Via Francigena

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De nouveaux panneaux d’informations en Lombardie

Grâce au projet signé entre l’Association Européenne des Chemins de la Via Francigena (AEVF) et la Région Lombardie, de nouveaux panneaux d’informations ont été installés le long de l’itinéraire régional de la Francigena.

L’initiative a engagé différentes communes en provinces de Pavie et de Lodi, pour réaliser des actions spécifiques dans le cadre du projet « Valorisation de la candidature de la Via Francigena au Patrimoine Mondial de l’Humanité reconnu par l’UNESCO ». Les communes se sont occupées de l’installation des panneaux. Les panneaux d’informations, prévus dans le Manuel de la signalisation de l’AEVF, fournissent les informations essentielles sur l’itinéraire général et sur l’étape parcourue, en montrant les atouts culturels des localités traversées et la signalisation à suivre.

Sami Tawfik, responsable des projets de l’AEVF, souligne : « Les projets réalisés en collaboration avec la Région Lombardie ont permis, entre 2017 et 2018, de poursuivre d’importants projets comme les marches-évènements ; en plus du travail préparatoire à la candidature de la Francigena au patrimoine de l’UNESCO, en coordination avec les autres régions intéressées ».

Un pas en avant dans la signalisation qui met en réseau les administrations et encourage l’expérience touristique culturelle des pèlerins en chemin le long de la Francigena.

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Conclusa la terza edizione del Festival Il Cammino Celeste

Domenica 29 luglio, presso il monumento nazionale “Le Centopietre” a Patù in provincia di Lecce, si è chiusa la terza edizione del Festival “Il Cammino Celeste” lungo la via Francigena da Brindisi a Santa Maria di Leuca.

Per l’occasione si è tenuto il concerto de La Cantiga de la Serena, composto da Fabrizio Piepoli, Giorgia Santoro, Adolfo La Volpe, che hanno presentato il progetto “In Cammino lungo la via Francigena”. Il repertorio de La Cantiga de la Serena, che attinge alla musica antica degli ebrei sefarditi e ai canti cristiani di pellegrinaggio, si è arricchito della melodia dei trovatori provenzali, dei canti tratti dal Laudario di Cortona e dalla musica tradizionale del sud Italia (Gargano e Salento) ripercorrendo idealmente la via Francigena sino a Santa Maria di Leuca.

La terza edizione ha preso avvìo il 1 luglio con un’anteprima e si è svolto dal 24 al 29 luglio lungo alcuni dei luoghi attraversati per oltre un millennio dai viandanti che in questo modo mantenevano fede a un voto di penitenza, di amore e speranza. Sono state scelte alcune tra le più antiche testimonianze di devozione e sosta dei pellegrini lungo il percorso e vi sono stati associati percorsi musicali curati da artisti e studiosi che da tempo svolgono una ricerca sul tema del pellegrinaggio, anche attraverso riletture e interpretazioni dei nostri tempi. 

Il Festival ha già creato non poche sinergie con Enti e Associazioni del territorio ed è mirato allo sviluppo di un percorso storico e geografico, umano e spirituale tra i più affascinanti, ma sinora trascurati, della nostra storia. In occasione dell’ultima tappa, domenica 29 luglio, è intervenuto il presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene Ing. Massimo Tedeschi. Durante la serata, al presidente è stato riconosciuto il merito di aver avviato un lungo percorso istituzionale mirato alla promozione e fruizione della Via Francigena lungo tutto il percorso da Canterbury a Gerusalemme.

Altri riconoscimenti lungo l’itinerario del Festival sono stati conferiti a numerosi amici e volontari della Via Francigena da Brindisi a Santa Maria di Leuca, inaugurando cosi un modo per esprimere riconoscenza, attraverso l’organizzazione del Festival, a chi ha dimostrato impegno e volontà di collaborare per la promozione di questo importante percorso. 

L’edizione 2018 è stata realizzata in collaborazione con le Associazioni Il Giunco e Arci Terra Archeorete del Mediterraneo che organizzeranno brevi escursioni lungo le tappe del Festival.  La direzione artistica del Festival è curata da Giorgia Santoro, Presidente Festival Luigi Del Prete e con il Patrocinio dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF). Giorgia Santoro, Direttore Artistico del Festival, è già al lavoro per la quarta edizione. Arrivederci a tutti nel 2019

Fonte: comunicato stampa

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Vie di pellegrinaggio: dialogo tra fede e cultura

Gli itinerari culturali europei sono il frutto di una lodevole iniziativa, lanciata dal Consiglio d’Europa nel 1987 con la “Dichiarazione di Santiago”, al fine di mostrare che il ricco patrimonio culturale dei paesi europei è una realtà che, seppur poliedrica, li accomuna, come condivise sono le radici storiche che l’hanno generato.

Così, gli itinerari certificati dal Consiglio d’Europa si presentano come una traduzione in chiave culturale e turistica dei valori fondamentali cui il Consiglio fa riferimento per la sua azione politica, quali i diritti dell’uomo, la democrazia, lo stato di diritto, il dialogo interculturale; valori che vanno al di là delle frontiere territoriali nazionali e che sono oggi patrimonio comune europeo. Vale la pena di mettere in evidenza che il primo itinerario ad essere certificato fu il Cammino di Santiago, divenuto il simbolo delle aspirazioni e dei destini comuni del continente europeo, nella cui storia la dimensione religiosa ha avuto un ruolo importante e decisivo. Si trova così confermata la sentenza del grande scrittore Johann W. Goethe (1749-1832): “L’Europa è nata pellegrinando e la sua lingua è il cristianesimo”.

Per consolidare il programma, nel 2010 è stato ideato il Council of Europe Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes (the EPA), al quale hanno finora aderito 32 Stati, membri del Consiglio. La Santa Sede vi ha formalmente aderito il 21 marzo 2018, convinta della bontà e dell’utilità dell’iniziativa. Attraverso l’adesione al citato Accordo, la Santa Sede, intende manifestare il suo coinvolgimento nel promuovere ciò che è comune ed arricchisce l’identità europea e il suo patrimonio di valori culturali. D’altra parte, come affermava il Card. Joseph Ratzinger nella sua lectio magistralis davanti al Senato della Repubblica Italiana (13 maggio 2004), “l’Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l’Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico”.

Non è inutile chiedersi quale relazione esista tra un cammino di pellegrinaggio e un itinerario culturale. Per rispondere vale la pena illustrare cosa sia il pellegrinaggio. Ci aiuta una massima del pensiero orientale: “C’è chi cammina coi piedi e sono i mercanti. C’è chi cammina con gli occhi ed è il sapiente. E, infine, c’è chi avanza col cuore, pur spostandosi coi piedi e con gli occhi aperti, ed è il pellegrino, che cerca il mistero in ogni creatura e nei luoghi santi”.

Pellegrinare è cosa differente dal vagabondare senza meta o dal dedicarsi al commercio. Il pellegrino, in fondo, è colui che, mosso dalla fede, decide nel suo cuore il santo viaggio (Sal. 84,6), verso un destino che trascende se stesso e il mondo in cui abita. Il pellegrinaggio, infatti, si presenta come una realtà assai ricca di significati, principalmente religiosi, ma non esclusivamente, che nel corso dei secoli ha assunto coloriture e caratteristiche che ne hanno arricchito contenuti e modalità. Per alcuni secoli Gerusalemme fu la sola meta del vero pellegrinaggio cristiano. Recarsi come pellegrino a Gerusalemme era impresa assai difficile, con notevoli rischi per l’incolumità personale e per la salute. A quei tempi il viaggio si compiva all’insegna dell’imprevedibilità. Non ci si deve sorprendere, pertanto, se alcuni autorevoli Padri dei primi secoli della Chiesa vedessero con circospezione il pellegrinaggio. San Gregorio di Nissa (+395) cercava di dissuadere risolutamente i monaci dal recarsi a Gerusalemme, sia perché ciò era estraneo alle Scritture, sia perché il monaco andava incontro a rischi di ordine morale e “spirituale”. Il pellegrino era quasi equiparato a un vagabondo. Ciò non ha impedito, tuttavia, che i fedeli continuassero a intraprendere cammini verso la Città Santa (San Francesco d’Assisi vi si recò nel 1219) e verso altri due luoghi importantissimi nel Medioevo: Roma e Santiago di Compostela. La Via Francigena è uno di questi cammini che dal nord Europa portava a Roma, dove erano custodite le memorie dei Santi Apostoli e dei Martiri.

Nonostante le difficoltà e i rischi, il pellegrinaggio si è nei secoli intensificato ed allargato verso altri luoghi di particolare devozione, come i Santuari mariani e particolari luoghi di culto. Questo processo è stato affiancato dall’elaborazione di quella che si potrebbe chiamare una “spiritualità” del pellegrinaggio, con l’intento di rendere sempre più esplicita la sua dimensione di fede, come pure il suo innesto nella tradizione biblica ed ecclesiale. Il pellegrinaggio diventa icona del cammino della Chiesa nel mondo, ma anche dell’esperienza cristiana dei singoli credenti.

La vita cristiana stessa è pellegrinaggio, è cammino di fede. Il credente vive in permanenza lo “status viatoris”, la sua vocazione (cf. la storia di Abramo) è quella dell’itinerante verso una meta finale che qui sulla terra è solo prefigurata. La condizione del credente, dunque, è quella di “ire per agros”, di camminare in questa vita sui campi terreni, ma con lo sguardo al Cielo, suo luogo di origine e di arrivo. Lo ha rammentato anche Papa Francesco: “Il pellegrinaggio è un simbolo della vita, ci fa pensare che la vita è camminare, è un cammino. Se una persona non cammina e rimane ferma, non serve, non fa nulla…” (Audio-Messaggio ai Partecipanti al 37° Pellegrinaggio Macerata-Loreto, 6 Giugno 2015).

Non potevano gli antichi cammini di pellegrinaggio non entrare a far parte degli itinerari certificati dal Consiglio d’Europa. Come sopra accennato, il programma degli itinerari culturali europei mira a favorire il dialogo interculturale e a rendere visibile l’identità europea, attraverso la valorizzazione del ricco patrimonio storico dei suoi popoli. Quale è, allora, l’idea di Europa che si vuol far emergere da detta iniziativa. Con il mettere in luce la sua storia e il suo patrimonio culturale, si vuole esibire quel solido retroterra di valori e di ideali che ha progressivamente dato volto ad una “identità comune”, seppur espressa non in maniera univoca, ma nella poliedricità delle sue manifestazioni. In tal senso, anche oggi, giuoca un ruolo importante la cultura (o le culture) con il suo innegabile influsso sulla società europea e la sua funzione di collante dei popoli.

Pertanto, il dialogo tra la cultura e la religione in Europa è come il cuore dell’iniziativa degli itinerari, soprattutto di quelli a sfondo religioso. Infatti, questi itinerari sono la testimonianza storica di come l’esperienza religiosa, in particolare quella cristiana, si è tradotta in cultura e di come quest’ultima abbia trovato forza ispiratrice nella religione. Quante opere letterarie dei secoli passati hanno visto la luce attingendo al cristianesimo, al suo pensiero e alla sua ricca simbolica spienziale e morale. Un esempio per tutti, è la Divina Comedia di Dante Alighieri. Si pensi poi alle innumerevoli opere d’arte (cattedrali, basiliche, chiese, pale d’altare, oggetti di oreficeria e di artigianato sacri, ecc.), che si trovano ovunque sul continente, nella grandi città come nei piccoli villaggi. Tutto questo patrimonio ha ancora molto da dire all’uomo europeo del nostro tempo ed invita a riscoprire la funzione sociale della cultura e del “sentire religioso” in senso generale.

Dunque, tra fede e cultura vi è sempre stato un pacifico e prolifico interscambio, durato per secoli, un rapporto nel quale era scontata la superiorità della fede sulla cultura, senza che quest’ultima si sentisse mortificata nelle sue espressioni.

Tuttavia, a partire dal secolo dei lumi, questa perfetta simbiosi s’infrange. Si fa strada l’idea che il pensiero dell’uomo sia in grado di riscattarsi dal riferimento a ciò che sta fuori di sé, come lo è Dio (e quindi la religione), e ergersi, in quanto essere adulto, a misura di se stesso e a misura di ciò che lo circonda. Come osservava Romano Guardini (1885-1968), riconosciuto scrittore e teologo tedesco del secolo scorso, studioso dell’incidenza dell’elemento religioso nella totalità dell’esistenza, d’ora in poi “ogni obiettivo vincolo religioso sarebbe minaccia alla libertà, perché renderebbe dipendente la personalità creatrice da un’istanza estranea al proprio campo operativo… Il positivismo in tutte le sue forme arriva infatti alla conclusione che ogni elemento religioso deve scomparire dalla vita e dall’azione umane” (R. Guardini, “Fenomenologia e teoria della religione”, 1958).

Ne derivò una scissione profonda, una contrapposizione che porterà ormai a parlare linguaggi diversi, fino a non comprendersi reciprocamente ed escludersi. “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca”, scriverà il Beato Paolo VI nell’Esortazione Apostolica Evangeli nuntiandi dell’8 dicembre 1975, n. 20.

Cosa è successo in seguito a questa frattura? Sempre Romano Guardini rilevava come incombenti due estremi possibili: da una parte, “una religiosità che si ritira sempre più dai campi della vita culturale”, facendosi “più interiore”; dall’altra, una cultura che diventa mera espressione orizzontale dell’autonomia umana e nella quale “l’umo cade in balia della sua stessa opera”. Le contrapposizioni sono sempre da rifuggire. Da questa saggia constatazione dovrebbe nascere l’impegno a far incontrare oggi i due ambiti, religione e cultura, e a intavolare un dialogo libero da contrapposizioni ideologiche e pregiudizi, nella prospettiva di un condivisa responsabilità nella costruzione pacifica della società europea.

La Chiesa è impegnata in questa direzione. Lo ha confermato Papa Francesco prendendo la parola davanti al Parlamento Europeo di Strasburgo, il 25 novembre 2014: “Alla rinascita di un’Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa… Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa…. Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

I pellegrini medievali rappresentano in qualche modo un “umanesimo europeo”: essi potevano attraversare nazioni, regni, ducati e territori europei assai vari per raggiungere le mete di pellegrinaggi, trovandovi una cultura che li accoglieva senza difficoltà. La comune appartenenza alla religione cristiana superava le diversità linguistiche. Nemmeno le differenze di usanze erano un ostacolo. Ciò ha fatto sì che, attraverso l’intreccio di questi cammini di pellegrinaggio si rivelasse quel qualcosa che era fondamentale e condiviso nell’identità dell’uomo europeo. In fondo, la nascita della Comunità Europea, come realtà politica continentale, è stata motivata sì dalla risoluta condanna degli orrori di due conflitti mondiali, ma, in senso positivo, ha potuto innestarsi su una storia e su valori comuni, costruiti nei secoli precedenti.

Nei nostri giorni, la facilità di movimento ha portato ad un maggiore contatto tra i diversi popoli della terra e ad una forte interculturalità: fenomeno complesso quanto ineludibile. Questo fatto di per sé è un’occasione importante per costruire una civiltà basata sulla mutua comprensione, il rispetto reciproco e lo scambio culturale, senza crisi o cedimenti di identità, senza svendersi al relativismo culturale che tende a livellare al ribasso ogni differenza antropologica. Il pericolo è quello di un’omologazione verso il “basso” (purtroppo anche a livello religioso), caratterizzata da stili di vita e da mode prive di riferimenti storici e culturali.

Religione e cultura hanno sempre mantenuto un rapporto dialettico. Vero è che non si possono identificare; ma è altrettanto vero che entrambe si sono sempre intrecciate e la religione ha sempre rappresentato per le diverse culture il loro centro e l’anima profonda. Nella nostra odierna civiltà occidentale si deve prendere atto dell’autonomia della cultura rispetto alla religione. Anche l’insegnamento sociale della Chiesa lo riconosce: “la Chiesa non vieta che le arti e le discipline umane (…) si servano, nell’ambito proprio a ciascuna, di propri principi e di un proprio metodo; perciò, riconoscendo questa giusta libertà, la Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze” (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, n. 59).

Rivolgendosi ai partecipanti alla Conferenza “(Re)Thinking Europe”, organizzata dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (com.e.c.e.), il 28 ottobre 2017, Papa Francesco ha invitato “a considerare il ruolo positivo e costruttivo che in generale la religione possiede nell’edificazione della società”. Dialogo, dunque, in nome di alti traguardi e valori. È ancora papa Francesco a stimolare l’Europa in tal senso: l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare” (Discorso per la commemorazione del 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma; 24 marzo 2017).

Nasce così l’esigenza di promuovere quelle esperienze che hanno contribuito alla formazione dell’identità europea. Il pellegrinaggio è una di queste esperienze: lì si conosce, si tocca e sperimenta la vita, la storia, la natura e i valori dei popoli europei che, pur essendo diversi tra loro, hanno la comune caratteristica di essere stati segnati dal cristianesimo. Non si può che apprezzare la ricchezza religiosa e culturale di questi cammini di pellegrinaggio, riscoperti negli ultimi anni, anche grazie al programma del Consiglio d’Europa. Sono percorsi antichi per testimonianza e storia, ma sempre nuovi perché anche oggi vi camminano uomini e donne d’Europa. Siano essi pellegrini, oppure viandanti, motivati da ragioni religiose, da ideali spirituali, oppure no, essi condividono, attraverso l’esperienza del “cammino”, quei valori che appartengono alla storia dell’umanità e che anche oggi contribuiscono a forgiare l’identità dell’Europa. Un’identità che va costruita non per esclusione, ma nel dialogo tra soggetti diversi, come insegna il Concilio Vaticano II. «[…] tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sicuramente, non può avvenire senza un leale e prudente dialogo» (Gaudium et Spes, n. 21).

Mons. Maurizio Bravi (Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo).

L’articolo è tratto dall’ultimo numero della rivista ufficiale AEVF “Via Francigena”. La rivista, edita dallo Studio Guidotti è consultabile gratuitamente online al sito www.rivistaviafrancigena.it e sarà acquistabile sullo shop online. Tante notizie, informazioni e testimonianze da leggere a passo lento in inglese, francese e italiano.

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Pilgrimage Routes: a dialogue between faith and culture

The European cultural routes are the result of a laudable project, launched through the “Declaration of Santiago” in 1987 by the Council of Europe and are the embodiment of the core values of the Council from a cultural and touristic point of view.

The first route to be certified was the Way of Saint James, which became the symbol of the aspirations and of the mutual fates of the European continent, in whose history religion has always played an important and leading role. This idea was also shared by great writer Johann W. Goethe (1749-1832), who once said: “Europe was born in pilgrimage and its mother tongue is Christianity”.

The Council of Europe Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes (the EPA) was launched in 2010 in order to strengthen the programme. The Holy See formally adhered to it on 21st March 2018 to show its commitment to the promotion of the common roots of Europe, which enrich the European identity.

It is worth asking what relationship exists between a pilgrim route and a cultural route. Going on a pilgrimage is different from roaming without destination or from focusing on trade. Pilgrims are essentially those people driven by faith, “whose heart is set on [a] pilgrimage” (Psalm 84:6) to a destiny that transcends them

selves and the world they live in. Pilgrimage becomes the symbol of the path of the Church in the world and of the Christian experience that any follower may enjoy. The ancient pilgrim routes could not fail to be part of the Council of Europe certified routes. They are the historical evidence of how religious experience, especially the Christian one, has also become culture and how culture has found its inspiration in religion.

Religion and culture have always had a dialectic relationship. Religion has always been the pivot and the deepest essence of a lot of cultures. On the occasion of the Conference “(Re)Thinking Europe”, organised by the Commission of the Bishops’ Conferences of the European Community (com.e.c.e.) on 28th October 2017, Pope Francis invited the participants to “take into consideration the positive and constructive role that religion generally has in the formation of society”.

We are talking about a dialogue in the name of high values and objectives. It becomes therefore necessary to promote those experiences which have helped create the European identity. And pilgrimage is one of these: on a pilgrimage you can meet, touch and experience the life, history and values of the European peoples who, despite being different from one another, share the fact of having been shaped by Christianity.

We can only appreciate the cultural and religious wealth of these pilgrim routes, which have been rediscovered in recent years also thanks to the programme of the Council of Europe. They are ancient routes due to long-standing evidence and history, but they are also always new and able to modernise since men and women of Europe are still walking them today. Be they pilgrims or travellers, be they driven by religion or by spiritual ideals, these men and women share through the experience of the “walk” those values that belong to the history of mankind and that still help to forge the European identity.

Mons. Maurizio Bravi

Permanent observer of the Holy Seeat the World Tourism Organisation 

The article is taken from the latest issue of the official AEVF magazine “Via Francigena”. The magazine, published by Studio Guidotti, can be consulted free of charge online at www.rivistaviafrancigena.it and can be purchased online. Lots of news, information and interviews to read at a slow pace in English, French and Italian.

 

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Les chemins de pèlerinage: un dialogue entre la foi et la culture

Les itinéraires culturels euro- péens sont le résultat d’une initiative louable, lancée par le Conseil de l’Europe en 1987 avec la « Déclaration de Saint- Jacques de Compostelle », et sont l’incarnation culturelle et touristique des valeurs fondamentales auxquelles le Conseil fait référence.

Les chemins de Compostelle ont été les pre- miers à être certifiés : ils sym- bolisaient les aspirations et les destins communs du continent européen, dans l’histoire duquel la dimension religieuse a tou- jours joué un rôle important et décisif. Voilà alors que l’idée du grand écrivain Johann W. Goethe (1749-1832) y trouve sa confirmation : « L’Europe est née en pèlerinage et le christianisme est sa langue maternelle ».

Afin de consolider le pro- gramme, en 2010 a été créé l’Accord Partiel élargi sur les Itinéraires Culturels (l’APE). Le Saint-Siège a officiellement ad- héré le 21 mars 2018 pour mani

fester son engagement pour la promotion de nos racines communes, qui enrichissent notre identité européenne.
Il n’est pas inutile de se demander quelle est la relation entre un chemin de pèlerinage et un itinéraire culturel. Faire un pèlerinage est autre chose que vagabonder sans but ou se livrer au commerce. Les pèlerins sont, au fond, ceux qui, guidés par la foi, « trouvent dans leur cœur des chemins tout tracés » (Ps. 84 :6) vers un destin transcen- dant eux et le monde où ils habitent. Le pèlerinage devient le symbole non seulement du chemin de l’église dans le monde entier, mais aussi de l’expérience chrétienne de chaque fidèle.

Les anciens chemins de pèlerinage ne pouvaient pas ne pas faire partie des itinéraires certifiés par le Conseil de l’Eu- rope. Ces itinéraires sont le témoignage historique de com- ment l’expérience religieuse, notamment chrétienne, s’est transformée en culture et de comment la culture a trouvé sa force d’inspiration dans la religion.

La religion et la culture ont toujours maintenu une relation dialectique. La religion a toujours été le cœur et l’âme pro- fonde des différentes cultures. Pendant la Conférence « (Re) Thinking Europe », organisée par la Commission des épis- copats de la Communauté Européenne (com.e.c.e.) le 28 octobre 2017, le Pape François a invité les participants « à considérer le rôle positif et constructif que la religion pos- sède, en général, dans la construction de la société ».

Il s’agit donc d’un dialogue au nom d’objectifs et de valeurs élevés. Il est nécessaire de promouvoir ces expériences qui ont permis le développement de l’identité européenne. Le pèlerinage en fait partie : là on connaît, on touche et on expé- rimente la vie, l’histoire, la nature et les valeurs des peuples européens qui, tout en étant différents les uns des autres, par- tagent le fait d’avoir été marqués par le christianisme.

On ne peut qu’apprécier la richesse religieuse et cultu- relle de ces chemins de pèlerinage, redécouverts dans les dernières années aussi grâce au programme du Conseil de l’Europe. Il s’agit de chemins anciens, riches en témoignages et en histoire, mais ils sont toujours nou- veaux parce que des hommes et des femmes d’Europe y marchent encore aujourd’hui. Qu’ils soient des pèlerins ou des voyageurs, qu’ils soient motivés ou pas par des raisons religieuses ou par des idéaux spirituels, ces hommes et femmes partagent, grâce à l’expérience du pèlerinage, des valeurs qui appartiennent à l’histoire de l’humanité et qui permettent, encore aujourd’hui, de construire l’identité de l’Europe.

Mons. Maurizio Bravi

Observateur permanent du Saint-Siège auprès de l’Organisation Mondiale du Tourisme

L’article fait partie du dernier numéro du magazine officiel de l’AEVF “Via Francigena”. La revue, éditée par le Studio Guidotti, est consultable gratuitement en ligne, sur le site www.rivistaviafrancigena.it et sera en vente sur le  shop online. Beaucoup de nouvelles, d’informations et de témoignages à lire à pas lent en anglais, en français et en italien.

 

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Dallo spazio all’Everest pensando alla Francigena, intervista all’astronauta Maurizio Cheli

Quando la NASA gli ha proposto di portare un ingrediente dall’Italia, Maurizio Cheli non ha avuto dubbi. E così nel 1996, il Parmigiano Reggiano è arrivato nello spazio insieme al primo Mission Specialist italiano a bordo dello Space Shuttle Columbia STS-75.

L’astronauta emiliano, originario di Zocca, ha vissuto 16 giorni di spedizione gustando il famoso ed inconfondibile re dei formaggi. “Alla NASA, durante la fase di addestramento viene curata anche l’alimentazione. Per gli astronauti non americani c’è una tradizione che permette di portare qualcosa del proprio Paese. Per me la scelta è stata automatica. – aggiunge Cheli – Il Parmigiano Reggiano è arrivato nello spazio sotto forma di piccoli cubetti ed è finito presto: pur essendo della mia dotazione, anche gli altri miei colleghi l’hanno mangiato” spiega divertito l’astronauta.

Da allora il Parmigiano Reggiano è rimasto tra le stelle, diventando un alimento ufficiale nella dieta degli astronauti in missione sulla Stazione spaziale Internazionale. Un record ad alta quota ma non l’unico. Insieme al formaggio più veloce del mondo, Cheli ha ripetuto un’altra grande impresa: la scalata dell’Everest. Dopo anni di preparazione e attesa, il 17 maggio 2018, l’astronauta emiliano ha raggiunto la vetta più alta della terra.

“Mentre ero nello spazio ho avuto la possibilità di fotografare l’Everest e quando ho visto la foto mi sono detto “Prima o poi ci salirò sopra”. E’ stato un sogno rimasto dentro di me – racconta l’astronauta – poi due anni fa ho cominciato ad allenarmi sulle Alpi e nella fase di addestramento ho conosciuto la guida che mi ha accompagnato”.

Quale emozione le ha regalato questa esperienza?: “La spedizione sull’Everest è durata 47 giorni. Siamo arrivati sulla vetta all’alba trovando delle condizioni meteo perfette, mi sono messo a piangere – confida Cheli – sono entrambe esperienze che si vivono con tutti i sensi, ti coinvolgono completamente. Vedi il mondo da un’altra prospettiva. Per me è stata una conquista anche se in assoluto non ho fatto niente di eroico, non sono né il primo né l’ultimo. Era una sfida con me stesso, l’aria e la quota sono un po’ il mio mondo”.

Un’impresa vissuta insieme alla guida alpina François Cazzanelli e un altro fedele compagno di viaggio. “Una spedizione sull’Everest ha tanti tratti in comune con una spedizione nello spazio – spiega l’astronauta – anche in questo caso il Parmigiano è stato un prodotto perfetto. Mi ha sfamato e dato l’energia quando sono arrivato al campo 4, ad otto mila metri di altitudine. Oltre ad essere molto buono, la sua densità di energia per chilo è enorme e si presta molto per ambienti particolari”.

Rimanendo con i “piedi per terra” quale potrebbe essere la prossima avventura?: “Magari un cammino. Potrei percorrere la Francigena italiana – annuncia Cheli – sono un patito del Gran San Bernardo, lo faccio ogni anno in bicicletta e sono molto interessato”.

Dopo lo spazio e l’Everest, Cheli potrebbe essere il primo astronauta a percorrere la Via Francigena. Un cammino stellare tra gusto e tradizione con il Parmigiano Reggiano nello zaino. 

Silvia iuliano

L’articolo è tratto dall’ultimo numero della rivista ufficiale AEVF “Via Francigena”. La rivista, edita dallo Studio Guidotti è consultabile gratuitamente online al sito www.rivistaviafrancigena.it e sarà acquistabile sullo shop online. Tante notizie, informazioni e testimonianze da leggere a passo lento in inglese, francese e italiano.

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From Outer Space to Everest with Parmigiano Reggiano

When NASA gave him the opportunity to bring an ingredient from Italy, Maurizio Cheli had no doubt. And so, in 1996, Parmigiano Reggiano was sent into space together with the first Italian Mission Specialist on board of Space Shuttle Columbia STS-75.

The Emilian astronaut, who comes from Zocca, embarked on a 16-days expedition savouring the famous and unmistakable king of cheeses. “During the training period, NASA scientists pay great attention to astronauts’ nutrition. Non-American astronauts are usually allowed to bring something from their country. I had no hesitation. – said Mr. Cheli – Parmigiano Reggiano reached space diced into small cubes and we soon ran out of it: despite being part of my equipment, it was also eaten by my colleagues” explained the astronaut with amusement.

Since then, Parmigiano Reggiano has remained among the stars, officially becoming part of the diet of astronauts on a mission to the International Space Station. A high altitude record, but it is not the only one. In fact, Mr. Cheli has faced another huge challenge with the fastest cheese in the world, i.e. the ascent of Mount Everest. After years of preparation and waiting, the Emilian astronaut reached the highest peak on Earth on 17th May 2018.

“While I was in space, I had the opportunity to take pic- tures of Mount Everest, and when I saw the pictures I said “Sooner or later I’ll climb it”. It was my long-cherished dream. – told the astronaut – Then, I started training on the Alps two years ago and, during the training phase, I met the guide who then accompanied me”.

What emotions did you experience on this adventure? “The Everest expedition took 47 days. We reached the top at dawn, finding perfect weather conditions. I started to cry. – said Mr. Cheli – Both experiences involve all the senses, you are overwhelmed by emotions. You can see the world from another perspective. To me, it was an out- standing achievement, even though I did absolutely nothing heroic. I am neither the first, nor will I be the last. It was a challenge with myself, air and altitude are my world”.

A venture undertaken with Alpine guide François Cazzanelli and another loyal travel companion. “An Everest expedition shares considerable common ground with a space expedition – explained the astronaut – and Parmigiano cheese was perfect food also on that occasion. It fed me and gave me energy when I reached camp 4, located at 8,000 metres. Besides being delicious, its energy density per kilogram is very high, and it is therefore suitable for such specific environments”.

Keeping your “feet on the ground”, what could be your next adventure? “Perhaps a pilgrim route. I may walk the Italian Via Francigena; – said Mr. Cheli – I am in love with the Great St. Bernard, I climb it by bike every year and I am very interested in doing it”. After outer space and Mount Everest, Mr. Cheli could be the first astronaut to travel the Via Francigena. An extraordinary journey halfway between flavours and tradition, with Parmigiano Reggiano in his backpack.

The article is taken from the latest issue of the official AEVF magazine “Via Francigena”. The magazine, published by Studio Guidotti, can be consulted free of charge online at www.rivistaviafrancigena.it and can be purchased online. Lots of news, information and interviews to read at a slow pace in English, French and Italian.

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De l’espace à l’Everest avec le Parmigiano Reggiano

Lorsque la NASA lui a proposé d’emmener un ingrédient de l’Italie, Maurizio Cheli n’a eu aucun doute. C’est ainsi que le Parmigiano Reggiano est arrivé dans l’espace avec le premier Spécialiste de Mission italien à bord du Space Shuttle Colum- bia STS-75. L’astronaute émilien, issu de Zocca, a vécu 16 jours d’expédition en goûtant le fameux et incomparable roi des fromages.

«Pendant l’entraînement, les scientifiques de la NASA accordent une très grande attention à notre alimentation. Selon la tradition, les astronautes non américains ont normalement la possibilité d’emmener quelque chose de leur pays. Moi, je n’ai eu aucune hésitation. – ajoute M. Cheli – Le Parmigiano est arrivé dans l’espace sous forme de petits cubes, mais bientôt il n’y en avait plus : tout en étant partie de mon équipement, mes collègues l’ont également mangé» explique l’astronaute avec amusement.

Depuis lors, le Parmigiano Reggiano est resté parmi les étoiles, devenant un des aliments officiels du régime des astronautes en mission sur la Station Spatiale Internationale. Un record en altitude qui pourtant n’est pas le seul. En effet, M. Cheli a accompli un autre exploit considérable avec le fromage le plus rapide du monde : l’ascension de l’Everest. Après des années de préparation et d’attente, le 17 mai 2018, l’astronaute émilien a atteint le sommet le plus haut du monde.

«Pendant que j’étais dans l’espace, j’ai eu la chance de photographier l’Everest et, lorsque j’ai vu la photo, j’ai pensé : ‘Tôt ou tard, j’y grimperai’. C’était un rêve que je caressais depuis longtemps – raconte l’astronaute – puis, il y a deux ans, j’ai commencé à m’entraîner sur les Alpes et c’est pendant la période d’entraînement que j’ai rencontré le guide qui m’a accompagné ». Quelles sont les émotions que cette aventure vous a données ? «L’expédition sur l’Everest nous a pris 47 jours. Nous avons atteint le sommet à l’aube avec des conditions météo idéales : j’ai commencé à pleurer. – confie M. Che- li – Il s’agit de deux expériences qui impliquent tous les sens, on se laisse complètement emporter par les émotions. On voit le monde sous un autre angle. Pour moi, cela a été un succès remarquable, même si je n’ai fait rien d’exceptionnel : d’ailleurs, je ne suis ni le premier, ni le dernier. C’était un défi que je m’étais lancé: l’air et l’altitude m’appartiennent ».

Une aventure vécue avec le guide de haute montagne François Cazzanelli et un autre inséparable compagnon de voyage. « Une expédition sur l’Everest a beaucoup de points communs avec une expédition dans l’espace – explique l’astronaute – et le Parmigiano a été un aliment nourrissant même à cette occasion. Il m’a nourri et m’a donné l’énergie nécessaire pour arriver au camp 4, situé à 8.000 mètres d’altitude. En plus d’être délicieux, sa densité d’énergie par kilo est énorme, ce qui le rend la nourriture idéale dans des environnements si particuliers ». 

Gardant les « pieds sur terre », quelle pourrait être votre prochaîne aventure ? « Peut-être un chemin de pèlerinage. Je pourrais marcher sur la Via Francigena italienne. – annonce M. Cheli – J’adore le Col du Grand-St.-Bernard, je le grimpe chaque année à vélo et je suis très intéressé ». Après l’espace et l’Everest, M. Cheli pourrait être le premier astronaute à marcher sur la Via Francigena. Un voyage extraor- dinaire entre saveur et tradition avec le Parmigiano Reggiano dans son sac à dos.

L’article fait partie du dernier numéro du magazine officiel de l’AEVF “Via Francigena”. La revue, éditée par le Studio Guidotti, est consultable gratuitement en ligne, sur le site www.rivistaviafrancigena.it et sera en vente sur le  shop online. Beaucoup de nouvelles, d’informations et de témoignages à lire à pas lent en anglais, en français et en italien.

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I love Francigena, due giornate di cammino in Emilia Romagna

L’ 8 e il 15 settembre 2018 l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), in collaborazione con APT Emilia-Romagna, il supporto tecnico di ItinerAria S.r.l. e l’Associazione Fiorenzuola in Movimento, organizza “I love Francigena”, un viaggio evento lungo la Via Francigena che ha l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati di cammini.

Due giornate social a passo lento sul tratto emiliano della Via Francigena, da Fidenza a Medesano e da Fiorenzuola d’Arda a Fidenza per conoscere, scoprire e raccontare il percorso, documentandolo con foto e video.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, fino a un massimo di 25 partecipanti per ognuna delle camminate. L‘iscrizione è obbligatoria al seguente link: https://camminiemiliaromagna.it/it/ . Le giornate di “I Love Francigena” hanno l’obiettivo di promuovere e valorizzare il percorso europeo, coinvolgere appassionati e camminatori, sensibilizzare il territorio attraverso gli stakeholder locali (operatori turistici, associazioni, singoli appassionati), importanti promotori della Via stessa. Infine le camminate sono l’occasione per verificare lo stato di manutenzione e integrare la segnaletica istituzionale del percorso.

Le immagini scattate durante le passeggiate saranno rilanciate sui siti e social istituzionali dell’Emilia-Romagna, attraverso una campagna social con gli hashtag #emiliaromagnaslow e #ViaFrancigena #IloveFrancigena

Programma indicativo:

Sabato 8 settembre 2018

Fidenza a Medesano (22,4 km) – difficoltà: media.

Da Fidenza la grande pianura è definitivamente alle spalle e si comincia la lenta e graduale risalita all’Appennino. Si cammina veloci lungo strade campestri agevoli e prive di traffico. In questa tappa l’arte romanica, ben rappresentata dal Duomo di Fidenza, è ricca di riferimenti al pellegrinaggio Medievale”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fidenza (PR).

  • Breve visita al Duomo di Fidenza (con guida), capolavoro del romanico lombardo, e partenza del cammino.

  • Visita alla Pieve di Cabriolo (2,5 km da Fidenza), dedicata a San Tommaso Beckett e edificata tra il XII e il XIII secolo.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) nei pressi della chiesa di Costamezzana (13 km da Fidenza). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Siccomonte, Costamezzana e prima di arrivare a Medesano.
  • Arrivo a Medesano (PR) circa alle ore 17.00. Saluto di benvenuto dell’amministrazione e aperitivo.

  • Ritorno in bus gratuito a Fidenza (presso la stazione ferroviaria).

Sabato 15 settembre 2018

Fiorenzuola d’Arda a Fidenza (22,3 km)- difficoltà: facile.

Si cammina su facili strade campestri, ma con lo sguardo già rivolto all’orizzonte dove si profila il rilievo delle colline che preannunciano l’Appennino. La tappa è caratterizzata dall’abbazia di Chiaravalle della Colomba, dove i monaci cistercensi sono presenti da oltre 900 anni, e la città di Fidenza, dove sorge il Duomo, uno dei più significativi monumenti romanici della Francigena”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fiorenzuola d’Arda (PC).

  • Breve visita della Collegiata del XV secolo in stile gotico.

  • Partenza del cammino.

  • Visita all’abbazia di Chiaravalle della Colomba (5,5 km da Fiorenzuola d’Arda), edificata nel 1.135, per diretta iniziativa del fondatore dell’ordine cistercense, Bernardo di Chiaravalle.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) a Castione Marchesi (14 km da Fiorenzuola d’Arda). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Chiaravalle e Castione Marchesi.
  • Arrivo a Fidenza attorno alle 17.00 e benvenuto dell’amministrazione.

  • Ritorno in treno, biglietto a carico dei partecipanti.

Attrezzatura consigliata: abbigliamento da trekking (maglietta traspirante, pantaloncini corti, kway), scarpe da trekking con protezione della caviglia e zaino.

Vi consigliamo di prendere visione delle modalità di acquisto della credenziale ufficiale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene al link https://www.viefrancigene.org/it/credenziale/

Iscrizione obbligatoria al link: https://camminiemiliaromagna.it/it/. Per maggiori informazioni, scrivere alla ref. Progetto Cammini e Vie di Pellegrinaggio in Emilia-Romagna: m.valeri@aptservizi.com.

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I love Francigena, due giornate di cammino in Emilia Romagna

L’ 8 e il 15 settembre 2018 l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), in collaborazione con APT Emilia-Romagna, il supporto tecnico di ItinerAria S.r.l. e l’Associazione Fiorenzuola in Movimento, organizza “I love Francigena”, un viaggio evento lungo la Via Francigena che ha l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati di cammini.

Due giornate social a passo lento sul tratto emiliano della Via Francigena, da Fidenza a Medesano e da Fiorenzuola d’Arda a Fidenza per conoscere, scoprire e raccontare il percorso, documentandolo con foto e video.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, fino a un massimo di 25 partecipanti per ognuna delle camminate. L‘iscrizione è obbligatoria al seguente link: https://camminiemiliaromagna.it/it/ . Le giornate di “I Love Francigena” hanno l’obiettivo di promuovere e valorizzare il percorso europeo, coinvolgere appassionati e camminatori, sensibilizzare il territorio attraverso gli stakeholder locali (operatori turistici, associazioni, singoli appassionati), importanti promotori della Via stessa. Infine le camminate sono l’occasione per verificare lo stato di manutenzione e integrare la segnaletica istituzionale del percorso.

Le immagini scattate durante le passeggiate saranno rilanciate sui siti e social istituzionali dell’Emilia-Romagna, attraverso una campagna social con gli hashtag #emiliaromagnaslow e #ViaFrancigena #IloveFrancigena

Programma indicativo:

Sabato 8 settembre 2018

Fidenza a Medesano (22,4 km) – difficoltà: media.

Da Fidenza la grande pianura è definitivamente alle spalle e si comincia la lenta e graduale risalita all’Appennino. Si cammina veloci lungo strade campestri agevoli e prive di traffico. In questa tappa l’arte romanica, ben rappresentata dal Duomo di Fidenza, è ricca di riferimenti al pellegrinaggio Medievale”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fidenza (PR).

  • Breve visita al Duomo di Fidenza (con guida), capolavoro del romanico lombardo, e partenza del cammino.

  • Visita alla Pieve di Cabriolo (2,5 km da Fidenza), dedicata a San Tommaso Beckett e edificata tra il XII e il XIII secolo.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) nei pressi della chiesa di Costamezzana (13 km da Fidenza). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Siccomonte, Costamezzana e prima di arrivare a Medesano.

  • Arrivo a Medesano (PR) circa alle ore 17.00. Saluto di benvenuto dell’amministrazione e aperitivo.

  • Ritorno in bus gratuito a Fidenza (presso la stazione ferroviaria).

Sabato 15 settembre 2018

Fiorenzuola d’Arda a Fidenza (22,3 km)- difficoltà: facile.

Si cammina su facili strade campestri, ma con lo sguardo già rivolto all’orizzonte dove si profila il rilievo delle colline che preannunciano l’Appennino. La tappa è caratterizzata dall’abbazia di Chiaravalle della Colomba, dove i monaci cistercensi sono presenti da oltre 900 anni, e la città di Fidenza, dove sorge il Duomo, uno dei più significativi monumenti romanici della Francigena”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fiorenzuola d’Arda (PC).

  • Breve visita della Collegiata del XV secolo in stile gotico.

  • Partenza del cammino.

  • Visita all’abbazia di Chiaravalle della Colomba (5,5 km da Fiorenzuola d’Arda), edificata nel 1.135, per diretta iniziativa del fondatore dell’ordine cistercense, Bernardo di Chiaravalle.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) a Castione Marchesi (14 km da Fiorenzuola d’Arda). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Chiaravalle e Castione Marchesi.

  • Arrivo a Fidenza attorno alle 17.00 e benvenuto dell’amministrazione.

  • Ritorno in treno, biglietto a carico dei partecipanti. 

Attrezzatura consigliata: abbigliamento da trekking (maglietta traspirante, pantaloncini corti, kway), scarpe da trekking con protezione della caviglia e zaino. 

Vi consigliamo di prendere visione delle modalità di acquisto della credenziale ufficiale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene al link https://www.viefrancigene.org/it/credenziali/

Iscrizione obbligatoria al link: https://camminiemiliaromagna.it/it/. Per maggiori informazioni, scrivere alla ref. Progetto Cammini e Vie di Pellegrinaggio in Emilia-Romagna: m.valeri@aptservizi.com.

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