Il viaggio sulla Via Francigena in Joelette, organizzato dal CAI Gavardo, è un progetto focalizzato sull’accessibilità dei cammini che è stato subito accolto dall’AEVF, da sempre impegnata su questo tema. Da tempo, infatti, entrambe le associazioni portano avanti progetti mirati a migliorare l’esperienza del cammino e rendere i sentieri sempre più accessibili.
‘Con un gruppo di volontari siamo riusciti a portare parecchie persone con disabilità su percorsi anche accidentati per accedere a cime o luoghi turistici non accessibili con le normali carrozzine. Alle gite di un giorno sono succedute escursioni nei fine settimana e da lì in poi il sogno di poter fare dei trekking con queste modalità si è subito trasformato in realtà. Così nel 2019 l’idea del trekking è diventata Cammino di Santiago, un gruppo di volontari che si alternava (alcuni sempre presenti) e due ragazze con disabilità da fine maggio ai primi di luglio percorrevano il più famoso dei Cammini condividendo gioie e difficoltà con l’entusiasmo della prima volta. Gli anni del Covid ci hanno lasciato il tempo per fare progetti ed è nata così l’idea di percorrere anche il “nostro” Cammino: la Francigena dal Gran San Bernardo a Roma’, spiega l’organizzatore Angiolino Goffi.
L’idea è venuta ai volontari di CAI Gavardo nel 2020, durante la pandemia. Dopo una lunga progettazione e pianificazione di 44 tappe, nel 2022 sono finalmente riusciti a compiere il viaggio che si è concluso lo scorso 19 ottobre a Roma, nella Basilica di San Pietro. I volontari e i loro ospiti in carrozzina sono stati accolti in un’area riservata sul sagrato e Papa Francesco li ha accolti stringendo a tutti loro le mani.
“Un grande impegno condiviso per un’inclusione corale di persone con disabilità. Tappa dopo tappa in tutti affiorava il significato profondo del progetto: non uno per tutti, ma uno con tutti. Questo l’autentico spirito dell’inclusione” ha condiviso Rosalia, una delle partecipanti che ha viaggiato in Joelette.
Un’esperienza che ha molto da insegnare sullo spirito dell’inclusione, ma che evidenzia quanto ancora l’Italia debba impegnarsi per creare le infrastrutture necessarie a rendere i cammini accessibili a tutti. Infatti, non sono mancate le difficoltà durante il lungo percorso: dall’esigua sicurezza di alcuni tratti dei sentieri, poco agevoli per il passaggio della carrozzina, ad alcuni alloggi per pellegrini poco attrezzati per l’accoglienza di persone con disabilità. Da queste esperienze pratiche risalta l’importantissimo lavoro dei volontari del CAI che mantengono i cammini e la nostra attività di comunicazione sul tema dell’accessibilità volta a sensibilizzare tutti gli operatori sul percorso.
C’è ancora molta strada da fare, ma nonostante le difficoltà questa esperienza segna un importante passo in avanti nel rilevare le criticità e poter rendere sempre più partecipata l’esperienza sul cammino.
In conclusione, l’ambizioso progetto dei CAI ha portato con sé una ondata di emozioni e consapevolezze sul significato della scoperta, della gentilezza, dell’inclusione e dell’aiuto reciproco. Come ci ricorda Franca, un’altra partecipante dell’impresa, “il concetto di inclusione in un cammino non può prescindere da quello di comunità, i limiti, gli intoppi vengono superati solo con l’aiuto e la condivisione, e che inclusione è prima di tutto scoperta, accettazione e solo alla fine traguardo comune”.
“La Settimana della Terra” è il festival scientifico diffuso che affronta il tema della GeoScienza in Italia. Il festival, ormai giunto alla sua decima edizione, si è svolto quest’anno dal 2 al 9 ottobre 2022.
Quante volte ti è capitato di camminare attraverso paesaggi mozzafiato e voler sapere di più su ciò che ti circonda? Oppure ti è capitato di fare un’escursione e venire a sapere solo dopo che vicino al percorso esistevano meravigliose grotte, antichi laghi, fiumi e insediamenti preistorici tutti da scoprire… Spesso apprezziamo la bellezza che ci circonda, ma non abbiamo una reale conoscenza del territorio che attraversiamo.
Proprio per far conoscere il territorio italiano al grande pubblico, attraverso il suo straordinario patrimonio geologico, ambientale e naturalistico, è nata, ormai dieci anni fa, “la Settimana della Terra”. La Settimana è frutto di due appassionati ed esperti professori universitari, il geologo Silvio Seno e il paleontologo Rodolfo Coccioni. Si tratta di un appuntamento annuale da un’intera settimana, a ottobre. Professionisti tra cui geologi, ricercatori, climatologi, archeologi, astronomi, ricercatori, compartecipano e creano eventi divulgativi in tutta Italia. Per l’occasione, gli eventi vengono chiamati “Geoeventi”.
Dal 2012 ad oggi sono stati creati più di 1800 “Geoeventi” in tantissime località. Il festival offre porte aperte nei musei, centri di ricerca e osservatori astronomici, laboratori didattici e sperimentali, esposizioni e mostre, convegni, conferenze e seminari, attività artistiche e musicali, enogastronomia, ma anche tante escursioni e passeggiate per gli amanti dei cammini e della natura.
Oltre ad essere un’esperienza di divulgazione scientifica, la Settimana della Terra è anche un momento dedicato alla sensibilizzazione ambientale. Andiamo incontro ad un futuro incerto per via dei cambiamenti climatici in corso causati dai nostri stili di vita. Siamo sicuri di ciò che ci aspetta? Cosa possiamo fare per recuperare il rapporto che abbiamo con la natura e migliorare la qualità della nostra vita?
Dati gli scopi che si prefigge, il Festival abbraccia e supporta il turismo lento, sostenibile e responsabile. Tale turismo rispetta le risorse ambientali e, attraverso la lentezza, genera conoscenza e cura per i tesori locali. L’apprezzamento per il patrimonio naturale viene spesso gustato insieme ad altre attrazioni culturali e ai prodotti locali.
Scopri qui la nostra sezione dedicata alla responsabilità ambientale e al ruolo dei cammini nello sviluppo sostenibile.
“L’Italia ha una quantità e una varietà unica di situazioni da conoscere e abbiamo anche la responsabilità di preservarle e proteggerle. Avvicinarsi a questi spettacoli della natura e viverli significa anche contribuire a praticare un turismo sostenibile, la cui promozione è tra gli obiettivi dell’Associazione” afferma il co-fondatore del festival Silvio Seno.
Un festival unico, che invita alla scoperta delle meraviglie del nostro paese e alla cura del nostro pianeta. Solo così possiamo tutelare realmente il patrimonio italiano.
La Via Francigena a sud di Roma è uno straordinario viaggio nel tempo prima ancora che nello spazio, in cui memorie storiche di varie epoche si succedono senza soluzione di continuità. In questo articolo vi presentiamo 12 luoghi da non perdere, nell’ordine in cui li incontrerete percorrendo l’itinerario da Roma al confine con la Campania.
1. Il Parco Regionale dell’Appia Antica
L’area protetta urbana più estesa d’Europa, una “greenway” che segue la direttrice della Regina Viarum, a sud di Roma. Storia e natura si fondono creando un paesaggio unico nel suo genere, in cui i resti di mausolei, ville romane e acquedotti sorgono nel cuore di meravigliose tenute agricole.
2. Castel Gandolfo
Borgo famoso per essere stato per secoli la dimora estiva dei Papi. Oltre ad ammirare il bellissimo panorama sul lago Albano, i viandanti possono oggi visitare i giardini e le ville Pontificie: luoghi da non perdere.
3. Nemi
Un altro borgo costruito in una bellissima posizione panoramica è Nemi, che domina l’omonimo lago vulcanico. Nel territorio comunale è possibile visitare l’antico tempio di Diana Aricina e il Museo delle Navi Romane, costruito negli anni Trenta del Novecento per ospitare due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago e purtroppo andate perdute in un incendio nel 1944.
4. Cori
Un concentrato di attrattive storiche e paesaggistiche: lungo il percorso i viandanti attraversano la bellissima area verde del Lago di Giulianello, e una volta arrivati nel centro storico possono visitare la Cappella della Ss. Annunziata, che custodisce una delle più importanti decorazioni pittoriche del tardogotico del Lazio, e il complesso monumentale di Sant’Oliva, dove una chiesa medievale ingloba i resti di un antico tempio, una cappella del Quattrocento interamente affrescata, un chiostro rinascimentale e un convento.
5. L’area archeologica di Norba
L’area fu fondata nel V secolo a.C. in una posizione che domina l’intera pianura Pontina. Venne distrutta nell’81 a.C. e i suoi abitanti, piuttosto che cadere nelle mani del nemico, scelsero di uccidersi l’un l’altro ed appiccare il fuoco alle loro case per non lasciare un bottino agli invasori.
6. Sermoneta
Dominata dal castello Caetani, è un altro dei bellissimi borghi che popolano la Via Francigena del Sud. Prima di affrontare la salita verso il centro storico si può visitare l’abbazia di Valvisciolo, uno dei massimi capolavori dello stile romanico-gotico-cistercense. Ai piedi del borgo, degno di nota è il giardino di Ninfa, un tipico giardino all’inglese costruito negli anni ’20 del secolo scorso nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto alcuni ruderi.
7. L’abbazia di Fossanova
L’abbazia, nel territorio del comune di Priverno, costituisce il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia. Il complesso nacque alla fine del XII secolo dalla trasformazione di un preesistente monastero benedettino, e venne successivamente ceduto ai monaci borgognoni guidati da San Bernardo di Chiaravalle.
8. Terracina
Il centro storico di Terracina è un luogo dove la storia romana, medievale e moderna conservano ancora le loro testimonianze, come l’antica Via Appia, che attraversa la piazza del Foro, con il lastricato dell’epoca, il Teatro Romano, il Capitolium, la Cattedrale di San Cesareo, edificata sulle rovine di un tempio romano, il Castello Frangipane, il Palazzo Braschi. La cittadina è dominata dal tempio di Giove Anxur, costruito in epoca romana sul monte Sant’Angelo, in una bellissima posizione da cui si può ammirare un bel panorama sul monte Circeo e sulle isole Pontine.
9. Valle di Sant’Andrea
Uno dei tratti più suggestivi dell’intero percorso della Via Appia antica a sud di Roma è quello che attraversa la Valle di Sant’Andrea, tra Fondi e Itri. È un percorso di 3 km che corre parallelo alla moderna via Appia. La strada romana è scavata da un lato sul fianco roccioso del monte, dall’altra terrazzata con potenti mura alte fino a 12 m che risalgono all’epoca del costruttore della strada, Appio Claudio, ovvero al III secolo a.C.
10. Gaeta
Gaeta offre ai visitatori la visita del centro storico e del castello angioino-aragonese, costituito da due edifici comunicanti realizzati in due momenti storici diversi, uno più in basso detto “angioino”, realizzato durante il governo dei sovrani di origine angioina, l’altro più in alto detto “aragonese”, fatto costruire dai sovrani del regno di Napoli appartenenti alla dinastia di origine aragonese. Prima di arrivare al centro storico la Via Francigena costeggia la spiaggia di Serapo, da dove si intravede il Santuario della Montagna Spaccata. Quest’ultimo è stato fondato nel 930 d.C. dai Padri Benedettini sulle rovine della Villa di un generale romano.
11. Tomba di Cicerone di Formia
Seppur a circa 1,5 km dalla Via Francigena, laTombamerita una visita: si trova lungo la Via Appia ed è un mausoleo risalente all’età augustea, in cui secondo la leggenda sarebbe sepolto Cicerone, il celebre oratore e politico romano. Inoltre, presso il settecentesco palazzo comunale, Formia ospita il Museo archeologico nazionale, che raccoglie pregevoli sculture realizzate tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., periodo dell’allora consolidato splendore dell’antica città romana.
12. Area archeologica di Minturno
Prima di abbandonare il territorio laziale non si può perdere una visita all’area archeologica di Minturno, antica città-porto che faceva parte della pentapoli aurunca, distrutta dai Romani nel 314 a.C. e poi ricostruita. Accanto all’area archeologica, il ponte borbonico che attraversa il fiume Garigliano fu il primo ponte sospeso a catenaria di ferro realizzato in Italia, costruito tra 1828 e 1832.
Lungo l’antica via di pellegrinaggio oltre alle attrattive spirituali si possono incontrare luoghi di grande interesse storico-culturale e paesaggistico. In questo articolo vi presentiamo 10 luoghi da non perdere nel tratto laziale, nell’ordine in cui li incontrerete percorrendo l’itinerario dal confine con la Toscana fino a Roma.
1. Il Castello di Proceno
Edificio storico che domina l’abitato del primo comune che la Via Francigena attraversa entrando nel territorio laziale, è proprietà della famiglia Cecchini dal 1644, luogo che oggi ospita una struttura di recettività alberghiera.
2. La Cripta del Santo Sepolcro ad Acquapendente
Consacrata nel 1149, è un luogo di grande fascino al cui centro una doppia scalinata scavata nella roccia permette di raggiungere il sacello, che nelle forme riproduce la copia più antica al mondo del sepolcro di Gesù, tanto che Acquapendente è chiamata la Gerusalemme d’Europa.
3. La basilica di Santa Cristina a Bolsena
Risalente al XI secolo, oltre a custodire le reliquie della Santa divenne famosa per il miracolo eucaristico avvenuto nel 1263: mentre un sacerdote stava celebrando la messa, al momento della consacrazione l’ostia avrebbe sanguinato. Da allora l’episodio viene celebrato nella festa del Corpus Domini.
4. Il panorama dalla Torre del Pellegrino a Montefiascone
Ripaga della fatica che comporta la salita fino alla sommità della Rocca dei Papi, che domina il centro storico. Da qui si può ammirare una bella vista sul lago di Bolsena e su gran parte del territorio della Tuscia.
5. Il quartiere San Pellegrino di Viterbo
Uno dei quartieri medioevali più grandi d’Europa. E’ un bellissimo esempio di edilizia del XIII secolo, un dedalo di vicoli con torri, archi ed edifici medievali.
6. Le torri d’Orlando a Capranica
Un complesso costituito da due monumenti funerari di epoca romana del I sec. a.C. e di una torre campanaria appartenente ad una chiesa benedettina del X secolo. E’ un luogo di pace reso ancora più suggestivo dalla presenza di alcune grandi querce sotto le quali, secondo la leggenda, il paladino Orlando amava sdraiarsi per riposare.
7. L’anfiteatro romano di Sutri
Uno degli edifici storici più sorprendenti dell’intera Via Francigena: si tratta di un anfiteatro da più di 9000 posti completamente scavato nel tufo all’interno di una collina, riscoperto solo in tempi recenti. Venne infatti riportato alla luce solo tra il 1835 e il 1838 dalla popolazione locale.
8. Il Santuario della Madonna del Sorbo a Formello
Venne costruito nel XV secolo sulle rovine di un castello che dominava le valli del Sorbo, come luogo di pellegrinaggio dedicato alla Madonna, che secondo la leggenda fece ricrescere la mano a un pastore che l’aveva persa.
9. L’area archeologica di Veio
Città etrusca che fu celebre rivale di Roma per il controllo del Tevere, conserva monumenti di rilievo come il Santuario di Portonaccio e le più antiche tombe dipinte d’Etruria: la Tomba dei Leoni Ruggenti e la Tomba delle Anatre.
10. Monte Ciocci a Roma
Area verde che rientra nel Parco di Monte Mario. Qui per la prima volta i pellegrini in arrivo a Roma scorgono in lontananza il “cupolone” di San Pietro, e possono comprendere il motivo per cui nel medioevo questo luogo era chiamato Mons Gaudii, il “monte della gioia”.
Ciriaca+Erre è un’artista italo-svizzera di origini materane. Dal 22 aprile 2022, giornata mondiale della Terra, ha cominciato una vita da nomade e pellegrina, tornando ad abitare il pianeta come la sua casa. Partita a piedi senza soldi, dalle caverne della mia città di origine, Matera, si è diretta in Africa – nella caverna dove l’Homo sapiens è sopravvissuto all’era glaciale. Ha così dato vita alla sua ultimissima performance, che unisce l’arte alla vita: ‘2 years, 2 weeks, 2 days, Homeless Fearless Borderless’. Un viaggio lento, di consapevolezza, a ritroso nella storia umana.
Ciriaca ha scoperto la passione per i viaggi a 18 anni, attraversando l’India. La sua pratica artistica passa dalla pittura alla fotografia e l’istallazione urbana, dalla performance ai video. Ha vinto premi importanti ed esposto in diversi musei, gallerie ed istituzioni, dall’Italia alla Svizzera e fino all’Inghilterra. Ha esposto alla Biennale di Venezia, a New York, Los Angeles, Mosca e Berlino, ma ha sempre cercato di portare attivamente l’arte anche fuori dai musei. Ha realizzato diverse opere sui diritti umani e sui diritti delle donne per le quali si è spinta in Africa alla ricerca di remoti villaggi dove tutt’ora vengono isolate le donne condannate come streghe.
Ecco la nostra intervista con Ciriaca+Erre:
Come nasce questo progetto?
‘Nasce durante la pandemia in risposta alla paura che ha dominato il mondo e ai confini che sono diventati sempre più soffocanti fino a esiliarci nelle nostre case. Nasce per ritrovare coraggio e fiducia in se stessi, negli altri e nella vita, superando confini intimi e sociali. Nasce per tornare ad abitare il pianeta come la nostra vera casa. Nasce al fine di “esperire” la vita come un viaggio di consapevolezza, ispirandomi al libro “Siddhartha” del premio Nobel Hermann Hesse, che quest’anno compie 100 anni, scritto proprio laddove ho vissuto gli ultimi anni in Svizzera.
Nasce dal desiderio di vivere con un ritmo più lento in contrapposizione ad un mondo che, dopo la pandemia, è tornato ad accelerare come se nulla fosse successo. In tutto questo c’è l’idea di vivere il presente giorno per giorno, di lasciare andare e di semplificare.
Questa performance nasce come evoluzione di un’altra mia azione performativa realizzata alcuni anni fa al Museo della Permanente a Milano, in cui ho donato oltre 500 oggetti personali dall’80% dei miei vestiti, motorino, bicicletta, sedie e quant’altro. Già allora sentivo che un giorno sarei andata oltre e avrei lasciato andare tutto.
Mi ci è voluto un anno per prepararmi psicologicamente, più che fisicamente, per cambiare completamente la mia vita. Naturalmente non si può essere mai realmente pronti per un progetto del genere…perché, come nella vita, si impara strada facendo. La vita è un viaggio nella consapevolezza’.
Quali sono i valori aggiunti di affrontare questo viaggio da sola?
‘Un viaggio in solitaria è un grande atto di fiducia in se stessi. Sicuramente una grande sfida ma anche una grande opportunità. Questo è un viaggio solitario ma anche di connessione con me stessa, con gli altri e con la natura.
Intraprendere questo viaggio da sola come donna è per me molto significativo, dal momento che la mia ricerca artistica ha toccato spesso temi legati ai diritti delle donne e la loro storia. In questo viaggio, tra l’altro, una delle tappe fondamentali è anche la visita all’ultima comunità matriarcale al mondo in Cina.
Viaggiare da soli ti permette di crescere, avere fiducia in te stesso e nelle tue forze, affrontando le tue paure. Ti permette di aprirti ad un dialogo interiore molto prezioso, spalancando paesaggi interni ed esterni che potranno sorprenderti. Viaggiando da soli l’intuito e l’istinto si risvegliano: scopriamo che siamo molto più forti di quello che crediamo o che gli altri credono. Naturalmente ci sono momenti di stanchezza e di sconforto, nei quali il compagno di viaggio che ci darà supporto e motivazione per tirare fuori la resilienza…siamo noi stessi.
Viaggiare da soli è anche una scelta di libertà significativa. Ma la libertà porta con sé un grande peso, quello della responsabilità. Poter scegliere di cambiare, di sbagliare, di rispettare i nostri ritmi, cosa mangiare, dove andare, cosa vedere, quando fermarsi, dà un senso di libertà meravigliosa. Noi siamo artefici delle nostre scelte e di conseguenza ci prendiamo anche la responsabilità di esse.
In questo viaggio io non mi sento sola – mi sento di tornare a fare parte di un tutto. Devo dire che a volte mi è capitato di sentirmi più sola di così, stando in mezzo a molte persone o con le persone che amo’.
Qual è il tuo obiettivo?
‘L’obiettivo è unire la Vita all’Arte, per tornare ad “essere” prima di “fare”, che è tra le cose più difficili del nostro tempo che ci vuole uniformare come produttori e consumatori. L’obbiettivo è riportare l’arte e la cultura, che sono un patrimonio dell’umanità, sulle strade. Così come voleva anche la filosofa e matematica Ipazia dell’antica Grecia.
Attraverso questo progetto cerco l’utopia ed una vita più autentica.
Sono alla ricerca di nuovi modi di vivere in armonia con la natura, con se stessi e con gli altri, ispirandomi alla prima comunità utopica ecologica e vegetariana Europea nata in Svizzera nei primi anni del ‘900, sul Monte Verità.
L’obiettivo è una sorta di marcia per la pace e per il pianeta.
In questo pellegrinare cerco “l’umanità” nel senso più elevato del termine. Per non dimenticare che questo nome, che ci siamo attribuiti, condensa valori significativi e imprescindibili come solidarietà, empatia e fratellanza, che stiamo perdendo di vista.
L’obiettivo è anche ricordarci che siamo tutti migranti, come si evince dalla scoperta del cosiddetto gene del viaggiatore (DRD4-7R) presente nel 20% della popolazione. L’evoluzione umana è iniziata con la migrazione a piedi dall’Africa: siamo tutti migranti. Voglio ricordare che un tempo i pellegrini e i viaggiatori non venivano lasciati morire ma accolti nelle proprie case e gli veniva donato un piatto caldo.
Ho cominciato a camminare perché è un atto che fa parte della nostra natura e della storia dell’uomo, quanto lo sono il pensiero e la parola. È un’atto “simbolico”, rivoluzionario e pacifico al tempo stesso. Ogni volta che facciamo un passo per avanzare, lasciamo il nostro baricentro, un equilibrio prestabilito per ritrovarne un altro. Ed è questo che fa il pensiero e l’arte, mette in discussione qualcosa di prestabilito’.
Quali tratti della Francigena hai percorso?
‘Ho cominciato il mio cammino proprio dalle caverne di Matera, la mia città di origine, che è parte della Via Francigena. Ahimè, ho dovuto intraprendere subito una deviazione verso la Puglia per visitare una delle prime comunità utopiche, dove la proprietà privata non esiste, e che fa parte della mia ricerca.
Ho potuto riprendere la Via Francigena nel Sud, in Puglia, passando dalla significativa tappa di Monte Sant’Angelo, e da lì verso Roma, con alcune necessarie deviazioni per portare avanti la mia ricerca.
Da Roma ho percorso il cammino della “Via di Francesco”: avrei desiderato arrivare in Svizzera sulla Via Francigena ma ho dovuto fare un altro percorso che toccava dei luoghi significativi per il mio progetto.
Ho ripreso con grande gioia la Via Francigena da Vileneuve, in Svizzera. Ho ripreso con un significativo cammino della pace insieme ad un monaco buddista giapponese che ha fatto cammini in tutto il mondo, venuto appositamente da Londra.
Sono tuttora sulla Via Francigena francese, diretta a Canterbury. Sentirò moltissimo la mancanza di questo percorso storico che riprende i passi degli antichi pellegrini quando lo avrò completato. Un percorso tenuto in vita nei giorni nostri da chi come me ha a cuore un modo diverso, lento ed ecologico di viaggiare.
In questi cammini a piedi ho avuto modo di incontrare persone straordinarie da tutto il mondo con un grande spessore umano. Attraversare questi piccoli paesini, abitati da poche decine o centinaia di abitanti, e trovare accoglienza in famiglie o comuni che sono sensibili all’accoglienza dei pellegrini, è davvero prezioso. Sapere di ripercorrere i passi degli antichi pellegrini è emozionante’.
L’autunno è una delle migliori stagioni in cui camminare, sia per le temperature miti, sia per i bellissimi colori caldi del foliage. Chi si mette in cammino in autunno sa però che dovrà aspettarsi quanto meno una giornata di pioggia battente!
Chi è stato colto alla sprovvista dalla pioggia autunnale almeno una volta nella vita sa bene quanto possa essere spiacevole: i vestiti bagnati che non si asciugano più, il freddo alle mani e ai piedi, le scarpe infangate e pesanti…ma ehi, non farti abbattere!
La pioggia richiede preparazione, tutto qui. Se hai con te tutto il necessario e lo tiri fuori nel momento giusto, camminare sotto la pioggia può essere una delle esperienze più piacevoli e romantiche della stagione e della vita. È l’occasione per un contatto profondo con la natura, con la nostra natura di esseri umani che, prima della civiltà, convivevamo apertamente con ogni situazione meteorologica. Per alcune persone, le giornate sotto la pioggia sono le migliori – quelle realmente indimenticabili, quelle di riflessione e di intuizione. E’ in queste occasioni che si prendono decisioni importanti per la propria vita, da portare a casa dopo il viaggio.
Abbiamo quindi preparato una lista di consigli per assicurarti un buon cammino anche nelle giornate di pioggia autunnali e invernali:
1. Occhio al meteo
Sembra scontato, ma è davvero importante dare un’occhiata al meteo ogni sera per prepararsi per il giorno dopo. Per sicurezza, ricontrollalo anche la mattina prima di uscire. Meglio affidarsi a servizi ufficiali come:
Se in una giornata estiva basta un k-way per ripararsi dalla pioggia, in autunno è tutt’altra storia. Innanzitutto è ottimo indossare una maglia tecnica traspirante e UV proof, che eviterà che l’umidità arrivi a contatto con la pelle. Sopra servirà uno strato in pile, o una felpa, e infine una giacca impermeabile, data l’umidità autunnale anche quando non piove. Da aggiungere nei giorni di pioggia il poncho o un mantellone in PVC: leggero e ripiegabile, non appesantirà il tuo zaino. È vero, non sarai particolarmente seducente in questo outfit, ma possiamo assicurarti che questo è il metodo più efficace per rimanere all’asciutto: praticamente, è come indossare un ombrello! Tieni il poncho in un punto facilmente raggiungibile dello zaino, per metterti velocemente al riparo anche quando la pioggia arriva all’improvviso. Ricorda di indossare anche un cappello impermeabile, magari con una visiera che coprirà gli occhi e eventualmente gli occhiali dall’acqua.
Per quanto riguarda la parte inferiore del corpo, le scarpe dovranno chiaramente essere il più impermeabili possibili. Assicurati che non siano consumate sotto la suola, per evitare di scivolare sul bagnato. I calzini possono essere impermeabili, tenendo però a mente che il piede non traspira quando li indossiamo. La cosa migliore è indossare quelli impermeabili soltanto nel momento in cui arriva la pioggia, e togliere scarpe e calzini non appena arrivati a fine tappa per far respirare i piedi. Utilissime anche le ghette, che evitano che l’acqua o il fango entrino dal collo della scarpa.
Consigliamo infine un paio di pantaloni di plastica PVC. Indossando l’intero completo, potrai liberamente fare ciò che vuoi mentre cammini nella pioggia: sederti a terra o su panchine infangate, camminare nell’erba alta, fare la danza della pioggia o aprire la bocca per berla in quei tratti a metà tappa dove non ti vede nessuno.
3. Ricambi asciutti
Sopravvissuti alla giornata di pioggia, arriva il momento più importante: uscire dai vestiti bagnati! Occorre una trasformazione completa del vestiario per evitare una potenziale ipotermia, per cui in questa stagione conviene portare almeno un ricambio in più, inclusa la biancheria intima, rispetto all’estate. Ti consigliamo di portare un paio di sandali o infradito per liberare subito i piedi e lasciarli respirare. La pelle dei piedi infatti si indebolisce quando è bagnata, e aumenta il rischio di fastidiose vesciche.
Ancor più importante è accertarsi che i ricambi e tutto il contenuto dello zaino restino all’asciutto durante la giornata piovosa. Non c’è sorpresa più brutta che trovare tutti i vestiti umidi una volta arrivati sotto ad un tetto! Perciò, ti consigliamo di prendere precauzioni fin dal momento in cui prepari lo zaino prima di partire: l’ideale è tenere sempre suddivisi i vestiti in compartimenti, utilizzando gli appositi sacchetti impermeabili a chiusura stagna che si trovano nella maggior parte dei negozi di articoli sportivi. Altrimenti, puoi utilizzare dei sacchetti di plastica. È un ottimo trucco anche per tenere lo zaino in ordine durante il viaggio, e per tenere sigillati al riparo anche i dispositivi elettronici! Nei momenti di pioggia lungo il percorso potrai poi coprire l’intero zaino con il classico copri-zaino impermeabile.
4. Attenzione a dove metti i piedi
Il terreno, con la pioggia, diventa più scivoloso. Si possono creare dei piccoli torrenti d’acqua lungo il sentiero, da evitare il più possibile. In questi casi, è utile avere un paio di bastoncini da trekking o un bastone da passeggio.
Quando la pioggia è molto intensa, è sconsigliabile camminare in riva a un fiume, che potrebbe ingrossarsi velocemente. Attenzione anche alle pareti di roccia, dalle quali potrebbero franare dei detriti. Il posto migliore in cui camminare durante una pioggia è il bosco: le foglie riparano e le radici raccolgono l’acqua che così non si accumula sulla superficie del terreno. In caso di temporale, però, bisogna allontanarsi dagli alberi e la scelta più saggia è cercare un riparo.
5. Sorridi
La pioggia ti metterà alla prova, questo è certo, ma il modo in cui reagisci alla difficoltà è una tua scelta, solo tua. Una giornata di cammino sotto alla pioggia è, in questo senso, la metafora della vita. Sappiamo quanto può essere difficile restare sereni quando tutto sembra andare storto. Se proprio non riesci a tirarti su il morale, il nostro consiglio è…sorridi! Il sorriso sul volto è il primo passo verso il pensiero positivo 😊
Infine, in periodi più freddi una buona preparazione fisica è ancora più importante: dai un’occhiata alla nostra sezione dedicata. Infine, in caso di dubbi, se hai richieste di consigli o ti piacerebbe avere uno scambio di opinioni, non dimenticare che la nostra community Facebook è qui per te!
L’Agglomerazione di comuni “Bethune -Bruay Artois Lys Romane” in Pas de Calais, Francia, sta predisponendo il Piano Strategico 2023-2025 dedicato alla Via Francigena, una risorsa importante per il turismo sostenibile e verde del territorio.
“Insieme, immaginiamo la Via Francigena di domani” è il titolo dell’incontro che si è svolto a Allouagne (comune che ha aderito a AEVF nel 2022), nel nord della Francia, Pas de Calais, alla presenza di stakeholders locali: amministrazioni comunali, uffici del turismo, università, associazioni, categorie economiche.
Cinque atelier partecipati hanno offerto interessanti spunti per lavorare insieme sulla ricerca, cooperazione, animazione, gestione dei servizi e valorizzazione turistica della Via Francigena che si conferma un importante volano per lo sviluppo del territorio da un punto di vista culturale e economico. È stato richiamato dagli organizzatori l’importante evento “Road to Rome 2021. Start again!”, il cui passaggio nel Pas de Calais ha riacceso fortemente l’interesse verso la Via Francigena ed ha consentito agli enti locali di lavorare in sinergia, anche con la prospettiva di candidatura a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
In sintesi, l’itinerario di Sigerico è al centro dello sviluppo strategico in un’area geografica di 250 km, percorribile a piedi in dodici tappe, da Calais ai Pays de Saint Omer, passando per il territorio di Béthune-Bruay fino ad Arras.
I rappresentanti di AEVF
All’incontro è intervenuto il Direttore AEVF Luca Bruschi che ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa che si potrebbe replicare in ognuna della 60 province attraversate dalla Via Francigena. Bruschi ha ricordato che i risultati di questi atelier saranno inseriti all’interno del Piano Strategico triennale al quale sta lavorando AEVF per tutto il percorso.
È intervenuto anche Jacques Chevin, responsabile AEVF per lo sviluppo della Via in Francia e Svizzera, che ha animato e coordinato l’atelier della coperazione.
“Insieme, immaginiamo la Via Francigena di domani” è il miglior slogan per far continuare a crescere la conoscenza dell’itinerario che, nel 2024, festeggerà i 30 anni della sua certificazione da parte del Consiglio d’Europa.
A giugno 2022, la Comunità di Comuni dei quattro fiumi (CC4R) ha lanciato l’app “Sigerico nel paese dei quattro fiumi”. Si tratta di un gioco Explor Games®, che vuole far scoprire il patrimonio culturale, storico e naturale del territorio dei quattro fiumi. Il gioco si basa principalmente sull’importante storia che lega la Via Francigena al fiume Saône.
Gli Explor Games® sono giochi d’avventura in cui i giocatori sono gli eroi! In un sapiente mix tra una caccia al tesoro classica e una caccia all’enigma digitale, i partecipanti alternano continuamente mondo reale e virtuale, gioco e contenuto informativo.
Per giocare è sufficiente avere uno smartphone o un tablet. L’app “Sigerico nel paese dei quattro fiumi” può essere scaricata gratuitamente da Google Play o App Store.
Sigerico, arcivescovo di Canterbury, è un personaggio della Via Francigena molto conosciuto poiché l’ha percorsa, come noto, nel 990 per ricevere il pallium dalle mani di Papa Giovanni XV. Inoltre, ha annotato le 79 tappe del suo viaggio di ritorno su una pergamena che è conservata ancora oggi alla British Library di Londra.
Abbiamo immaginato che, attraversando le terre dei 4 fiumi, Sigerico faccia un incontro spiacevole e venga derubato degli oggetti personali: è qui che l’avventura ha inizio, dato che Sigerico non può rientrare a Canterbury senza la legittimità del suo sacramento!
Un’avventura in cammino suddivisa in quattro percorsi, quattro temi e quattro oggetti da ritrovare. L’avventura presenta Champlitte con la Via Francigena, Ray-sur-Saône con il suo castello, la foresta di Renaucourt e il suo arboretum, il maestoso canale di Savoyeux e il comune di Dampierre-sur-Salon con la sua storia.
Il Parco di Veio, nel tratto laziale della Francigena che conduce a Roma, ha intensificato la propria rete informativa anche fuori dal proprio territorio, con un nuovo punto informazioni dedicato all’itinerario.
Regione Lazio sta valorizzando e sviluppando sempre più i servizi a pellegrinə sulla Via Francigena, anche in vista del Giubileo 2025. Proprio in questi giorni, infatti, è stato infatti inaugurato a Nepi un nuovo punto informativo del Parco, presso l’azienda agricola Sansoni, con nuove mappe e pubblicazioni dedicate ai viandanti verso Roma. All’interno del Parco di Veio, che ha sede a Nepi, ci sono infatti anche 27 chilometri della Via Francigena: le ultime tappe verso Roma. Nepi rappresenta quindi una “porta” ideale di ingresso all’area naturale protetta per i pellegrini diretti alla città eterna.
‘È importante dare valore e far conoscere – ha detto il presidente del Parco di Veio Giorgio Polesi – anche i punti vicini alla nostra area protetta per stimolare la conoscenza dei nostri luoghi e dei nostri punti di interesse. Noi abbiamo 27 chilometri di Francigena all’interno del Parco, passando per Campagnano, Formello, Isola Farnese, per arrivare a La Storta e poi a Roma’.
All’inaugurazione, in una splendida cornice naturale lungo un tratto della Francigena, erano presenti, oltre a Polesi il vicepresidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene Silvio Marino, il sindaco di Nepi Franco Vita, il consigliere comunale di Monterosi, Maurizio Tamantini, Pietro Mazzarini consigliere di Campagnano, Michele Damiani, direttore del Museo del Pellegrino, l’assessore Roberta Bellotti e il consigliere di Formello Roberto Amadio. E ancora Ilaria Bartolotti del Corpo Italiano di San Lazzaro, il presidente della BCC della Provincia di Roma Mario Porcu, il direttore del Parco di Veio Danilo Casciani e il responsabile della vigilanza Fabio Neri. A Fare gli onori di casa, Giuseppe ed Olivia Sansoni. Presente anche l’assessore al Turismo del Comune di Sutri Claudia Mercuri.
Il prossimo punto informativo, su cui la Regione sta attualmente lavorando, sarà inaugurato a breve proprio nel comune di Sutri, lungo l’antica Via Cassia romana.
Dopo quattro mesi, il 31 ottobre 2022 si è ufficialmente chiuso il concorso fotografico“Condividi il tuo cammino”, che ha visto la partecipazione di pellegrinə, camminatori/camminatrici e turistə di tutta Europa per documentare la loro esperienza sulla Via Francigena e altri percorsi.
L’iniziativa, organizzata dal progetto europeo rurAllure legato alla valorizzazione del patrimonio dei cammini, ha raccolto oltre 3.000 scatti, di cui più della metà legati alla Via Francigena.
Un grande risultato che contribuisce a migliorare l’esperienza di chi ogni anno percorre gli itinerari culturali a piedi o in bicicletta: complimenti a tutti i partecipanti!
Di seguito i nominativi risultati vincitori per il concorso fotografico sulla Via Francigena, che potranno richiedere il loro premio inviando una email a contact@rurallure.eu: