Via Francigena

Di pievi, sentieri e campanari. Il Passo della Cisa sulla Via Francigena

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Redazione AEVF

Tre giorni e tre tappe impegnative: da Fornovo a Pontremoli, passando per CassioBerceto ed il fatidico Passo della Cisa. Zaino in spalla e macchina fotografica e tanta, tanta voglia di camminare e scoprire.

 

Partendo da Fornovo in una luminosa mattina di aprile, una veloce visita alla pieve di Santa Maria Assunta con a guardia il pellegrino senza capo, utilizzato anche per il timbro, immancabile, della tappa; si inizia subito a salire, e il panorama diventa sempre più affascinante, passo dopo passo.
Attraversate alcune frazioni, si entra nei sentieri di collina, si costeggia un fiume e alcune persone, poche, ci salutano, sono gli abitanti di questi paesini che ci riconoscono per gli zaini appariscenti e gli scarponcini colorati.

Si raggiunge Bardone e la sua pieve, antica e misteriosa, si prosegue poi per Terenzoe si raggiunge Castello di Casola, una frazione microscopica incastonata tra le rocce di queste colline, conosciute poco dopo come i salti del diavolo. Qui incontriamo il custode, campanaro e abitante di queste cinque case e della chiesa, finemente restaurata, che custodisce ancora qualche segreto: nel suo archivio sono conservati alcuni documenti del XVII e XVIII secolo, in latino, che Romano ci mostra con orgoglio.
Un piccolo break ci dà la forza per riprendere il cammino e raggiungere Cassio, non senza difficoltà, prima tappa del nostro breve viaggio. Cena frugale e riposo, il primo giorno è sempre arduo.

Il giorno seguente ci avventuriamo verso la Cisa, il dislivello si riduce, i paesaggi si aprono uscendo dalla fitta vegetazione, caratteristica della tappa precedente. Una lunga sosta a Berceto ci permette di visitare la famosa pieve, decorata con sculture del XI – XII secolo e con dipinti più recenti. Timbro e si riparte.
Il percorso verso l’Ostello del Passo della Cisa sembra breve, forse per la compagnia di due pellegrini, Fabio e Kim, che si sono uniti a noi e ci regala una sorpresa: un cervo attraversa il sentiero, velocissimo, ma non abbastanza per non essere scorto e far sollevare le dita stupite di noi camminatori.
L’Ostello viene raggiunto nel tardo pomeriggio e ci offre un ristoro più che adeguato, una cena deliziosa e la simpatia dei gestori ci accompagnano per tutta la sera fino all’incontro con l’agognata branda.

Ultimo giorno e lunga tappa quella che porta a Pontremoli, ma oltremodo emozionante. Partiamo in sei stamattina, si aggregano Mimmo e Valentina, accrescendo il nostro gruppo di viaggiatori. Superiamo il valico nella prima ora di cammino, passando sotto l’arco ligneo della Porta della Toscana. Camminiamo sulla cresta della montagna e possiamo ammirare entrambe le regioni che abbiamo toccato, proseguiamo poi nel bosco, fitto, sul sentiero ripido che scende repentinamente verso valle.
Nonostante la pioggia ci faccia compagnia, veniamo accolti e sfamati dai proprietari di un affittacamere e da una piccola trattoria lungo il percorso che, accortisi di queste sei figure che incedono sotto la pioggia battente, ci offrono un riparo per qualche minuto, un panino e un piatto di pasta con una bottiglia di vino. Nulla di più necessario in quel momento. Ci ristoriamo dovutamente e, ringraziando, ripartiamo.

Raggiungiamo Pontremoli, splendida cittadina toscana, ben più popolosa dei paesi che abbiamo incontrato in questi due giorni. Abbiamo giusto il tempo per visitarla e poi, soddisfatti anche se rammaricati, ci dirigiamo verso la stazione che ci riporterà verso casa, fiduciosi e volenterosi nel tornare e riprendere il Cammino da dove lo abbiamo lasciato.

Luca Faravelli