Via Francigena

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Concluso il Festival Vie Francigene nel Sud

Dieci eventi, di cui due prime assolute, per la kermesse di musica sacra che ripercorre i luoghi dello spirito. Lungo la Via Francigena, all’interno dei Monti Dauni

È terminata nella Basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo l’edizione 2014 del festival ‘Via Francigena del Sud’, il cui cartellone è stato firmato per la settima volta consecutiva da Agostino Ruscillo, che, ancora una volta, ha pianificato una programmazione che ha fatto dialogare la musica antica e quella contemporanea. Tutti gli eventi dedicati alla musica sacra hanno permesso a tanti turisti e visitatori di riscoprire luoghi di altissima caratura culturale, storica e spirituale: in particolare, sono risultati suggestivi quelli organizzati nelle splendide cattedrali di Lucera, Troia, Bari e Foggia.

La kermesse di musica sacra pugliese, costruita come un itinerario nelle più belle aule liturgiche della Puglia, ha visto succedersi, dal 20 settembre al 27 ottobre, dieci appuntamenti, un evento speciale, un corso di canto gregoriano e due conferenze, con ospiti di assoluta rilevanza artistica: il sopranista Francesco Divito, il controtenore Vincenzo Scarafile, il direttore Sabino Manzo, i solisti della Messa di Mercadante (Anna Rita Di Giovine Ardito, Angela Bonfitto, Vincenzo Di Donato, Matteo d’Apolito), il pianista Emanuele Arciuli, e poi l’Apvlia Felix vocal ensemble & consort, il Coro del Conservatorio Piccinni di Bari, e la Polifonica Biagio Grimaldi.

Sull’intera programmazione spiccano le due ‘prime assolute’ promosse dalla “Rete di Musica Antica e Operistica in Puglia” – Re.M.A.O.P., rete sostenuta da ‘Puglia Sounds’, che hanno riscosso lusinghieri successi di critica: l’Akathistos: Inno alla Madre di Dio (da Oriente ad Occidente) per soli, coro e archi di Mario Rucci, appositamente commissionato dal festival al compositore lucerino, ed eseguito ad apertura della kermesse prima a Lucera e poi a Bari, e lo spettacolo-concerto dedicato all’Arcangelo guerriero: Sancti Michaelis Musicae, con le esecuzioni di brani del Seicento e Settecento recuperati dall’oblio dei tempi, in particolare il bellissimo dialogo tra Michele e Lucifero di Carlo Baliani, per soprano, basso e b.c.

Una nota di merito va data poi all’esecuzione integrale della ‘Messa a grande orchestra per quattro voci’ di Saverio Mercadante, nella Cattedrale di Foggia, con l’Orchestra & Coro della Cappella Musicale Iconavetere, diretti da Agostino Ruscillo, contestualmente alla presentazione ufficiale del cd e videoclip “Mercadante ritrovato”. Una serata che ha riconsegnato alla Città di Foggia una pagina di storia dimenticata.

Il festival, anche quest’anno molto seguito e apprezzato da un pubblico numeroso, attento e affezionato, è stato organizzato dall’Associazione “Cappella Musicale Iconavetere”, che da oltre trent’anni svolge sull’intero territorio regionali la promozione della “musica sacra”. Per la prima volta in maniera prevalente, grazie al sostegno del progetto “Eccellenza turistica Monti Dauni”, promosso da PugliaPromozione, e cofinanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, il festival ha concentrato la metà degli eventi sul territorio dei Monti Dauni facendo scoprire tesori meravigliosi e poco conosciuti ai più, tra cui: gli “Exultet” di Troia, grazie alla conferenza del prof. Baroffio, e l’organo Domenico Rossi di Deliceto, grazie alle esecuzioni degli organisti Angelo Trancone e Matteo Imbruno, e il Museo Civico di Ascoli Satriano.

A fare da filo conduttore, dunque, sono stati la musica, l’arte e la storia: quest’approccio multidisciplinare del festival ha dato voce a una enorme riserva di religiosità e sacralità che giace intatta nella ‘Puglia Piana’, sede di meraviglie architettoniche senza tempo, la cui bellezza va tutelata e valorizzata non solo con l’esecuzione, seppur impeccabile, di un’opera di un compositore o dalla profondità del suono di un organo: “L’obiettivo di questo festival – ha ribadito il direttore artistico, Agostino Ruscillo – è far conoscere al forestiero e al pellegrino le bellezze inestimabili di questa Terra, la cui valorizzazione deve essere un dovere civile, ma anche di promozione turistica e culturale di un territorio che trabocca di splendori”.

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La kermesse è sostenuta da Pugliapromozione (“Progetto di eccellenza turistica Monti Dauni. Cofinanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo“).
Il festival è inserito nella “Rete di Musica Antica e Operistica in Puglia” – Re.M.A.O.P. (rete sostenuta da ‘Puglia Sounds’ – P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV – Investiamo nel vostro futuro).

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Musica nelle cattedrali: Via Francigena del Sud a Lucera e Ascoli Satriano

 

Sono tra le chiese più belle della Puglia. La Concattedrale di Ascoli Satriano e la Basilica Cattedrale di Lucera, sabato 3 e domenica 4 ottobre, accoglieranno il Festival Via Francigena del Sud. Il Coro lirico di Capitanata, alle 20.30, interpreterà la  Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini, versione per quattro soli, coro, pianoforte e harmonium. L’interpretazione dell’opera rossiniana sarà riproposta domenica 4 ottobre, alle 20.30, nella Basilica Cattedrale di Lucera.

152 ANNI DI STORIA. La Petite Messe Solennelle, composta a Parigi nel 1863, fu l’ultimo lavoro di Rossini. Le uniche opere di grande respiro che Rossini ci ha lasciato dopo il ritiro dal teatro a soli 37 anni sono, sintomaticamente, due grandi composizioni religiose: lo Stabat Mater e la Petite Messe Solennelle. Si tratta di una Messa solenne che mette in musica tutte le parti ordinarie della liturgia, con l’aggiunta di un «Preludio religioso» e di un’aria per soprano, O salutaris Hostia, inserita prima dell’Agnus Dei; ma anche di una Messa piccola, poiché Rossini la destina per la prima esecuzione a «Dodici cantori dei tre sessi, uomini, donne e castrati: otto per il coro, quattro per soli, totale dodici Cherubini», con il sostegno di due pianoforti e di un armonium: dunque, piccola e solenne al tempo stesso.

IL CORO LIRICO DI CAPITANATA è un gruppo corale formato da circa sessanta artisti, selezionati in base al repertorio da eseguire, e si presenta sia in formazione da camera sia in organico più ampio per l’esecuzione di musica sinfonico-corale e lirica. Fondato nel 2008, presenta un ampio repertorio che comprende autori che vanno dal Settecento al primo Novecento, privilegiando in particolar modo i compositori nati in terra pugliese. Ha partecipato agli allestimenti scenici del Teatro Umberto Giordano di Foggia e del Teatro Giuseppe Verdi di San Severo.

DIRETTORE E INTERPRETI. Sarà Mauro Marchetti, dal 1992 direttore del Coro Città di Roma, a dirigere il Coro Lirico di Capitanata nei concerti del 3 e 4 ottobre. Ha vinto il premio “Mariele Ventre” come miglior direttore al 57° Concorso Internazionale Guido d’Arezzo 2009 e il Premio come Miglior Direttore al 32° Concorso Internazionale di Varna (Bulgaria) nel 2010. Mauro Marchetti dirigerà Anna Rita Di Giovine Ardito (soprano), Concetta D’Alessandro (mezzosoprano), Giuseppe Maiorano (tenore), Matteo d’Apolito (basso), Diego Procoli (pianoforte) e Valeria Di Biase (organo). Maestro del coro per le due serate rossiniane sarà Agostino Ruscillo.

IL FESTIVAL L’edizione 2015 di “Via Francigena del Sud” attraverserà sette comuni della provincia di Foggia con nove concerti e due prime assolute. Il festival di musica sacra, ideato e diretto da Agostino Ruscillo, percorre la strada dei pellegrini e attraversa i luoghi dello spirito dell’antica e moderna Apulia, facendo conoscere al grande pubblico soprattutto le opere dei compositori pugliesi. Dopo Ascoli Satriano e Lucera, farà tappa Deliceto (martedì 6 ottobre), Foggia (8 e 13 ottobre) e Lucera (17 ottobre).

Fonte: Rec24.it

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Il mio rapporto con lo zaino e la passione per i cammini. Fra poco si riparte

Luglio, ogni anno quando arriva questo mese estivo si accende il mio desiderio di partire, di mettermi in cammino. La meta? La decido quasi sempre in primavera, anche se il viaggio nella mia testa comincia molto prima.

I mesi che precedono il viaggio li carico di pensieri, immagini, aspettative  perchè sono certo che il cammino mi farà scoprire nuovi angoli di Europa e di me stesso. E’ cosi dal 2005, da quando ho iniziato a trascorre le mie vacanze estive sui cammini: verso Santiago de Compostela, sulla Via Francigena, sulla via Podense, lungo il cammino di Stevenson e la Via Tolosana. La meta non è mai stata troppo importante per i miei viaggi slow, a ritmo di 4km all’ora, l’importante è sempre stato il contatto con la strada, con i sentieri, con le culture e le tradizioni locali. Amo perdermi su queste vie, amo rinascere su questi cammini. Come ci ricorda La Breton: “Camminare è inutile come tutte le attività essenziali. Atto superfluo e gratuito, non porta a niente se non a sé stessi, dopo innumerevoli deviazioni”

Sono pronto ad accettare gli imprevisti, le strade interrotte, la pioggia o il caldo afoso. Non pretendo nulla. Ma sono certo che alla fine, come ogni volta, riceverò ben di più di quanto ho lasciato sul cammino. Ora eccomi qui, di nuovo pronto a ripartire: quest’anno le mie gambe ed il mio zaino transiteranno sul cammino portoghese, non so ancora se attraverso il percorso ufficiale oppure seguendo la costa, lungo il mare. Come sempre, molta improvvisazione e poche certezze.

Entro nella fase in cui inizio a pensare al mio zaino, compagno di viaggio per alcune centinaia di chilometri. Cosa mettere in questo zaino, tra cose materialei ed immaterialei?

  1. Zaino leggero. Cerco di non superare 8kg. Qui dentro ci starà tutto il mio mondo. L’essenziale, non mi serve nient’altro. Un consiglio. E’ sempre utile avere un buon libro, quello che magari leggi durante la siesta in un bosco al pomeriggio o la sera prima di addormentarti. Nello zaino metto sempre anche tante delle mie paure, debolezze, fragilità. Si alleggeriscono durante il percorso.
  2. Informazioni di base sul luogo che si va a scoprire, la cultura locale, il cibo, le tradizioni, la storia.
  3. Scarpe tecniche ben collaudate e con molti chilometri alle spalle. Il miglior biglietto da visita per presentarsi sul cammino ed evitare fastidiosi imprevisti ai piedi, essenziali per il nostro viaggio.
  4. Reparto infermeria e soccorso di primo livello: dedico a questo aspetto molta attenzione, sapendo che è utile avere la necessaria attrezzatura per combattere il caldo, le zanzare, trattare sapientemente le vesciche con cerotti, ago, filo e disinfettante.
  5. Taccuino e macchina fotografica (oppure semplice smartphone). Le foto e gli appunti di viaggio sono preziosi, soprattutto una volta che questo viaggio sarà finito e andremo a riviverlo anni dopo. Ci aiuteranno a riprendere intimamente ogni momento del nostro viaggio. Negli ultimi anni ho imparato a memorizzare nella mente le bellezze che la natura ci offre: mi fermo a contemplare uno scorcio di paesaggio per un minuto, in silenzio. Poi chiudo gli occhi per trenta secondi e provo a delineare quel fotogramma nella mia bacheca della memoria, dove per sempre rimarrà presente, in modo indelebile.
  6. Bivi e imprevisti. Ami i bivi lungo il cammino, quelli in cui sei indeciso e fai “testa o croce”. Spesso a posteriori mi accorgo di aver scelto il sentiero più lungo, ma alla fine ho potuto assaporare un angolo di natura selvaggia, un’oasi termale naturale, un incontro inaspettato, un albero di frutta pronto ad aspettarmi, un luogo dove ascoltare l’acquaa che scorre di un ruscello.
  7. Fermarsi almeno una notte a dormire sotto le stelle, con il sacco a pelo o in una tenda, a contatto con la natura. Non dimentichiamo che il cammino è di per sé un’autentica scoperta della natura, in essa siamo immersi e con essa ci riconciliamo, assorbendone le energie. Rimanere a dormire su un prato, la notte, è una sorta di esperienza ancestrale che ci lega al cordone ombelicale di Madre Natura.
  8. Iniziare almeno una tappa prima dell’alba. Il risveglio troppo presto non è mai troppo semplice, ma viene poco dopo ripagato dalla gioia infinita dell’assistere al sorgere del sole durante il cammino. E’ una delle cose al mondo per cui vale la pena vivere. E’ una rinascita.
  9. Essere curiosi, voler scoprire ogni angolo che il cammino ci porta a scoprire. Incontrare le persone locali in un bar e fare due chiacchiere quando prendi un caffè, assaporare la cucina e vino locale, cercare di capire la lingua, i dialetti e le espressioni che si utilizzano. Una cosa che da sempre mi affascina è quella di arrivare a piedi in un borgo, villaggio, città. Ciò cambia la nostra percezione con la cultura locale.
  10. Rallentare il ritmo. Prendersi la cosa più importante che oggi abbiamo e che spesso ci sfugge: il tempo. Per riflettere, per pensare, per decidere, per ascoltarci, per conoscerci, per stare in silenzio, per scrivere, per andare incontro a chi cammina al nostro fianco, per sorridere. Camminare con altre persone al fianco, anche compagni di viaggio appena conosciuti, trasmette un indelebile legame con queste persone. Si dice che camminare un giorno intero con una persona, equivale a sette anni di amicizia vissuta insieme.

Cosa mi piace di più di questi cammini? La dimensione umana, il rapporto con la natura, la consapevolezza dei propri limiti, il ritorno alle cose essenziali: l’alba, il silenzio, il tramonto, la notte, l’acqua, i ruscelli, le colline, gli incontri, la condivisione, la tolleranza, la gratuità. Amo farmi sorprendere da tutte queste cose, ogni volta. In questo universo trovo così anche io un piccolo spazio infinitesimale dove mi sento vivo rispetto all’immensità di un mondo che mi oltrepassa, cmi stupisce, mi affascina e rimane avvolto in un meraviglioso mistero

Ah, dimenticavo, c’è un’altra cosa di cui non potrei fare a meno lungo il cammino: sono i piccoli piaceri che esso regala, come trovare more fresche o lamponi lungo il percorso, una birra artigianale e un gelato a fine tappa. Hanno sempre un sapore diverso.

Buon cammino!

Luca Bruschi
luca.bruschi@viefrancigene.org

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My relationship with the backpack and the passion for walks. Soon I’ll leave again.

It is during July that my desire to leave, to get on the ‘way’ arrives.  The destination?  Almost always I decide in the spring, although the journey in my head begins much earlier.

The months preceding the journey are loaded with thoughts, images and expectations, because I am certain that the ‘Way’ will allow me to discover new corners of Europe and of myself.  I have known this since 2005 when I started to spend my summer holidays on the cultural routes: first to Santiago de Compostela, then on the Via Francigena, on the way Podense, along the way of Stevenson and Via Tolosana. The destination has never been too important to my slow travels to the rhythm of 4km per hour.  The important thing is always the contact with the road, with the paths, cultures and traditions. I love losing myself on these routes and being reborn on these paths. The Breton reminds us: “Walking is as useless as all essential activities. Act superfluous and free, it leads to nothing except to yourself, but only after many detours. “

I am ready to accept the unexpected; the blocked roads, rain or extreme heat. I do not expect anything. But I am sure that in the end, like every time, I will receive much more than what I leave on the road. Now here I am again ready to go: this year my legs and my back pack will travel on the Portuguese way.  I do not know yet whether on the official route or along the coast. As always, there will be a lot of improvisation and few certainties.

I am in the stage where I start to think about my backpack – my travel companion for several hundred kilometers. What should I put in this bag, including both the material and immaterial?

It will be a light backpack. I will try to not exceed 8kg. In there will be my whole world – the essential things only.   I do not need anything else.  Some advice: always bring a good book.  Something you can read during the siesta in a forest in the afternoon or in the evening before going to sleep.  In the backpack I always put too many of my fears, weaknesses and frailties. They will get lighter on the way.

1) Basic information about your destination with information on local culture, food, traditions and history.

2) Tried and tested shoes and with many kilometers behind them. The best asset on the Camino, ensuring your feet with not suffer on the trip.

3) First-aid supplies: It is essential to have the necessary equipment to beat the heat, the mosquitoes and to expertly treat blisters with bandages, needle, thread and disinfectant.

4) Notebook and camera (or smartphone). Photos and travel notes are invaluable, especially once the trip is over and you’ want to relive it years later. They help us to capture every moment of our trip. In recent years I have learned to memorize the beauty that nature has to offer: I stop to contemplate a landscape –  glimpse it for a minute in silence. Then I close my eyes for thirty seconds and try to frame it in my memory, where it will remain forever present, indelible.

5) Crossroads and the unexpected. Love the crossroads along the way, the ones where you cannot decide which direction to take. Often in retrospect I realize that I have chosen the longer route, but in the end I it allowed me to experience a corner of wilderness, natural spa oases, an unexpected meeting, a fruit tree waiting for me, a place to listen to the water flowing down a stream.

6) Stay at least one night and sleep under the stars, with a sleeping bag or a tent, in contact with nature. Let us not forget that the journey itself is an authentic discovery of nature, we are immersed in it, absorbing the energy. Stay the night on a grassy field.  At night, it is a kind of ancestral experience that binds us to the umbilical cord of Mother Nature.

7) Start at least one stage before dawn. Waking early is never easy, but is soon rewarded by the joy of experiencing the sunrise along the way.  It is one of the things in the world that is truly worth living for. It is a rebirth.

8) Be curious. Explore every corner that the path leads us to discover.  Meet local people in a café and have a chat over a coffee, enjoy the cuisine and local wine, try to understand the language, dialects and expressions that are used. One thing that has always fascinated me is arriving by foot in a new village, town or city. It changes our perception with the local culture.

9) Slow down the pace. Take in the most important thing we have today. That which often escapes us: time. Time to reflect, to think to decide to listen, to know, to be silent, to write, to speak to those who walk beside us, to smile. Walking with other people at your side, even just fellow travelers, it transmits an indelible bond with these people. It is said that walking a whole day with a person is equivalent to seven years of friendship.

What do I like most of about these routes? The human dimension, the relationship with nature, the awareness of one’s limitations, a return to the essentials: the dawn, silence, sunset, night, water, streams, hills, meetings, sharing, tolerance, generosity. I love to be surprised by all these things, every time. In this universe I find a infinitesimally small space where I feel alive, compared to the immensity of a world that goes beyond me, it amazes me, fascinates me and is wrapped in a wonderful mystery.

Oh, I almost forget that there’s another thing that you must do along the way: these are the small pleasures and gifts that are offered. Finding fresh blackberries or raspberries along the way, a craft beer or an ice cream at the end stage. They always have a different flavor.

Buon cammino!

Luca Bruschi

luca.bruschi@viefrancigene.org

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Mon rapport avec le sac à dos et la passion pour les chemins. Bientôt je repars.

Juillet, chaque année quand arrive ce mois d’été, mon désir de partir, de me mettre en chemin s’enflamme. Le but ? Je le décide presque toujours au printemps, même si le voyage dans ma tête commence bien avant.

Les mois qui précèdent le voyage, je les charge de pensées, d’images, d’attentes, parce que je suis sûr que le chemin me fera découvrir de nouveaux endroits de l’Europe et de moi-même. C’est ainsi depuis 2005, depuis que j’ai commencé à passer mes vacances d’été sur les chemins : vers Saint Jacques de Compostelle, sur la Via Francigena, sur la Via Podense, le long du chemin de Stevenson et la Via Tolosana. Le but n’a jamais été trop important pour mes voyages lents, 4km/h, l’importance a toujours été le contact avec la route, avec les sentiers, avec les cultures et les traditions locales. J’aime me perdre sur ces chemins, j’aime renaître sur ces chemins. Comme se rappelle La Breton : « Marcher est inutile comme toutes les activités essentielles. Un acte superflu et gratuit, ne mène à rien sinon à soi-même, après de nombreuses déviations. »  

Je suis prêt à accepter les imprévus, les routes interrompues, la pluie ou la chaleur torride. Je ne prétends rien. Mais je suis certain qu’à la fin, comme à chaque fois, je recevrai bien plus que ce que j’ai laissé sur le chemin. Maintenant, me voilà de nouveau, prêt à partir : cette année mes jambes et mon sac à dos me porteront sur le chemin portugais, je ne sais pas encore si j’emprunterai le parcours officiel ou bien si je suivrai la côte, le long de la mer. Comme toujours, beaucoup d’improvisations et peu de certitudes.     

Je rentre dans la phase où je commence à penser à mon sac à dos, compagnon de voyage pour quelques centaines de kilomètres. Qu’est-ce que je mettrai dans ce sac, entre le matériel et l’immatériel ?

  1. Sac à dos léger. J’essaie de ne pas dépasser les 8kg. A l’intérieur, il y aura tout mon monde. L’essentiel, je n’ai besoin de rien d’autre. Un conseil, un bon livre est toujours utile, celui que peut-être tu vas lire durant la sieste dans un bois l’après-midi ou le soir avant de t’endormir. Dans le sac, je mets toujours beaucoup de mes peurs, de mes faiblesses, de ma fragilité. Elles s’allègent durant  le parcours.
  2. Informations de base sur le lieu que nous allons découvrir : la culturel locale, l’alimentation, les traditions, l’histoire.
  3. Chaussures techniques bien rodées et avec beaucoup de kilomètres au compteur . Le meilleur billet de visite pour se présenter sur le chemin et éviter les fastidieux imprévus aux pieds, essentiels pour notre voyage.
  4. Trousse d’infirmerie et de premiers secours de base : je suis très attentif à ce niveau, sachant combien il est utile d’avoir le nécessaire pour combattre la chaleur, les moustiques, traiter les ampoules avec pansement, aiguille, fil et désinfectant.
  5. Cahier et appareil photo (ou bien un smartphone). Les photos et les notes de voyage sont précieuses, surtout une fois que le voyage sera fini et que nous voudrons le revivre des années plus tard. Elles nous aideront à retrouver l’intimité de chaque moment du voyage. Ces dernières années, j’ai appris à mémoriser les beautés que la nature nous offre : je m’arrête pour contempler un paysage durant 1 minute, en silence. Puis je ferme les yeux pendant 30 secondes et j’essaie de retracer ce cadre sur le mur de ma mémoire , où à tout jamais il sera présent, de façon indélébile.
  6. Carrefours et imprévus. J’aime les carrefours le long des chemins, ceux où tu es indécis et tu fais « pile ou face ». Souvent, je m’aperçois  que j’ai choisi le sentier le plus long, mais qu’à la fin j’ai pu découvrir un coin de nature sauvage, un oasis thermal naturel, une rencontre inattendue, un arbre fruitier qui m’attendait, un lieu où écouter l’eau qui coule d’un ruisseau.
  7. S’arrêter au moins une nuit pour dormir à la belle étoile, avec le sac de couchage ou une tente, en contact avec la nature. N’oublions pas que le chemin est en soi une authentique découverte de la nature, où nous nous immergeons et avec qui nous nous réconcilions, en en absorbant l’énergie.
  8. Commencer au moins une étape avant l’aube. Le réveil trop tôt n’a jamais été simple, mais il est récompensé très vite par la joie infinie d’assister au lever du soleil durant la marche. C’est une des choses au monde pour laquelle la vie en vaut la peine. C’est une renaissance.
  9. Etre curieux. Vouloir découvrir chaque angle que le chemin nous montre. Rencontrer les personnes locales dans un bar et discuter en prenant un café, savourer la cuisine et le vin local, chercher à comprendre la langue, les dialectes et les expressions utilisés. Une chose qui depuis toujours me fascine, c’est d’arriver à pied dans un bourg, un village, une ville. Cela change notre perception de la culture locale.
  10. Ralentir le rythme. Prendre la chose la plus importante que nous ayons aujourd’hui et qui bien souvent nous échappe : le temps ! Pour réfléchir, pour penser, pour décider, pour écouter, pour se connaitre, pour rester en silence, pour écrire, pour rencontrer qui marche à nos côtés, pour sourire. Marcher avec d’autres personnes, avec des compagnons de voyage à peine rencontrés, créer un lien indélébile avec ces personnes. On dit que marcher un jour entier avec une personne équivaut à sept ans d’amitié vécue ensemble.

 

Qu’est-ce qui me plait le plus dans ces chemins ? La dimension humaine, le rapport avec la nature, la conscience de ses propres limites, le retour aux choses essentielles : l’aube, le silence, le coucher du soleil, la nuit, l’eau, les ruisseaux, les collines, les rencontres, le partage, la tolérance. J’aime me faire surprendre par toutes ces choses, à chaque fois. Dans cet univers, je trouve moi aussi un petit espace infinitésimal où je me sens vivant par rapport à l’immensité d’un monde qui me dépasse, qui m’étonne, qui me fascine et m’enveloppe d’un mystère merveilleux.

Ah, j’oubliais, il y a autre chose dont je ne pourrai pas me passer durant le chemin : ce sont les petits plaisirs qu’il offre, comme trouver des mûres fraiches ou des framboises le long d’un parcours, une bière artisanale et une glace à la fin d’une étape. Ils ont toujours un goût différent.

Bonne route !

Luca Bruschi
luca.bruschi@viefrancigene.org

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Call for paper Via Francigena

In occasione del XV anniversario della fondazione dell’Associazione, celebratosi lo scorso 28-29 aprile, AEVF lancia la call for papers intitolata “Via Francigena” in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il focus di questa call è la Via Francigena quale volàno per lo sviluppo dei territori da un punto di vista culturale, sociale, sostenibile ed economico.

Presentazione dell’abstract entro il 15 luglio
Documento finale entro il 30 agosto

In allegato la call

 

INFO E INVIO DOCUMENTAZIONE
gigliola.onorato@unicatt.it
paolo.rizzi@unicatt.it

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Call for paper Via Francigena

In order to celebrate the XV anniversary of the Association, the EAVF launches a new call for paper “Via Francigena” in  cooperation with the University “Cattolica del Sacro Cuore” of Milano.  The Via Francigena is playing an important role to support local development from diffrent point of views: social, cultural, sustainable, economic.Abstract by 15 July
Final Document by 30 August

Call attached

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Call for papers Via Francigena

A l’occasion du XV anniversaire de l’Association, AEVF lance call for papers « Via Francigena » en collaboration avec l’Université Catholique du Sacré Cœur de Milan. Via Francigena comme opportunité de développement des territoires d’un point de vue culturel, social, durable et économique.

Résumé avant le 15 juillet

Document final avant le 30 août

Ci-joint la Call for Papers

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Un attimo di riposo al Ristorante Albergo Benigni

Immerso nella splendida cornice naturale del Parco di Vejo, tra i laghi di Bracciano e quello di Martignano, il Ristorante Albergo Benigni con le sue venti accoglienti camere, offre da diversi decenni ospitalità ai pellegrini della via Francigena.

Un invitante e insolito mix, accosta ai piatti della tradizione locale più di sessanta gustose e creative ricette vegane, con ingredienti madre provenienti esclusivamente da agricoltura biologica. Pizze di farro, kamut e farina di grani antichi, cotte nel forno a legna, rievocano sapori dal gusto unico e semplice, mentre un camino sempre acceso vi permetterà di degustare carni, verdure e scamorze alla griglia, il tutto accompagnato da pane e dolci fatti in casa. Riserviamo sconti a gruppi di pellegrini e a singoli pellegrini forniti di credenziali, con la possibilità di usufruire dei nostri menù completi.

Ristorante Albergo Benigni

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Itinerari culturali e accessibilità

La scorsa settimana a Strasburgo si è tenuto un importante incontro organizzato dall’Istituto Europeo degli Itinerari culturali del Conisglio d’Europa, all’interno della Training Academy on cultural roures. L’appuntamento si è svolto in collaborazione con il Center for Advanced Studies in Tourism – CAST e con il contributo degli studenti del corso di laurea ITALI – International Degree Progamme – Rimini Unibo operanti nell’ambito dei progetti Erasmus e Hector.

Nelle giornate di lavoro, a cui hanno partecipato oltre 100 persone, erano  presenti i manager dei 25 itinerari culturali già riconosciuti dal Consiglio d’Europa, tra i quali la Via Francigena, e i rappresentanti dei 9 cammini candidati a questo importante riconoscimento.

Attraverso metodologie interattive e lavori di gruppo si sono affrontati temi relativi alla comunicazione (nuovi media, comunicazione istituzionale, come arrivare ai diversi tipi di pubblico, ecc.) ed è stato effettuato anche un workshop dal titolo “Cultural Routes of the Council of Europe and accessibility”.

Per affrontare il tema dell’accessibilità nell’ambito dei cammini europei sono stati invitate diverse organizzazioni provenienti da alcuni paesi europei: Association Braille & Culture, Via Regia, In the Footsteps of Robert Louis Stevenson e, per l’Italia, la Cooperativa Sociale C’era l’Acca e l’Associazione Free Wheels.

Le organizzazioni italiane sono state selezionate per le loro esperienze svolte nell’ambito della Via Francigena e del Cammino di Santiago:

–      Il progetto sperimentale Via Francigena per tutti, che riguarda la realizzazione di interventi su un tratto di circa 2 km, dal Monastero Mater Misericordiae al Castello di Quart, nei pressi di Aosta. Il progetto, proposto dai Lions Club della regione, ha un duplice obiettivo e ricaduta; coinvolgere nei lavori di adeguamento persone in difficoltà economica e realizzare interventi finalizzati al miglioramento della fruibilità, in particolare per persone con disabilità sensoriale, lieve disabilità motoria e per persone con disabilità intellettiva.  La Cooperativa Sociale C’era l’Acca ha collaborato all’analisi e all’individuazione dei diversi adeguamenti – elementi guida, staccionate, corrimano e un’audio guida a supporto della visita di persone con disabilità visiva o con lievi disabilità motorie –  che si stanno realizzando, proprio in queste settimane,  lungo il percorso. La Cooperativa, in collaborazione con l’Associazione Girotondo di Aosta, sta terminando la prima guida ad alta comprensibilità realizzata in Valle d’Aosta e indirizzata in particolare a persone con disabilità intellettiva.

–      Associazione Free Wheels, particolarmente impegnata in questi ultimi anni proprio sui cammini, tra gli esiti di questo lavoro vi è infatti la realizzazione della guida Santiago per tutti, pubblicata da Terre di Mezzo e più recentemente l’impegno sulla Via Francigena, sul quale Pietro Scidurlo intende replicare il progetto realizzato sul Cammino di Santiago.

Partendo da queste esperienze è stato chiesto alle diverse organizzazioni di condividere con i manager dei diversi itinerari, le esperienze, realizzate o in corso di realizzazione, per arrivare a definire degli standard comuni per l’accessibilità ma soprattutto per individuare buone prassi da diffondere e promuovere.

Quanto è avvenuto a Strasburgo è stato un primo confronto basato sull’interesse comune di qualificare maggiormente il patrimonio esistente attraverso la chiave dell’accessibilità.

Gli itinerari culturali, anche se molto diversi fra loro, sono legati dallo stesso obiettivo: valorizzare la memoria, la storia e il patrimonio europeo, mettendo in evidenza le diversità culturali di ogni paese.

Tutto ciò è parte integrante del nostro patrimonio europeo ed è quindi quanto mai importante che il tema della fruizione e dell’accessibilità  riguardi  anche i cammini e gli aspetti culturali ad essi collegati, operando così nella  direzione dell’effettiva partecipazione e pari opportunità per tutti i cittadini.

Non da meno, va evidenziata l’opportunità di sviluppo economico, connessa al turismo accessibile, che permette di accrescere, qualificare e diversificare l’offerta complessiva.