Il 21 marzo, la Santa Sede ha aderito formalmente all’Accordo parziale allargato sugli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa.
La notizia è stata pubblicata dai media internazionali e venerdì 20 aprile 2018, l’Osservatore Romano, il quotidiano politico religioso edito nella Città del Vaticano, ha pubblicato due articoli di riflessione a firma di Stefano Dominioni e Maurizio Bravi.
“Sono 31 gli itinerari certificati che si snodano attraverso i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa e al di là dei confini del nostro continente, sostenuti e promossi da oltre 1500 membri delle reti associative aderenti: comuni, province, regioni, ma anche musei, istituti culturali, fondazioni. – ricorda Dominioni, segretario esecutivo dell’Accordo parziale allargato sugli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa e direttore dell’Istituto europeo degli Itinerari Culturali – Oggi, il programma degli Itinerari Culturali mantiene tutta la sua rilevanza, rappresentando uno strumento importante di promozione della cittadinanza democratica e del dialogo interculturale e religioso, in linea con i valori fondamentali del Consiglio d’Europa: promozione e protezione dei diritti umani, democrazia e stato di diritto”.
Un percorso iniziato nel 1987 con il riconoscimento dei Cammini di Santiago de Compostela come primo Itinerario Certificato del Consiglio d’Europa. “È significativo che sia proprio un antico itinerario di pellegrinaggio, ancora oggi molto frequentato, a esprimere le aspirazioni e i destini comuni del continente, nella cui storia la dimensione religiosa ha avuto un ruolo importante e decisivo” aggiunge Mons. Maurizio Bravi in carica all’ufficio di Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del turismo.
Dopo Santiago, sono stati certificati altri 30 itinerari e, sottolinea Bravi, alcuni di essi hanno un diretto riferimento alla tradizione religiosa del continente, come la Via Francigena (1994), l’Itinerario europeo del patrimonio ebraico (2004); l’Itinerario di San Martino di Tours (2005) per fare alcuni esempi.
“Attraverso l’adesione al citato accordo, la Santa Sede, intende manifestare il suo coinvolgimento nel promuovere ciò che è comune e arricchisce l’identità europea e il suo patrimonio di valori e ideali – spiega Bravi nel suo articolo “Canali di dialogo” – Una speciale attenzione meritano le espressioni religiose di questa identità, che hanno notevolmente contribuito a forgiare il volto dell’Europa. Esse sono ancora vive in tutti i paesi europei e hanno offerto nei secoli un terreno fertile per la crescita, la maturazione e la diffusione di valori condivisi di alto contenuto simbolico ed etico”.
Richiamando l’auspicio di Papa Francesco: “..a considerare il ruolo positivo e costruttivo che in generale la religione possiede nell’edificazione della società”, Bravi conclude affermando: “La conservazione, valorizzazione e promozione del vasto patrimonio culturale europeo, fruibile anche in chiave turistica, non si limita a un seppur necessario recupero archeologico, ma mira a renderlo disponibile per la conoscenza e la lettura di un messaggio che interpella la nostra contemporaneità e il cui valore trascende il tempo e lo spazio in cui esso è stato creato, riproponendo le sempre attuali questioni sul senso del vivere e dell’agire dell’uomo nel mondo”.
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