momenti in cui in effetti mi sono chiesto se ne fosse valsa la pena poiché si trattava di sensibilizzare al tema della Via Francigena persone e istituzioni che non ne avevano mai sentito parlare e che avevano tanti altri problemi più urgenti da risolvere. Il progetto della Via Francigena richiede visione e lungimiranza poiché i risultati non arrivano subito ma solo dopo una accurata semina.

Come amaramente riflette l’Adriano di Marguerite Yourcenar: “Avere ragione troppo presto equivale ad aver torto”. Per fortuna i visionari della Francigena del 2001 sono ancora vivi e vegeti e dunque se inizialmente molti ci davano torto, o quanto meno ci consideravano con diffidenza, oggi, al contrario, tutti ci dànno ragione.

2. Gli attori principali della Associazione sono Enti Locali. Si tratta soprattutto di piccole città o borghi al di fuori dei tradizionali circuiti culturali e turistici che, grazie alla Francigena, acquistano forte visibilità nazionale e internazionale. Tuttavia l’attuale crisi rende difficile ad una amministrazione comunale dedicare giuste risorse ed energie allo sviluppo della Francigena. Le priorità di un sindaco sono altre. Perché vale la pena continuare a credere nella Francigena quindi? La Francigena può realmente creare una economia sostenibile nei territori?

R. Siamo reduci dallo splendido incontro di Monteriggioni “Qui è l’Europa” di sabato 24 gennaio 2015. Accolti dal sindaco Raffaella Senesi, hanno partecipato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, la presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo Silvia Costa, sindaci ed amministratori locali toscani e laziali, rappresentanti di associazioni e di operatori economici, singoli cittadini. Di quanto si è detto nell’incontro cito solamente un dato: lo scorso anno (2014) sono stati 150 mila i pernottamenti in Toscana di pellegrini, camminatori, turisti della Francigena con un aumento del 50% rispetto all’anno precedente (2013). Abbiamo quindi un trend di crescita che surclassa persino quello del PIL cinese. Questo significa che la Francigena è in pieno boom, sta creando opportunità di lavoro nei territori ed emerge quale esempio di modello di turismo sostenibile e modello di crescita dei territori cosiddetti “minori” d’Italia e d’Europa.

3. Senza dimenticare associazioni e camminatori, anima vera e propria dell’itinerario. Non sono mancati, in passato, momenti di difficoltà fra rappresentanti istituzionali e associazioni; per quale motivo? Oggi si percepisce maggiore collaborazione e volontà di cooperare per un unico obiettivo.

R. Fasi di tipo integralistico sono state vissute sia dai rappresentanti di associazioni che di istituzioni. Ed invece la Via Francigena va avanti solo quando c’è cooperazione stretta di quattro componenti: pubbliche istituzioni (comuni, province, regioni, ministeri, parlamento e commissione europei, consiglio d’europa); associazioni; università, centri di ricerca e di formazione; privati fornitori di servizi ai pellegrini. Non c’è nessuno più bravo dell’altro; ciascuno fa il proprio pezzo in spirito di accoglienza, pellegrino appunto, nei confronti degli altri interlocutori. E d’altra parte noi dobbiamo convincere i nostri sindaci ed i nostri amministratori, assillati ogni giorno da ogni genere di richiesta, che i soldi spesi per la Francigena sono spesi bene poichè si tratta di investimenti che producono frutto, anche in termini occupazionali.

4. La vera svolta per il rilancio della Francigena arriva con lo sviluppo e la creazione del “Master Plan della regione Toscana”, un modello a livello internazionale. Quale ruolo hanno le Regioni per lo sviluppo della Francigena e quali sono gli obiettivi del Comitato Interregionale europeo coordinato da AEVF?

R. Delle 18 Regioni francigene europee (Kent; Nord-Pas-de-Calais; Picardie; Champagne-Ardenne; Franche-Comté; Vaud; Vallese; Valle d’Aosta; Piemonte; Lombardia; Emilia; Liguria; Toscana; Lazio e, nel sud Italia, Campania, Basilicata, Molise, Puglia) la Regione Toscana è quella che ha portato avanti il progetto in modo più completo e strutturato e che vi ha investito di più. Ed è quella che, infatti, sta ottenendo i migliori risultati. Ma la Via Francigena darà risultati ancora migliori quando l’intero sentiero da Canterbury a Roma e poi da Roma a Brindisi e a Santa Maria di Leuca sarà stato strutturato. Lo scorso 12 dicembre si è svolto a Reims la riunione di coordinamento interregionale che ha fissato precisi obiettivi riguardo la segnaletica comune, il comune sistema informativo, l’accoglienza, la manutenzione e la sicurezza del percorso.

Il ruolo attivo delle regioni è fondamentale in quanto è attraverso una convinta politica di sviluppo regionale (grazie all’utilizzo di fondi europei POR-FESR) incentrata sulla valorizzazione degli itinerari che sarà possibile investire risorse sulle infrastrutture e la promozione della Via Francigena. Insieme alle regioni potremo inoltre partecipare ai bandi europei per accedere a importanti risorse finanziarie da destinare alla Francigena.

5. Francigena abbraccia altri itinerari, primo fra tutti quello termale. Il binomio francigena e terme può davvero essere vincente?

R. Sono stato a lungo sindaco di una città francigena, Fidenza, e di una città termale, Salsomaggiore. Posso dire a ragion veduta che l’abbinamento del turismo che nasce dagli itinerari culturali europei con quello della cura e del relax termale è perfetto. Camminare e conoscere la cultura dei luoghi e del patrimonio termale; camminare e immergersi nell’acqua che cura il corpo e lo spirito. Quale maggiore sintonia potrà mai verificarsi? A dicembre abbiamo partecipato al bando europeo COSME insieme alla rete delle città storiche termali per promuovere nuovi prodotti culturali sostenibili legati a questo binomio.

Ritengo che la Francigena possa fungere da incubatore per altri itinerari e cammini, sia in ambito europeo come la Via di San Michel che dalla Normandia scende verso la Puglia e la Via Romea, che da Stade arriva fino a Roma congiungendosi sulla Francigena a Montefiascone, sia in ambito nazionale come la Via di Francesco, la Via degli Abati o il Cammino di San Colombano

Particolarmente significativa l’iniziativa Pilgrims Crossing Borders che vedrà impegnati decine di camminatori che attraverseranno a piedi l’Europa da Trondheim (Norvegia, sede della Via di Sant’Olav) fino a Roma e poi verso Gerusalemme attraverso Via Romea e Francigena.

6. Negli ultimi due anni molto operatori privati hanno iniziato ad investire sulla Francigena, dalla ristorazione all’accoglienza, alla tecnologia, ai servizi per i pellegrini. Il boom della Francigena si percepisce anche da questa dinamica, la quale coinvolge spesso giovani del territorio che lanciano start up.

R. Nella vita della nostra Associazione, come anche del resto nelle nostre vite personali, vi sono momenti di svolta. Una prima la avemmo nel 2010 allorquando riuscimmo a coinvolgere, da un lato, le istituzioni europee attraverso l’allora Vicepresidente della Commissione Europea con delega al Turismo Antonio Tajani e Silvia Costa, membro del Parlamento Europeo, di cui oggi è presidente della Commissione Cultura, e, dall’altro, la Regione Toscana (con gli assessori Bramerini e Cocchi) che apporovò il “Master Plan della Via Francigena” che in 5 anni investì di 16 milioni di euro per i 380 chilometri francigeni nella regione. Una seconda svolta l’abbiamo cominciata a registrare, come dici tu, dal 2013. Sono infatti dell’ordine delle centinaia gli operatori privati che lungo i 2500 chilometri di Francigena, da Canterbury a Roma alla Puglia, hanno creato o stanno creando imprese, in generale di piccole dimensioni, al momento, per fornire tutti i tipi di servizi di cui pellegrini, camminatori, turisti della Francigena hanno bisogno. Faccio un esempio: chi cammina sulla Francigena chiede spesso alloggi spartani ma non mancano coloro che richiedono tipologie di alloggi dotati di servizi aggiuntivi. Penso che dobbiamo dare risposta a tutti. Compito di AEVF, in qualità di reseau porteur della Via Francigena, è di assicurare la fedeltà allo spirito originario dell’Itinerario che è fatto di valori storici e culturali europei.

7. Come vedi il futuro della Francigena nei prossimi anni?

R. Il numero di pernottamenti in Toscana (100 mila nel 2013 e 150 mila nel 2014) traguardato all’intera Francigena europea ci porta ad un dato (20/25 mila camminatori/pellegrini) paragonabile a quello di Santiago di Compostela di 15 anni fa (nel 2014 Santiago ha registrato 230 mila pellegrini). In sostanza oggi registriamo circa il 10% del flusso di Santiago di Compostela con un trend in fortissima ascesa. Condizione necessaria affinchè tale trend si consolidi è che tutte le Regioni europee attraversate emulino la Toscana ed investano di conseguenza. Cito a tal proposito Regione Puglia con cui abbiamo fatto un accordo per lo sviluppo della Via Francigena nel Sud che interessa cinque Regioni.

8. Cosa ci puoi dire sulla Via Francigena nel Sud?

R. Nel corso degli “Stati generali della Via Francigena nel Sud” svoltisi a Bari il 29-30 novembre abbiamo definito una importantissima linea strategica: da Itinerario di Sigerico, da Canterbury a Roma, quale ora siamo e come tale certificati, passiamo ad Itinerario collegante i principali centri di spiritualità euro-mediterranei: Santiago di Compostela, Canterbury, Roma, Istanbul, Gerusalemme.

Per questo siamo impegnati, con l’aiuto di Società Geografica Italiana, nella certificazione presso il Consiglio d’Europa della Via Francigena nel Sud (700 chilometri) ed ecco perché siamo in procinto di sottoscrivere un accordo con l’Associazione Europea della Via Egnazia (AEVE), presieduta da Alexander Meksi, già primo ministro d’Albania, pe riscoprire e valorizzare il tracciato dell’antica strada romana collegante Roma con Costantinopoli (e Gerusalemme) via Brindisi/Durazzo.

Siamo pienamente immersi in una logica di dialogo euro-mediterraneo che, specie in questi tempi, ci sembra, nello stesso tempo, utile ed affascinante.