Via Francigena

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Velletri, al via L’Orto del Pellegrino. Ti racconto la Via Francigena con le erbe officinali

Il prossimo 8 ottobre a Velletri, in occasione dell’ottava edizione della Piazza dei Bambini, sarà inaugurato L’Orto del Pellegrino, ivi presentato lo scorso 6 luglio dalle Associazioni Fare Edutainment e babycampus Edutainment.
Nato da un’idea dell’Associazione babycampus EDUTAINMENT (http://babycampus.org), con il contributo della Farmacia Romani e della Banca di Credito Cooperativo, l’Orto ha iniziato a mettere le sue radici grazie al recupero di un piccolo giardino abbandonato tra i tetti di Velletri, nel cuore dei Castelli Romani. L’Associazione ha deciso di raccogliere nell’Orto le principali erbe officinali di cui i pellegrini, in particolare coloro che percorrevano la Via Francigena, si rifornivano durante il percorso; una sorta di pronto intervento portatile di cui potevano disporre in itinere per preparare medicamenta ad hoc.
L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Velletri, vede la collaborazione del progetto “La Bisaccia del Pellegrino” (www.bisaccia.viefrancigene.org) promosso dall’Associazione Europea delle Vie Francigene e dall’Associazione Civita e dedicato alla promozione delle produzioni agro-alimentari proprie dei territori attraversati da itinerari storico-culturali o ad essi vicini – in primis la Via Francigena – e, con essi, alla promozione degli stessi percorsi. 
L’Orto del Pellegrino, ancora nascosto nei vicoli di Velletri, sarà svelato l’8 ottobre grazie all’aiuto di un pellegrino in cerca di rimedi ai suoi mali: uno spettacolo di Teatro di Strada in stile boccaccesco dal titolo “Di come Fortuna menò Peregrin Tebaldo ad un orto secreto, ove maravigliossi forte trovandovi speziale che non era homo ma femina”.
L’Orto del Pellegrino ospita visite guidate animate e laboratori didattici differenziati per età durante i quali bambini e ragazzi da 3 a 13 anni avranno la possibilità di conoscere le erbe medicinali e il loro impiego per la preparazione dei rimedi più comuni.
Per i più grandi, è inoltre possibile prenotare un piccolo tour di mezza giornata che comprende, oltre alla visita guidata all’Orto, anche l’ingresso alla Torre trecentesca del Trivio e la visita animata al Museo Diocesano adiacente la Cattedrale di San Clemente. Qui, tra le varie opere, è conservata una Madonna con Bambino (1426-27) di Gentile da Fabriano e la celebre Croce Veliterna stauroteca che, secondo la tradizione, fu donata nel 1256 da Rainaldo de’ Conti, vescovo di Velletri e legato pontificio alla corte di Federico II, successivamente Papa nel 1254 con il nome di Alessandro IV.
L’obiettivo de “L’orto del pellegrino” è, quindi, quello di dare vita ad un circuito di attività informate, consapevoli e collaborative che lavorino alla creazione di una comunità che accoglie. Una opportunità importante per favorire la crescita di Velletri e per inserirla in un circuito internazionale di turismo, pellegrinaggio, itinerari, spiritualità ma anche di comunicazione e pianificazione strategica.

 

E’ visibile online il video girato in occasione dell’apertura al pubblico de L’orto del Pellegrino. Un grande impegno dell’associazione Babycampus EDUTAINMENT per il centro storico di Velletri, per le persone, per i bambini ai quali raccontiamo la Via Francigena con la prospettiva insolita delle erbe officinali.

 

In allegato l’invito

Maggiori informazioni
www.lortodelpellegrino.it
info@lortodelpellegrino.it

Facebook: https://www.facebook.com/ortopellegrino/
Instagram: ortodelpellegrino
Twitter: @lOrtoPellegrino

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Tappe ed itinerari Etruschi sulle Francigene del Sud

L’Hotel Capys****  propone una interessante serie di itinerari tra gli insediamenti Etruschi in campania.

La presenza degli Etruschi in Campania inizia alle soglie del 1° millennio a.C. e coincide con il periodo di grande fioritura dei centri dell’Etruria Meridionale quali Tarquinia, Caere, Veio e Vulci. La prima città fondata  in campania dagli etruschi, fu Capua, che grazie alla sua posizione geografica, organizza i traffici ad ampio raggio verso le zone interne, smistando sia i prodotti di Vulci e delle altre città etrusche .

Per maggiori info vi invitiamo a contattare direttamente l’Hotel

Tra gli itinerari possibili evidenziamo:

  • ANFITEATRO CAMPANO S. MARIA CAPUA VETERE
    Qualche chilometro più a sud di Capua, si incontra Santa Maria Capua Vetere, antico insediamento degli Osci, diventata più tardi città etrusca con il nome di Capua.
  • REGGIA DI CASERTA
    Qualche chilometro più a sud di Capua, si incontra Santa Maria Capua Vetere, antico insediamento degli Osci, diventata più tardi città etrusca con il nome di Capua.
  • CAPPELLA PALATINA
    Inaugurata a natale del 1784 alla presenza della corte di Ferdinando V, su progetto di Vanvitelli riprende la più famosa cappella di Versailles, non altrettanto nota ma forse più bella, più leggera.
  • IL MUSEO PROVINCIALE CAMPANO
    Il Museo Provinciale Campano di Capua, fondato dal Canonico Gabriele Iannelli nel 1870 ed inaugurato nel 1874 con un mirabile discorso dell’Abate Luigi Tosti è proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Caserta.
  • IL MUSEO DIOCESANO DI CAPUA
    Tra il 1854 e il 1859 il Cardinale Giuseppe Cosenza, durante i lavori di ristrutturazione della Cattedrale, comincia a raccogliere i frammenti delle lapidi dispersi nel cortile del giardino e dell’episcopio. Da quel momento in poi, gli oggetti in mostra hanno ricevuto diverse sistemazioni fino ad arrivare a quella attuale.
  • BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE
    Fatta edificare nel 432 sulla cripta paleocristiana di San Prisco, fu notevolmente ampliata in periodo Longobardo, nel 787.
  • CHIESA DI S. ANGELO IN FORMIS
    La Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis sorge ai piedi del monte Tifata. La chiesa primitiva  fu fondata dai Longobardi nella seconda metà del VI secolo
  • BORGO MEDIOEVALE DI CASERTAVECCHIA
    Casertavecchia, magnifico gioiello posto a 450 metri di altezza, a meno di 10 km da Caserta, è dichiarato Monumento nazionaleper le sue caratteristiche artistiche e  per la sua storia.
  • EREMO SAN VITALIANO CASERTA VECCHIA
    Secondo la tradizione l’eremo fu costruito da San Vitaliano, nato a Capua nel VIII sec. Situato sui colli Tifatini e di epoca successiva al secolo di nascita del santo è stato più volte rimaneggiato.
  • CHIESA DI S. ANGELO IN AUDOALDIS
    La Basilica preromanica di Sant’Angelo in Audoaldis, pur se sconsacrata nel 1790, un’importantissima testimonianza artistica di Capua, costituendo un significativo esempio di architettura longobarda: sul portale della Basilica c’è, infatti, un’iscrizione che risale addirittura alla fondazione della città.
  • CATTEDRALE DEI S.S. STEFANO E AGATA
    Fondata nell’856 in epoca longobarda dal vescovo Landolfo I, nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni.
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La Via Francigena, dai Monti Dauni a Brindisi

Nel mese di luglio l’Associazione Europea delle Vie Francigene, in collaborazione con operatori ed esperti locali, ha effettuato un’attività di rilievo, verifica e monitoraggio del percorso della Via Francigena del Sud in Puglia, nel tratto che va dai Monti Dauni fino a Brindisi.

Il lavoro, svolto per conto di Puglia Promozione (Progetto “Monti Dauni: valorizzazione integrata delle eccellenze di carattere culturale, religioso, paesaggistico ed enogastronomico), l’agenzia regionale del turismo, consiste nella tracciatura di un itinerario percorribile a piedi a beneficio dei pellegrini che intraprendono il cammino della Via Francigena da Roma verso i porti d’imbarco per Gerusalemme.

L’obiettivo dell’attività è la definizione di un tracciato che tenga conto della camminabilità contemporanea, con indicazione delle tappe intermedie scelte in base alla presenza dei servizi essenziali e di una lunghezza media giornaliera non superiore a 30km.

Il percorso è stato predisposto e verificato da una squadra di 5 tecnici che si sono suddivisi il lavoro nell’arco di oltre un mese. La prima azione svolta è stata la predisposizione “a tavolino”, ovvero tramite l’utilizzo di carte geografiche della regione e di software cartografici, di un percorso che sia lineare, eviti quanto più possibile i tratti asfaltati e tocchi i principali punti d’interesse turistici.

Successivamente l’intero itinerario è stato percorso con mountain bike a pedalata assistita, dotate della strumentazione opportuna al rilievo della traccia, , ovvero GPS Garmin eTrex 35 touch, action cam Garmin VIRB, macchine fotografichecompact Sony e Canon G5X, smartphone iPhone 6 e Huawei P9 dotati di riconoscitore vocale.

Infine i punti critici che necessitavano di un approfondimento puntuale, come sentieri di difficile percorrenza o attraversamenti di strade ad altà velocità e traffico intenso, sono stati percorsi a piedi con un’auto d’appoggio, per verificarne l’effettiva percorribilità da parte dei pedoni.

Al termine di queste attività il team ha utilizzato un software cartografico di ultima generazione per la stesura definitiva delle tracce e dei waypoint che indicano la segnaletica dei bivi, i punti d’interesse e, in generale, i principali servizi a supporto dei pellegrini.

Il progetto, fortemente voluto e spinto dalla Regione Puglia, si inserisce strategicamente nella più ampia attività di valorizzazione della Via Francigena come principale cammino italiano a lunga percorrenza e, soprattutto, auspica di poter certificare la Via Francigena nel Sud come itinerario culturale del Consiglio d’Europa.

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Gemellaggio tra Cammino di Santiago e Via Francigena

E’ la proposta del Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene alla inaugurazione del Festival “REMOVER ROMA CON SANTIAGO”  organizzato a Roma dall’Ambasciata di Spagna.

Il 2 ottobre è stato inaugurato nella prestigiosa sede della Accademia di Spagna a Roma il Festival REMOVER ROMA CON SANTIAGO, un ricco programma di appuntamenti di cultura, arte, musica, teatro, cinema che permette di ripercorrere il Cammino di Santiago attraverso le espressioni artistiche di importanti protagonisti della scena culturale spagnola. 

Per un mese esatto, i luoghi più rappresentativi della cultura spagnola con sedi a Roma, la Real Academia de España, l’Instituto Cervantes e la Escuela Espanola de Historia y Arqueologia, ospitano una serie di eventi sul tema.  “Remover Roma con Santiago” è il titolo della prima edizione che vuol far conoscere il lavoro di artisti provenienti dalle regioni spagnole attraversate dal Cammino di Santiago. 

All’evento è stata invitata l’Associazione Europea delle Vie Francigene che ha patrocinato l’evento ed ha partecipato alla cerimonia di apertura con il Presidente Massimo Tedeschi. All’evento inaugurale sono intervenuti il Sindaco di Santiago di Compostela Martino Noriega, l’assessore regionale alla Cultura di Galizia Roman Rodriguez, la presidente della Commissione Turismo e Relazioni Internazionali del Comune di Roma Carola Penna.

Pensare pertanto, partendo dalla bella iniziativa REMOVER ROMA CON SANTIAGO, ad un progetto di cooperazione e di scambio nel campo del turismo della cultura (ma non solo) fra le due mete, le due Regioni, i due Paesi – Santiago e Roma, Galizia e Lazio, Spagna e Italia – che faccia conoscere il Cammino di Santiago a Roma e la Via Francigena a Santiago, ritengo sia una “idea geniale e lungimirante”, come lo fu 30 anni fa il lancio del programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa a Santiago. Perfettamente coerente con l’amicizia fra i Paesi europei e perfettamente in linea con gli scopi di pace, democrazia e dialogo del Consiglio d’Europa e dei suoi Itinerari culturali” ha detto il Presidente Tedeschi.

Luca Bruschi

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La Via Francigena nei secoli. Storia di pellegrini, osterie e vino.

La via Francigena parte da Canterbury, in Inghilterra, e, attraverso la Francia, la Svizzera e l’Italia arriva fino a Roma. Attraverso l’Italia, durante il Medioevo, passavano le maggiori vie di comunicazione del Mediterraneo, e fino alla caduta nel XIV secolo di San Giovanni d’Acri, ultimo baluardo crociato in Oriente, il punto di arrivo della via Francigena erano Brindisi e le coste pugliesi per imbarcarsi per Gerusalemme. Alla fine di questo secolo, Gerusalemme fu definitivamente sostituita da Roma come meta principale di pellegrinaggio, e chi si impegnava ad andarci, prendeva il nome di “Pellegrino Romeo”. Il viaggio del pellegrino, che in linea teorica andava fatto a piedi, era tutt’altro che facile. Prima di mettersi in cammino il pellegrino si riconciliava con tutti, faceva testamento e, fatto assai più raro, pagava i propri debiti. Escludendo i rischi derivanti da una società tendenzialmente violenta ed anarchica come quella medievale, dove non era raro incontrare lungo il cammino gruppi di briganti e bande armate, le maggiori insidie derivavano soprattutto dalla spossante fatica delle lunghe marce attraverso luoghi aspri e selvaggi come i valichi Alpini e Appenninici, e naturalmente, dalla fame. Tuttavia lungo la strada, soprattutto  in determinati luoghi come chiese e monasteri, l’ospitalità non mancava ed era di casa. Si può avere un interessante resoconto di questa vita negli scritti di Sigeric da Canterbury, prelato inglese ed arcivescovo dell’omonima città, vissuto a cavallo del X secolo d.C, narrante il viaggio di ritorno da Roma, dopo aver preso il paramento liturgico direttamente dalle mani di papa Giovanni XV.

La descrizione del viaggio è molto precisa soprattutto per quanto riguarda i punti di sosta, dove i pellegrini si rifocillavano, riposavano e si scambiavano racconti ed informazioni sulla strada da percorrere. In questo resoconto si fa anche riferimento al vitto, prevalentemente a base di pane, zuppe di verdure stagionali (insaporite, quando si era fortunati, da qualche pezzo di carne o lardo di maiale) e pesce bollito. In questi racconti si intravede come il cibo non si identifichi con il solo bisogno fisiologico di sostentarsi, insito in ogni creatura vivente, ma come sia anche espressione culturale dei vari luoghi e paesi lungo il cammino, simbolo di ospitalità e condivisione umana. Attraverso il cibo e ai riti legati ad esso, si può comprendere in larga parte lo spirito e la cultura che pervadono in Italia il cammino della Via Francigena.

Cosa mangiava il pellegrino nel Medioevo?
E’ difficile immaginarsi cosa mangiassero i pellegrini della via Francigena nel Medioevo, al tempo in cui l’ Italia non era ancora stata inondata dal pomodoro. Poi bisogna immaginarsi che i gusti e le preferenze di questi pellegrini potessero essere molto più eterogenei di quanto siano oggi, e che sfamarli potesse essere un’impresa tutt’ altro che banale per l’ oste. Mentre potrebbe sembrare ragionevole che al giorno d’oggi un Inglese, un Francese e un Italiano possano accordarsi su cosa significhi “pasta al dente” sulla base di Wikipedia e altri catalizzatori di conoscenza senza frontiere, nel Medioevo uno cresceva con poche certezze trasmesse verbalmente di generazione in generazione. D’ altra parte ci si potrebbe anche sbagliare completamente in questa analisi. Il concetto di nazione è una delle oscenità del secolo ventesimo, forse diciannovesimo. Prima dell’ avvento della televisione i contadini della pianura padana non sapevano nemmeno cosa fosse la pizza. Ma rimaniamo fedeli al primo punto di vista, che i gusti e le preferenze alimentari dei pellegrini della via Francigena potessero essere molto più eterogenei al tempo. Per esempio, ammettendo che nella zona di Parma già fosse in uso di cospargere di parmigiano qualsiasi pietanza, è difficile che un atteggiamento del genere potesse essere tollerato a Brindisi. Probabilmente i pellegrini Inglesi erano gli unici felici allora, tanto quanto adesso, di lasciare l’ Inghilterra e assaggiare pietanze un po’ più sofisticate e gustose di quanto ne  fossero disponibili sull’ isola.

Ma i Francesi? I Francesi sono interessanti,  perchè al giorno d’ oggi è quasi impossibile trovare un Francese fuori dalla Francia. Che forse si vedessero più Francesi fuori dalla Francia nel Medioevo? Chi lo sa. E gli Italiani? Se i pellegrini Italiani della via Francigena si limitassero a dirigersi a Roma per motivi spirituali come sostengono, in teoria non avrebbero bisogno di lasciare l’ Italia. Di fatto, la via Francigena provocava e provoca un enorme riflusso di Italiani per il mondo, in cerca di amore o altro. Perché ci sono più Italiani che Inglesi a Londra? Ma non vorrei divagare troppo su temi che potrebbero sembrare secondari. Quindi, torniamo più vicini al nostro punto di partenza per non perdere il filo del discorso.
Il cibo dei pellegrini lungo il cammino doveva essere facilmente conservabile e strettamente legato alla stagionalità. Quando si fermavano per rifocillarsi chiedevano ospitalità o alloggiavano presso le locande, nelle quali si sfamavano in base alle disponibilità economiche. Il cibo che si serviva era molto salato, sia per essere meglio conservato, sia in modo da indurre molta sete nei viandanti, così che l’oste potesse vendere una maggiore quantità di vino. All’osteria come per il viaggio, i pellegrini preferivano dissetarsi proprio con il vino: l’acqua poteva essere inquinata e dannosa per la salute mentre il vino, anche se di cattiva qualità, conteneva l’ alcool, che garantiva una certa asetticità. La tipica alimentazione del pellegrino era a base di zuppe come ad esempio: la paniccia a base di cereali e legumi, il macco, una vellutata fatta con legumi secchi, ma anche salumi e formaggi. L’alimento più consumato era il pane, soprattutto la sua variante nera, fatto con grano tenero, segale, orzo, crusca di frumento, farina di fave e di castagne. La prima testimonianza scritta di una ricetta per pellegrini risale al XV secolo quando un cuoco di origine tedesca, Giovanni Bockenheym, scriveva nel suo ricettario: “Prendi le fave, lavale bene in acqua calda e lasciale così tutta una notte. Poi falle bollire in acqua fresca, tritale bene e aggiungi vino bianco. Condisci con cipolla, olio di oliva o burro, e un po’ di zafferano” – questo piatto – “sarà buono per i chierici vaganti e per i pellegrini”. Un altro alimento diffuso soprattutto quando il pellegrino veniva ospitato nelle case private era il Pulmentum. Questa specie di minestrone era fatto con verdure di stagione, cereali, legumi e condito con un po’ di lardo a pezzetti.

Cosa mangia il pellegrino oggi?
Torniamo al campo delle ipotesi e delle divagazioni. Il pellegrino oggi è probabilmente più cosciente di attraversare confini che un tempo non erano percepiti come tali. Oggi, a causa delle identità nazionali, il pellegrino si sente a casa in città dove non è mai stato, e si sente in dovere di percepire differenze che forse non sono tali. Per esempio, un pellegrino di Lione potrebbe assaggiare con interesse esotico un vino giovane del Piacentino, senza poter accettare fino in fondo che si tratti sostanzialmente della stessa cosa del suo caro Beaujolais. Un pellegrino Inglese invece, nel suo sconfinato interesse per le culture altrui, troverà facilmente bacon & eggs in un qualche finto pub della bassa padana. Ma parliamo degli Italiani, in riflusso e no. Non c’è dubbio che ci sia molto campo all’ interno dell’ Italia per il turismo gastronomico tra Italiani e altri Italiani, grazie alla forte eterogeneità tra regioni. Per esempio un Siciliano in Lombardia probabilmente si sente come un Norvegese in Togo. Gli Italiani in riflusso a Londra invece sono tutta un’altra storia, in genere seguono un ciclo più o meno ellittico. Prima si innamorano delle cose più genuine e grezze, perfino disposti a leccare l’ olio bruciato che gocciola da un fish & chips. Poi cominciano a sentirsi un po’ a disagio e si autoproclamano ambasciatori dell’ Italia. Poi tornano a casa.
Torniamo di nuovo al filo del discorso. Oggi i pellegrini nel cammino per Roma godono di ben altri comfort e vivande, rispetto ai loro antenati. Una volta arrivati alla meta però si può fare un piccolo gesto riconciliante col passato, in pieno spirito di ospitalità e condivisione. In alcuni panifici della capitale italiana è possibile acquistare il cosiddetto “Pane dell’accoglienza”. Su ogni pagnotta è impressa la croce del “Tau”, simbolo dell’ordine religioso dei francescani e ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Questo pane può essere acquistato secondo la tradizione di Napoli per quanto riguarda il caffè, ovvero lasciando il conto pagato per il cliente successivo. Gli alimenti in cui è possibile imbattersi lungo la via Francigena in Italia sono ricchi e variopinti: formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano a Parma e provincia o i pecorini toscani e romani. Salumi locali, come il prosciutto crudo a Parma, la coppa Piacentina, il salame di Felino, la mortadella di Bologna, il lardo di Colonnata, la finocchiona della Toscana. Per non parlare dei vini, come il Barolo piemontese, il Bonarda e il Barbera, presenti sempre in Piemonte ed Emilia, il frizzante Lambrusco emiliano ed il Sangiovese toscano, da cui ha origine il famoso Chianti.

Pietro Vesperoni

 

Fonti: Taccuini Storici, La Cucina Italiana, Musei del Cibo

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Francigena Tuscany Marathon 2017

Domenica scorsa più di 2000 pellegrini hanno invaso le strade ed i sentieri della Versilia e della Lucchesia in occasione della prima edizione della Francigena Tuscany Marathon. La FTM, organizzata dagli Amici della Via Francigena Pietrasanta, è partita alle prime ore dell’alba dalla Piazza del Duomo di Pietrasanta per portare le ‘magliette azzurre’, dopo 42 km di camminata non competitiva, a Lucca.

 

Un successo senza precedenti ottenuto subito alla prima edizione. Centinaia di plausi all’organizzatori dell’evento, alla disponibilità all’accoglienza della popolazioni ed alla bellezza del percorso hanno inondato la pagina Facebook della FTM e degli Amici della Via Francigena Pietrasanta.

Nonostante la pioggia che ha imperversato per più di un ora nel tratto centrale del percorso, i partecipanti sono comunque riusciti ad arrivare alle mete previste, grazie anche all’attenzione dei volontari che hanno dato una importante mano in tutte le situazioni si rendessero necessarie. Un plauso particolare deve essere fatto alla popolazione di Valpromaro, al suo parroco ed ai volontari che hanno operato presso la Casa del Pellegrino. Sotto la pioggia battente sono riusciti a rifocillare con un piatto di pasta calda i 2000 pellegrini in arrivo che, grazie al parroco che ha aperto le porte della chiesa, si sono potuti rifocillare e asciugare in un luogo caldo e sicuro. Forse la più bella immagine di tutta manifestazione.

A Lucca all’arrivo, presso la Casa del Boia, gestito in modo impeccabile dai volontari della Misericordia e dell’Associazione Lucca Ospitale, sono giunti circa 850 pellegrini, i più intrepidi. Grandi sorrisi, grande soddisfazione per aver realizzato un’impresa e tantissime foto sotto il cartello dei 42 km. Il primo è arrivato alle 11.22 e Paola da Roma, l’ultima arrivata, alle 19:35, accompagnata dagli applausi di tutta l’organizzazione che le ha donato simbolicamente il cartello dei 42km suggellando di fatto la chiusura della prima edizione della Francigena Tuscany Marathon.

“Sono ancora commosso e frastornato”, dice Adriano Bigongiari Presidente dell’Associazione della Via Francigena Pietrasanta, “per la dimensione della partecipazione, dei sorrisi, dei complimenti, dei ‘Bellissimo ci vediamo il prossimo anno’. Tutto questo è stato possibile grazie all’enorme lavoro fatto dai volontari di tutte le Associazioni che ci hanno dato una mano. Questo ha creato una rete di amici sul territorio che hanno superato i campanilismi poichè si è capito che la Via Francigena è unica ed esiste perchè è tale, non è di proprietà di un Comune o di un’altro. Gli scopi che ci eravamo prefissi erano far conoscere alla popolazioni residenti il ‘popolo dei cammini’, valorizzare le bellezze di questa parte meno nota della Francigena Toscana e creare una rete tra associazionismo da usare nel futuro. Direi che tutti questi obbiettivi sono stati raggiunti in pieno. Un altro enorme grazie dobbiamo farlo anche ai Comuni coinvolti, Pietrasanta in primis con l’Assessore Lora Santini ed il Consigliere Daniele Taccola, che, nonostante un scetticità iniziale, dovuta alla non conscenza di questo mondo ed alla mancanza un curriculum pregresso, alla fine hanno risposto nel modo giusto ed è anche grazie a loro e alle Polizie Municipali che tutto si è svolto nei migliore dei modi. Questo è solo l’inizio di una avventura.

Stiamo già lavorando alla prossima edizione cercando di identificare una data stabile in modo che la FTM diventi un appuntamento fisso. Qualche piccola cosa da ritoccare c’è e faremo tesoro di tutti i consigli che abbiamo ricevuto perchè volgiamo che la prossima edizione sia ancora più bella di questa.”

 

Foto di Mara Maggiani

 

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Dal 6 all’8 ottobre: ‘Perdersi per ritrovarsi lungo la Via Francigena piemontese insieme a Franco Michieli”

Un seminario in lento movimento sul territorio alla scoperta delle facoltà umane di orientamento e degli infiniti elementi naturali che permettono a uomini e animali di viaggiare sulla terra, nell’acqua e nell’aria senza bisogno di strumenti artificiali, ritrovandosi sempre.

Oggi si è soliti dire che l’esplorazione geografica sia terminata, e che se resta qualche angolo di mondo ancora ignoto è con i potenti mezzi tecnologici a nostra disposizione che possiamo svelarlo. 
In verità, forse mai come in questa epoca si è perso contatto con la Terra, e l’effetto non è soltanto che la nostra idea del mondo è sempre più virtuale. La perdita più grande è dentro di noi: perdendo la Terra, abbiamo anche lasciato addormentare gran parte delle facoltà naturali che hanno permesso ai nostri antenati, per decine di migliaia di anni, di rapportarsi alla realtà con una sensibilità propria, interamente umana. 
Oggi ci sentiamo perduti senza strumenti tecnologici sofisticati che fungono da protesi ai nostri sensi e alla nostra capacità interpretativa di fronte agli eventi attorno a noi. È anche per questo che il Potere, nonostante l’aumento teorico dell’istruzione, continua a tenere in pugno i popoli. Perché i più non sanno di avere in se stessi gli strumenti per interpretare, imparare e capire, e si affidano a quanto recitano strumenti e media.
Da questa situazione si può iniziare a uscire molto facilmente. La natura vicino a noi, fatta anche soltanto di piccoli angoli non organizzati dall’uomo, ci offre l’occasione di interrompere momentaneamente la dipendenza dal preconfezionato, di passare qualche ora soltanto con i nostri sensi e la nostra attenzione, e di scoprire quante rivelazioni possiamo raggiungere. Possiamo addirittura imparare a perderci provvisoriamente, così da vivere il magnifico momento in cui spetta a noi “ritrovare il mondo”. Anche dietro casa impariamo a diventare esploratori: e a quel punto innumerevoli strade si aprono, in ogni campo.

Gli obiettivi del corso
Il corso serve a scoprire che con giusto approccio e con una preparazione accessibile a tutti è possibile ristabilire una relazione molto personale e libera con il territorio. Si può superare la paura di perdersi e imparare a capire dove si è, dove si può andare, quante cose ci accadono intorno mettendo in gioco la personalità. Ciò ci può permettere di rivoluzionare la dimensione delle nostre escursioni, di qualche lungo trekking, di vere avventure, ma anche di comuni momenti della vita quotidiana. Chi lavora nel campo del turismo, dell’accompagnamento in montagna o natura, dell’educazione o anche dell’arte, può trarre spunto da questa esperienza per sviluppare progetti innovativi.
Il corso, della durata di 16 ore, prevede alcuni momenti teorici, con spiegazioni accompagnate da immagini esemplificative delle più diverse situazioni, e altre parti pratiche, in cammino e osservazione sul territorio.
Alla fine dei due giorni ci sarà uno scambio di opinioni su quanto appreso per mettere in luce i diversi orizzonti che l’approccio esplorativo apre in ciascuno dei partecipanti.

Il programma
Venerdì: 
Ore 17-18: Accoglienza 
Ore 18: lezione introduttiva alla lettura del cielo e della terra
Pre 20: cena condivisa

Sabato: 
Ore 9: uscita pratica, senza portare con sé alcuno strumento per orientarsi o per telecomunicare, con osservazioni e ascolto di tutto quanto nel paesaggio può aiutarci a orientarci e a individuare percorsi. 
Ore 13: pranzo al sacco e ritorno alla Casa
Ore 15: lezione in aula su alcuni segreti dell’orientamento e sul concetto di mappa mentale. 
Ore 18: proiezione del film “La via invisibile”.

Domenica: 
Ore 9: nuova escursione “a vista”, cercando di allontanarsi dalla base fuori da strade o sentieri per poi riorientarsi e fare ritorno lungo un diverso itinerario; 
Ore 13: pranzo al sacco e ritorno alla Casa
Ore 14: prova di disegno di una mappa approssimativa del territorio conosciuto nelle due giornate, cercandone gli elementi significativi nella memoria;
Ore 16: conclusioni e saluti

Il corso si svolgerà con un numero minimo di 10 partecipanti, un numero massimo di 15.

Attrezzatura consigliata: un paio di scarponcini o scarpe da trekking, uno zainetto da escursioni con borraccia e giacca a vento. Utile un quaderno con matita o biro per appunti e schizzi del territorio.

Il docente
Classe 1962, geografo, redattore di Alp e della Rivista della Montagna, originale esploratore e garante internazionale di Mountain Wilderness, è tra gli italiani più esperti nel campo delle grandi traversate a piedi di catene montuose e terre selvagge. Dopo i percorsi integrali delle Alpi (81 giorni), dei Pirenei (39 giorni) e della Norvegia (150 giorni) compiuti da giovanissimo, continua tutt’ora la ricerca dei significati dell’esplorazione, specie nelle terre artiche e sulle Ande, ma anche sulle montagne di casa. Dal 1998 propone una testimonianza controcorrente rispetto a una civiltà sempre più virtuale: con uno o due compagni attraversa a piedi terre impervie interpretandole esclusivamente con occhi e facoltà umani, in vero isolamento nella natura: senza Gps, strumenti ricetrasmittenti, mappe, bussola e orologio, cioè come un animale migratore o un umano antico, mostrando che nel rapporto concreto fra uomo e natura si trovano molte soluzioni che la civiltà ipertecnologica ha domenticato. Ha raccontato le sue esperienze in centinaia di articoli, conferenze e nel film La via invisibile.

Guarda la videointervista a Mountain Blog in cui Franco racconta la sua filosofia:

Logistica e costi
Il Corso si terrà presso la Casa del Movimento Lento, un antico casale situato lungo la Via Francigena piemontese a Roppolo, in provincia di Biella.

Il corso è riservato ai soci del Movimento Lento. Chi non fosse socio avrà la possibilità di iscriversi prima del corso, pagando la quota di iscrizione di 15 Euro all’anno.

Il contributo richiesto per il corso è di 90 Euro per ogni socio partecipante.
Altre spese previste per vitto e alloggio: è possibile pernottare sia presso la Casa del Movimento Lento, sia in altre strutture di accoglienza convenzionate. Prezzo del posto letto nella Casa in camera tripla: 19 Euro/notte per persona (per chi usa il proprio sacco a pelo e asciugamani) o 23 Euro (comprese le lenzuola), colazione inclusa. Pranzi al sacco e cene condivise, dividendo i costi con la cassa comune.

Per informazioni sui prossimi corsi e prenotazioni: Segreteria organizzativa – 0161 987866 – 335 7979550 – casa@movimentolento.it 

 

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A Lucca il via al VII Forum degli Itinerari Culturali Europei

Ha preso ufficialmente il via oggi a Lucca, il VII° Forum degli Itinerari Culturali Europei in programma dal 27 al 29 settembre. Un evento speciale che quest’anno celebra il 30° anniversario del Programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa. La città toscana ha accolto rappresentanti di ministeri nazionali e dell’Unione Europea, personalità del mondo accademico e del turismo riuniti a Palazzo Ducale.

Tanti gli interventi che si sono alternati sul palco. Dopo gli onori di casa da parte degli amministratori locali, tra i quali il presidente della provincia di Lucca, Luca Menesini e il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, hanno preso parola numerose autorità: dal vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Gabriella Battaini-Dragoni al neo segretario generale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Carla Di Francesco, dal direttore generale del Ministero del Turismo Francesco Palumbo, alla presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, Silvia Costa.

Diversi punti di vista accomunati da un unico obiettivo: evidenziare l’importanza degli Itinerari culturali per la promozione della diversità culturale, del dialogo interculturale e del turismo sostenibile. La sfida di domani, passa infatti attraverso la valorizzazione e il racconto di un patrimonio storico culturale e paesaggistico senza confini. Oggi sono oltre 30 gli Itinerari Culturali certificati e di questi ben 22 attraversano l’Italia.  

Gli itinerari culturali d’Europa sono tali laddove contribuiscono non solo a promuovere la conoscenza dell’identità culturale europea ma soprattutto a comprenderne una realtà in continua trasformazione, ad interpretarla ricorrendo ai valori di integrazione e democrazia che caratterizzano l’Europa, a far crescere nuove generazioni consapevoli” ha ribadito il neo segretario generale Di Francesco.

 “La valorizzazione del patrimonio storico culturale e paesaggistico del nostro paese è uno degli asset principali del nuovo piano strategico del turismo – ha aggiunto Palumbo, annunciando la prossima presentazione di un atlante dei cammini italiani per le 20 regioni italiane – Chi viene in Italia, vuole entrare in relazione con la popolazione, vivere all’italiana. La dimensione della rete delle piccole medie città, dei piccoli e medi borghi italiani, non rappresenta solo il patrimonio ma lo proponiamo come esercizio di confronto a livello europeo. Ci piacerebbe che questa dimensione territoriale diffusa, fosse uno degli elementi del turismo su cui ragionare a livello europeo e in questo, i cammini, svolgono un ruolo di infrastruttura non solo fisica e materiale ma anche di conoscenza e comunicazione” .

La Regione Toscana, rappresentata dall’assessore al Turismo, Stefano Ciuoffo e dalla vicepresidente Monica Barni, ha ricordato il valore patrimoniale e artistico della regione e l’attenzione attraverso la promozione di studi e progetti sugli Itinerari culturali europei, come la Via Francigena, che hanno coinvolto vari attori.

Percorrere un itinerario culturale è come entrare nella storia del territorio, entrare nella vita e nell’identità per conoscerli e percepirne le differenze e valorizzarle – ha sottolineato la vicepresidente Barni – noi possiamo valorizzare le differenze non come fonte di barriera ma come arricchimento. Abbiamo riconosciuto e promosso il valore di questi progetti che riguarda soprattutto l’educazione dei cittadini europei, la costruzione di una cittadinanza democratica”.

Siamo solo custodi di qualcosa che va conservato o abbiamo una responsabilità? Il patrimonio costituisce l’elemento nel quale è racchiuso un sistema di valori che deve essere condiviso. Dobbiamo elevare la capacità di comprendere i contenuti culturali della memoria collettiva a noi consegnati. Dobbiamo mettere insieme ciò che ci unisce, non solo le continuità territoriali” ha concluso Ciuoffo. 

Silvia Iuliano

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Vie Franci-Gene: il Quiz sulla Via Francigena fa tappa a Pontremoli

“Vie Franci – Gene”. No, non si tratta di un errore di battitura o di ortografia, ma è il titolo del pomeriggio in programma domenica 1 Ottobre alle ore 17:00 al Teatro della Rosa di Pontremoli.

Protagonisti l’antico percorso tracciato da Sigerico, oggi conosciuto da migliaia di pellegrini, e il comico di Fidenza Gene Gnocchi, che ha intrapreso un vero e proprio tour su alcune delle tappe fondamentali dell’antica Via. Un modo nuovo di approcciarsi alla Via Francigena, non convenzionale ma comunque stimolante e interessante. Ad intrattenere tutti coloro che vorranno partecipare proprio Gene Gnocchi, che tra una battuta e l’altra porrà a tutti i presenti divertenti quiz per mettere alla prova la nostra conoscenza sulla Via Francigena. Mito, passione, religione, fede, natura e sport andranno a braccetto intrecciandosi con conoscenze più profonde, spunti insoliti e curiosi per andare alla scoperta della più importante Via di pellegrinaggio in Italia.

Con la collaborazione di Associazione Europea delle Vie Francigene, il tour del comico è cominciato proprio in questi giorni con la prima tappa nella sua terra natale, Fidenza, e proseguirà domenica 1 ottobre a Pontremoli. L’ingresso al Teatro della Rosa sarà gratuito e, al termine, seguirà un assaggio di prodotti tipici lunigianesi da gustare “pellegrin – ando”, tutti offerti da attività locali.

Un modo nuovo ed insolito di andare alla scoperta di una delle peculiarità del territorio, attrazione per migliaia di turisti e pellegrini che ogni giorno arrivano alla Porta della Toscana ammirando la natura circostante, la bellezza dei suoi panorami, la ricchezza dei suoi colori e delle sue sfumature. Resa ancor più completa dalla presenza della Foresteria dell’Ospitale San Lorenzo Martire, fonte di ristoro e di rigenerazione, e dalle tante bellezze storiche, artistiche e culturali che hanno fatto di Pontremoli luogo nevralgico e strategico nel corso dei secoli.
“Vie Franci – Gene” sarà l’occasione di conoscere qualcosa in più, di scoprire dettagli e curiosità non conosciuti da tutti e in maniera non convenzionale e divertente. Una serata dai contorni unici e ben delineati, da gustare, e intendiamo letteralmente, in tutti i sensi.

A seguire lo spettacolo, “pellegrin-ando” verrà gentilmente offerto un assaggio di prodotti tipici da aziende del luogo:

Forno Tarantola, Pasticceria-Panetteria Riccò, Cantine Belmesseri, Azienda Agricola la Costa, Azienda Agricola Lucchetti Ferrari, Acqua, Farina & Fantasia di Lunigiana Preziosa, Podere Benelli, Macelleria Andrea, Naturalmente Lunigiana, Bardini Pasta fresca e Gastronomia, Le Torte di Agnese, Pastificio da Cristina, A Tutta Pasta, Macelleria Tamagna.

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Da Monteriggioni a Lucca, l’accessibilità in cammino con Pietro Scidurlo

Missione compiuta per Via Francigena Toscana Accessibile, la pedalata dallo Slow Travel Fest al Cultural Routes Advisory Forum 2017 di Pietro Scidurlo e lo staff di Free Wheels Onlus. Dopo quattro giorni in cammino, Pietro e i suoi compagni di viaggio sono arrivati in piazza Napoleone a Lucca, dove, oggi, prende il via il VII° Forum Europeo degli Itinerari Culturali.

Un viaggio iniziato ad Abbadia a Isola, nel comune di Monteriggioni lo scorso 24 settembre per l’accessibilità dei cammini e lo sviluppo della Ciclovia Francigena. “Ci aspettavamo delle difficoltà e tutti insieme le abbiamo superate – commenta Pietro Scidurlo, fondatore dell’Associazione Free Wheels Onlus – Un grazie immenso all’Associazione Toscana delle Vie Francigene, senza di loro non ce l’avremmo fatta”.

Dopo i chilometri sulla Francigena e varie tappe, Pietro porterà la sua testimonianza all’interno del Forum per sensibilizzare le istituzioni sul tema dell’accessibilità dei cammini e la Francigena. Un argomento che sarà ufficialmente affrontato giovedì pomeriggio, alla presenza di rappresentanze istituzionali internazionali.  

“Domani si dovrà parlare di tanti aspetti, anche dell’accessibilità. Noi punteremo sul fatto di tenere sempre più in conto la presenza di persone con esigenze specifiche anche sugli itinerari culturali. Questo è il nostro impegno, lo facciamo da anni e sembra che qualcosa si sia muovendo” ha aggiunto Scidurlo.

Siamo partiti da Monteriggioni alla fine dello Slow Travel Fest, abbiamo fatto tappa a San Gimignano, Altopascio e oggi arriviamo a Lucca per l’apertura del VII° Forum degli Itinerari Culturali europei. Insieme con Pietro, l’Associazione Toscana delle Vie Francigene ha mappato quelle che sono le accoglienze accessibili sulla Francigena, dando le indicazioni agli amministratori e segnalando alla Regione le possibili migliore da fare per aumentare l’accessibilità sul percorso toscano” ha spiegato infine Andrea Lombardi, vicepresidente Associazione Toscana delle Vie Francigene e Cammini.

Ad accogliere Pietro e staff, in piazza Napoleone, oltre all’Associazione Europea delle Vie Francigene, erano presenti numerose autorità, tra questi: il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini e Gabriella Battaini-Dragoni, Vice Segretario Generale del Consiglio d’Europa.

Silvia Iuliano